LA FINESTRA SUL SENATO. Resoconto del senato del 11 giugno

Di Sara Carrapa e Davide Lo Prinzi
In collaborazione con il Comitato degli iscritti FLC-CGIL Università degli studi di Milano

Il bilancio 2023 chiude in positivo: +32 milioni. L’utile non vincolato pienamente spendibile è di quasi 26 milioni. In allegato trovate il consueto approfondimento. E’ una buona notizia, ma in sostanza abbiamo solo recuperato quanto avevamo perso nel 2022, anno che fu molto negativo in particolare a causa degli incrementi dei costi energetici e del costo del personale docente.

FONDO COMUNE: LA LOTTA PAGA. PIU’ RISORSE PER EVITARE LA FUGA DEI TAB.

Abbiamo votato a favore del bilancio. Come ha scritto il consigliere Cerini, il risultato più importante del bilancio 2023 è il raddoppio del saldo del Fondo Comune d’Ateneo (FCA) che verrà distribuito con la busta paga di giugno. Non era mai stato così alto. Gli importi massimi lordi saranno i seguenti (gli importi, differenziate per aree, sono ridotti per le assenze, escluse le ferie):

B (operatori) = 2.416 €; C (collaboratori) = 2.779 €; D (funzionari) = 3.141 €.

Questo risultato è il frutto di una lunga lotta sindacale che come CGIL d’Ateneo avevamo iniziato nell’autunno 2021 con alcune assemblee e proposte di modifica al regolamento del FCA allora vigente. La lotta fu poi ottimamente finalizzata dal consigliere Cerini con l’approvazione in Consiglio di Amministrazione delle modifiche che beneficeranno il FCA fino al 2026, tra cui l’inclusione dei progetti di ricerca PRIN che sono stati decisivi per determinare questi importi. Capite bene quanto sia importante stabilizzare per sempre, quindi anche oltre il 2026, le entrate che alimentano il FCA: sia perché il costo della vita aumenta sempre di più, sia nell’ottica di un aumento del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario (TAB).

Un altro tema importante è quello degli organici e delle cessazioni. Si conferma un dato: il 50% delle cessazioni del personale TAB è per dimissioni o trasferimenti: questo è un problema legato alla scarsa attrattività degli stipendi. Bisogna intervenire con urgenza: stabilizzare e incrementare il fondo comune d’ateneo (FCA), proseguire con le progressioni all’interno delle aree (PEO) per gli anni 2024/2026, approvare il regolamento per le progressioni tra le aree (PEV, al momento sono possibili circa 300 passaggi), utilizzare le risorse aggiuntive per la valorizzazione professionale (3 milioni disponibili per il 2024). Le questioni aperte non si fermano qui. Siamo preoccupati per l’assicurazione sanitaria: con Poste Assicura (in scadenza a fine anno) i termini sono peggiorati, ma c’è il rischio di non trovare soluzioni migliori o addirittura di rimanere senza assicurazione: serve un investimento maggiore. Sono ancora molte le cose da fare, tra cui: erogare un rimborso per le bollette energetiche o affitti e mutui come previsto dalla legge di bilancio 2024; erogare i buoni pasto ai colleghi in telelavoro (il nuovo Contratto Nazionale prevede stessi diritti, doveri e trattamenti economici per chi svolge attività esclusivamente in presenza e chi la svolge in lavoro agile o telelavoro); distribuire interamente il fondo sussidi; migliorare il sostegno ai non autosufficienti; distribuire l’indennità collettiva di performance organizzativa.

Tornando al problema dell’organico, nel 2000 il personale TAB era più di quello docente, così come accade nella maggior parte dei grandi atenei nazionali e stranieri. Oggi il divario tra docenti/ricercatori e personale TAB (a tempo indeterminato e determinato) è di +465 unità a favore dei docenti, con un netto incremento del carico di lavoro del personale TAB. Nonostante la lieve crescita di personale TAB negli anni 2022 e 2023 dopo anni di stasi, quello docente è cresciuto ancora di più: serve un deciso cambio di rotta.

Per concludere, riteniamo utile osservare l’andamento dei bilanci degli ultimi anni. Negli ultimi 4 anni l’utile reale pienamente disponibile si è costantemente e progressivamente ridotto (da 41 mln nel 2020 a 16 mln nel 2023). L’ateneo quindi ha retto ed è rimasto in piedi, anche oltre le più fosche previsioni ma ora, che siamo “al limite delle nostre forze”, ci aspetta il “carico da 90”, cioè l’impatto che avranno sulle nostre casse gli impegni edilizi futuri, come:

  • il canone di 33 mln annuali per campus MIND che pagheremo dal 2027 per 27 anni tramite economie da fare sul bilancio,
  • i 210 mln ancor prima necessari alla riqualificazione di Città Studi (10 mln per il completamento del campus Beni Culturali finanziabili con la vendita di via Noto + 200 mln per il campus di Scienze Politiche e altre riqualificazioni per cui forse ricorreremo a una Società di Gestione del Risparmio e finanziabili in parte con la possibile vendita di Sesto San Giovanni e altre strutture minori),
  • i 40 mln necessari per il completamento del campus Saini di Scienze Motorie, più le relative spese gestionali.

Noi temiamo che, dovendosi incastrare vendite di immobili e ristrutturazioni, qualcosa possa andare storto e che quindi a pagarla possano essere i lavoratori con tagli al salario accessorio, al welfare e alle assunzioni. C’è anche un altro rischio, ancora più grande: il rischio che, di fronte a costi esorbitanti, l’ateneo debba o rinunciare a Città Studi (con conseguenti problemi per l’insufficienza di spazi) o scindersi, con la creazione di un nuovo ateneo a MIND, cedendo per sempre i corsi scientifici che portano risorse al bilancio e al Fondo Comune d’Ateneo. E’ fondamentale che l’Ateneo non venga diviso. E’ importante che ci sia consapevolezza in tutta la comunità accademica delle sfide e dei rischi che ci attendono e, quindi, anche grande senso di responsabilità da parte di tutti.

LE QUESTIONI “DI GENERE”. ATTENZIONE ALL’AUMENTO DEI RESPONSABILI.

Un altro documento d’interesse approvato dal Senato è il “bilancio di genere 2023”, documento che da qualche anno viene prodotto per studiare la questione di genere all’interno della comunità accademica. Sul tema possiamo dire che, nonostante i miglioramenti generalizzati in corso, rimane una criticità più evidente di altre nei numeri e cioè il fatto che in UniMi il 70% di professori ordinari sia uomo, contro il solo 30% di donne. E’ anche vero però che prossimamente avremo per la prima volta una rettrice. Per citare la prof.ssa Marina Brambilla nel suo primo discorso il giorno dell’elezione: “ci sono voluti cent’anni ma alla fine ce l’abbiamo fatta”.

Al di là della questione di genere, il documento è molto interessante per i dati che fornisce sugli organici. Ve ne forniamo qualcuno di seguito.

1) Si entra di ruolo come professore associato a 51 anni e l’età media del personale TAB nel 2022 è stata 49 anni per le donne e 51 anni per gli uomini: sono numeri alti ma che purtroppo non stupiscono.

2) Nel quadriennio 2019/2022 le indennità C e D per posizioni organizzative (cioè i capi) sono cresciute del 79%: da 111 a 199 (+88 unità). Ai 199 beneficiari di posizioni organizzative dell’anno 2022, sono da aggiungere 133 C e D beneficiari di indennità specialistiche. Questo netto incremento ci sembra poco giustificabile se consideriamo la sostanziale invarianza del numero totale di lavoratori TAB.Gli EP a tempo indeterminato nel 2022 erano 89 (circa il 4,4% del personale). Ai 67 EP beneficiari di posizioni organizzative del 2022 sono da aggiungere 7 beneficiari di indennità specialistiche e 15 non titolari di incarico (con indennità minima prevista da Contratto Nazionale). La crescita di EP nel quadriennio (+8 unità) è molto più contenuta rispetto ai C e D a causa dei limiti del fondo accessorio EP che non permettono grandi incrementi di unità di personale.

3) Gli assicurati al 31.12.2023 alla polizza sanitaria sono ben 5.666 di cui 4.207 lavoratori UniMi (docenti e TAB) e 1.459 familiari. A dimostrazione di quanto sia importante per tutti.

Vi ringraziamo per l’attenzione. Buon lavoro.

Approfondimento_bilancio_di_esercizio_2023