MIGRAZIONE DELLA POSTA – CHIEDIAMO CHIAREZZA

Sta arrivando a macchia di leopardo la comunicazione dell’amministrazione sul passaggio della posta ad Outlook 365 di Microsoft.

Questo passaggio, che coinvolgerà tutti i dipendenti aprirà un nuovo scenario in Ateneo: la gestione non più interna (in house) delle nostre caselle mail, ma l’affidamento di tale servizio a un operatore esterno che nella fattispecie è la nota multinazionale statunitense, colosso indiscusso nel mondo dell’informatica.

Ciò fa sorgere alcune domande: per quanti anni saremo legati a Microsoft? Quanto ci costa all’anno il servizio? Se un domani Microsoft non fosse più il nostro fornitore, dove andranno a finire tutte le nostre mail e tutti gli allegati? È stato previsto un piano di uscita dal contratto?

In ultimo, ma non meno importante, si è valutata l’ipotesi di un gestore open source?

Ma la cosa che ci è apparsa più curiosa è la modalità di accesso alla mail prevista dal nuovo sistema: infatti si è scelto di avvalersi di un’autenticazione “forte” che, oltre a user name e password, prevede un terzo livello di sicurezza, con rilascio di codice OTP.

In buona sostanza, per accedere alla posta di Ateneo, dovremo installare sul nostro cellulare un’app o comunicare il nostro numero di telefono personale per ricevere il codice di sblocco (via applicazione o con sms).
Di fatto consegniamo i nostri dati personali a una società terza, Microsoft appunto, per una finalità non privata, ma strettamente connessa all’attività lavorativa. Sarebbe forse un azzardo sostenere che forse c’è un problema legato alla privacy? Privacy invocata secondo convenienza dall’amministrazione, come quando ha secretato i risultati delle prove intermedie dei concorsi TAB.

Dopo la controversa vicenda della Carta laStatale, ci troviamo quindi di fronte ad un’ulteriore cessione dei dati personali dei lavoratori ad aziende private.

Inoltre, si dà inizio a un pericoloso precedente: l’utilizzo di un dispositivo personale e della propria utenza telefonica mobile per ragioni di lavoro.

In allegato la locandina in formato PDF