Il Fondo di Finanziamento Ordinario (F.F.O.) è la principale fonte di finanziamento pubblico degli atenei. Il decreto ministeriale approvato in luglio per il F.F.O. di quest’anno prevede un taglio di oltre 500 milioni a livello di sistema nazionale rispetto all’anno precedente e alle risorse straordinarie previste, che di fatto sono state cancellate. E’ tanto? Si. Vi diamo un termine di paragone. Chi è assunto da più anni ricorderà i tagli quinquennali 2009/2013 decisi dal governo Berlusconi che portarono a scioperi e mobilitazioni nelle università, caratterizzati da partecipate manifestazioni nel 2008 e 2009 del movimento studentesco rinominato dai giornalisti “l’Onda”. Quegli anni furono segnati da un sostanziale blocco delle assunzioni, a cui seguì poi un blocco degli stipendi. Ecco, quei tagli erano a crescere: si partiva da un taglio di 63 milioni al primo anno per arrivare a uno di 455 all’ultimo anno. Questa volta, il governo Meloni è partito direttamente con un taglio di circa 513 milioni. Se la risposta degli atenei a questa offensiva non sarà adeguata, è possibile aspettarsi ulteriori “strette” per i prossimi anni nella legge di bilancio ora in fase di redazione. Serve una risposta politica: contro i tagli all’istruzione pubblica, contro il finanziamento alle istituzioni private (scuole e ospedali), contro il finanziamento alla guerra.
Il Rettore stima una perdita per il F.F.O. di UniMi di minimo 4-6 milioni per quest’anno: non è poco, ma a noi sembra una previsione ancora ottimistica rispetto a quanto potremmo dedurre dal dato nazionale. Ormai tutti sappiamo quanto progressivamente si stia riducendo il nostro bilancio e quali grandi spese, in particolare edilizie, ci attendono per i prossimi anni. Vi terremo aggiornati.
VENDITA DI VIALE ORTLES: SI TUTELI IL FONDO COMUNE D’ATENEO
La relazione annuale sulle attività di “terza missione” è stata l’occasione per parlare dell’incubatore di viale Ortles. In quella sede ospitiamo Fondazione UniMi e numerose aziende che ci pagano un affitto (l’attuale scadenza dei contratti è fissata a marzo dell’anno prossimo): nel 2023 abbiamo introitato 661.000 euro. Di fatto si tratta dell’unico nostro edificio che produce un beneficio per il bilancio d’ateneo. Il 60% di questo introito viene poi distribuito ai lavoratori operatori (ex categoria B), collaboratori (ex C) e funzionari (ex D), insieme ad altre fonti di finanziamento, all’interno del Fondo Comune d’Ateneo: si tratta di una cifra che oscilla tra 300.000 e 400.000 € all’anno.
Ora, quella sede ha “mercato” e UniMi prevede di venderla (non è stato definito quando). Fondazione UniMi verrà trasferita nel nostro palazzo LITA di via Ponzio 16. Ci siamo premurati quindi di chiedere che, senza soluzione di continuità, si ricavi lo spazio per trasferire anche quelle aziende che ci pagano un affitto, in modo da non avere perdite per il bilancio e per gli stipendi dei lavoratori. Il Rettore ha assicurato che nei cinque piani dell’edificio LITA ci sarà modo di ospitare tutte le aziende. Vedremo, anche perché nel palazzo al momento lavorano i colleghi del Dipartimento di Fisica e ovviamente la priorità per noi sono loro. Di certo, come abbiamo detto e scritto in numerose occasioni, non accetteremo che le scelte edilizie dell’ateneo possano impattare negativamente sui nostri magri stipendi.
FACCIAMO UN “BILANCIO” DEI SEI ANNI CON IL RETTORE FRANZINI
Questo senato di settembre è stato l’ultimo presieduto dal prof. Fanzini che terminerà il suo mandato di Rettore a fine mese. L’occasione ci permette di poter fare un bilancio dei sei anni di questo rettorato. Il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario (T.A.B.) ha acquisito una dignità politica senza precedenti. E’ una dignità politica che non ci ha regalato nessuno: il personale T.A.B. se l’è guadagnata sei anni fa risultando decisivo nell’elezione del prof. Franzini. Va però dato atto al Rettore di essere stato di parola, mettendo all’ordine del giorno del Senato Accademico la revisione dello Statuto che nel 2019 ha permesso, con una lotta portata avanti unitamente dai rappresentanti del personale in Senato, di innalzare il nostro voto ponderato per l’elezione del Rettore da 0,15 all’attuale 0,25: questo è stato il riconoscimento formale del nostro ruolo politico. Noi abbiamo sempre sostenuto che la democrazia in università vuol dire che il voto di ognuno deve avere lo stesso peso. Sappiamo che il percorso dei diritti è sempre lungo e fatto di lotte: appunto, nel frattempo, bisogna conquistarsi progressivamente il proprio peso politico. Si ricordi che la riforma dello Statuto ha previsto anche un componente T.A.B. all’interno del Consiglio di Amministrazione (C.d.A.), dove fino a quel momento eravamo assenti.
A ciò potremmo aggiungere la scelta del C.d.A. di destinare maggiori risorse di bilancio al Fondo Comune d’Ateneo (F.C.A.) e la delibera che assegna alle assunzioni del personale T.A.B. il 50% dei punti organico straordinari che l’anno scorso, finalmente, ha permesso una parziale crescita del nostro organico. O ancora, possiamo sottolineare alcuni risultati della contrattazione sindacale operata dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie (R.S.U.), su cui non ci dilungheremo qui: dal protocollo sulla flessibilità oraria, il lavoro agile e il telelavoro, alle questioni salariali legate al Fondo Comune d’Ateneo o alle Progressioni all’interno delle aree (ex P.E.O.). A tal proposito, come concordato tra R.S.U. e Rettore, auspichiamo che entro la fine del mese il C.d.A. possa approvare definitivamente le Progressioni di quest’anno.
Ovviamente non sono state solo “rose e fiori”: l’esempio più recente è la nostra richiesta inesaudita di rescindere l’accordo con l’israeliana Reichman University in risposta al massacro in corso in Palestina da parte del governo di Israele. O ancora, sono noti i nostri voti contrari sulla sostenibilità di alcuni impegni edilizi come il campus di Scienze Motorie al Saini o il campus scientifico MIND nell’area a Rho ex-EXPO. Anche se va dato atto su quest’ultimo punto, un maggior impegno dell’Ateneo a mantenere quanti più studenti possibili a Città Studi.
In conclusione, possiamo testimoniare come il prof. Franzini abbia sempre trattato senza pregiudizi classisti il personale T.A.B.: ci auguriamo che questo sia di insegnamento per un cambio di mentalità tra tutti i docenti.
Vi ringraziamo per l’attenzione. Buon lavoro.