Di Sara Carrapa e Davide Lo Prinzi
In collaborazione con il Comitato degli iscritti FLC-CGIL Università degli studi di Milano
Durante la seduta, sono arrivate al Rettore le prime notizie sulla bozza di decreto ministeriale che assegna il Fondo di Finanziamento Ordinario 2024 (FFO) alle università, cioè la principale fonte di finanziamento con cui si pagano gli stipendi di docenti e personale. Rispetto al 2023, il taglio sarà di almeno 300 milioni a livello nazionale: per il nostro Ateneo potrebbe tradursi in una riduzione fino a 12 milioni. Passate le elezioni europee, la sensazione è che assisteremo a una serie di tagli del finanziamento pubblico un po’ a tutti i livelli. D’altronde è quello che ha chiesto l’Europa all’Italia già prima delle elezioni. Poi, quando un Governo opera dei tagli, decide dove farli: ad esempio, troviamo odioso che il pubblico continui a finanziare il privato, come accade con scuole e ospedali. Oppure che cresca la spesa militare a danno dello stato sociale.
L’ACCORDO CON L’ISRAELIANA REICHMAN UNIVERSITY VERRA’ MANTENUTO
Il Senato ha votato specificatamente sull’accordo di mobilità internazionale tra il nostro ateneo e l’ateneo israeliano Reichman University. L’accordo scadrà nel febbraio 2027 e prevede lo scambio ogni semestre di due studenti israeliani e due italiani: al momento è previsto solo l’arrivo nel nostro ateneo di due studenti israeliani presso la facoltà di Giurisprudenza. Il Senato ha votato per il mantenimento dell’accordo: 24 favorevoli, 6 contrari (3 rappresentanti del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario e 3 rappresentanti degli studenti) e 2 astenuti (un professore ordinario e un ricercatore). Noi abbiamo votato contro. Di seguito potete leggere la nostra dichiarazione di voto.
Con il boicottaggio accademico e la chiusura dell’accordo con l’israeliana Reichman University, vorremmo dare un segnale politico inequivocabile al Governo israeliano per far sì che termini il massacro in corso in Palestina e si ponga fine per sempre alle politiche coloniali e di apartheid in corso da anni: il nostro pensiero va al boicottaggio che gran parte dei Paesi del mondo adottarono nei confronti del Sudafrica fino al termine dell’apartheid all’inizio degli anni novanta. Questo è quanto sta chiedendo anche il sindacato degli insegnanti palestinesi (GUPT) in questo video appello. Questo è quanto chiede un movimento internazionale universitario, che nei soli Stati Uniti ha visto 140 atenei occupati e 2.700 arresti e che nel nostro Ateneo ha coinvolto trasversalmente nel “Coordinamento UniMi per la Palestina” ogni categoria dell’ateneo: professori ordinari, associati, ricercatori RU RTDB e RTDA, assegnisti, docenti a contratto, personale TAB, studenti di collettivi organizzati e non.
Nel marzo del 2022 il Ministero dell’università ha chiesto agli atenei italiani di sospendere tutti i rapporti con gli atenei russi e bielorussi e gli atenei si sono adeguati. E’ stata una scelta puramente politica che ha creato un precedente. Fino a oggi non c’è stata un’analoga richiesta per i rapporti con Israele e questo doppiopesismo è inaccettabile. In conseguenza di ciò il nostro ateneo, per fare qualche esempio, dal 2022 non ha più rinnovato la mobilità studentesca extra UE con le università russe di Pushkin e di Novòsibirsk e nell’aprile 2022 ha sospeso il doppio titolo già approvato “Data Analytics for Politics and Society” con l’università di San Pietroburgo per il quale quell’ateneo aveva selezionato una studentessa (che non ha quindi mai potuto raggiungere UniMi) di cui ci aveva già fornito il nominativo. Una situazione del tutto analoga alla mobilità in corso con la Reichman University che ci ha recentemente fornito due nominativi di studenti che arriverebbero nel nostro ateneo per il prossimo anno accademico 2024/25.
Nel luglio 2022 avevamo fatto parte della commissione del Senato che aveva deciso di non rinnovare l’accordo con l’ateneo israeliano Ariel, sito in territorio palestinese occupato e, dunque, illegittimo per il diritto internazionale. Per non danneggiare gli studenti, in quel caso erano state valutate soluzioni puntuali che venissero in soccorso alla conclusione dell’accordo tra atenei, come le iscrizioni ai “corsi singoli” che sono sempre consentite per gli studenti. Noi pensiamo che il problema non siano gli studenti o i popoli: il problema sono le istituzioni e i governi.
Anche alla luce di ciò, chiediamo di terminare l’accordo ancora in essere con l’israeliana Reichman University: per noi il boicottaggio accademico è una scelta politica, ma altri senatori con opinioni politiche diverse possono constatare da sé il carattere militarista e sionista di quell’ateneo, come si può vedere sul loro sito o in questo e altri video ufficiali dei loro social network.
Come avevamo già segnalato e come affermato anche dal prof. Mormino nella Commissione che ha esaminato l’accordo, l’esempio più terribile è il dottorato onorario conferito al Generale di brigata Yisrael Shomer, che uccise a sangue freddo un ragazzo di 17 anni colpevole di aver lanciato una pietra contro la sua vettura. Il caso è riportato da uno dei più diffusi quotidiani israeliani, “Haaretz”; l’autore dell’articolo, Gideon Levy, scrive che quest’onorificenza (che Reichman non era certo obbligata dal governo a conferire) è una “disgrace” per la Reichman e che il Generale Shomer “continua a ricevere titoli da università disonorevoli” (Haaretz, 16 giugno 2024). Con il conferimento del dottorato a una persona che in qualunque altro paese sarebbe in prigione (come affermato anche dal Rettore) la Reichman esibisce uno zelo del tutto in contrasto con la sua autorappresentazione come “università di pace”.
Per concludere, il Senato Accademico nella seduta del 27 maggio si è già espresso (a maggioranza con 7 voti contrari tra cui il nostro) su una mozione che non prevede il boicottaggio accademico a cui noi saremmo favorevoli. Sappiamo che il Senato non è un organo che rappresenta democraticamente la nostra comunità accademica (composta da 60.000 studenti, 2.500 docenti e 2.000 lavoratori tecnici, amministrativi, bibliotecari TAB) considerata la predominanza numerica della componente docente (24) su quella degli studenti (5) e del personale TAB (5). Pertanto va politicamente dato il giusto peso al fatto che la maggioranza dei rappresentanti in Senato degli studenti e del personale TAB (cioè due componenti su tre della nostra comunità accademica) si sono espressi a favore addirittura del boicottaggio accademico di Israele. Pertanto sarebbe opportuno che il Senato ne tenesse conto e si giungesse quindi perlomeno a una mediazione politica, ovvero la chiusura dell’accordo con la Reichman University.
Considerato l’esito del voto, abbiamo chiesto che il Rettore si attivi in CRUI (Conferenza dei Rettori), per la riattivazione di tutti gli accordi con gli atenei russi e bielorussi.
TROPPI INSEGNAMENTI, CARENZA DI SPAZI, AUMENTO DEI FITTI PASSIVI
A causa della carenza di spazi e dell’attivazione di un nuovo corso di laurea, l’ateneo dovrà spendere 50.000 € per l’affitto di sei mesi di spazi esterni. Il costo in sé non è particolarmente rilevante, ma il problema è che la spesa complessiva dei fitti passivi è arrivata a 8,8 milioni con un incremento del 95% nel quadriennio 2020/2023. Al contrario, questa spesa andrebbe contenuta per operare quelle economie che saranno necessarie al pagamento del canone di 33 milioni l’anno per il campus MIND dal 2027. Abbiamo richiamato l’ateneo a un contenimento della spesa oltre alla necessità di una riduzione degli insegnamenti, in particolare quelli complementari nei corsi umanistici: più insegnamenti vuol dire più necessità di aule e docenti, con il conseguente problema di spazi e costi.
Vi ringraziamo per l’attenzione. Buon lavoro.