IL MONDO STA ESPLODENDO?

Non ci riferiamo ai cambiamenti climatici, che pure provocano effetti sempre più evidenti e catastrofici.

Vogliamo richiamare l’attenzione dei lavoratori dell’ateneo, una volta tanto, su qualcosa che sembra accadere lontano da noi. Da mesi si moltiplicano episodi di vere e proprie rivolte nel mondo: prima Algeria, Sudan, Haiti e Brasile, più recentemente Egitto, Libano, fino ad arrivare alle ultime settimane, il cui bollettino è: Ecuador (8 morti, migliaia di feriti e arresti), Irak (oltre 100 morti), Cile (11 morti, centinaia di feriti, migliaia di arresti, coprifuoco nelle principali città). Del resto anche la mobilitazione estesa nel tempodei Gilet Gialli in Francia presenta dei punti in comune.

Una situazione simile non si verificava dal 2011, cioè dalle conseguenze della “grande recessione”. Ed è proprio l’imminenza di una nuova crisi a spingere governi di paesi in cui la ricchezza è distribuita in modo estremamente disuguale ad aumentare tariffe e imposte.

I nostri mezzi d’informazione quasi non ne parlano, concentrati sulle battute di uno o dell’altro personaggio politico nazionale, ma queste rivolte hanno tutte in comune alcuni elementi: vengono scatenate da misure impopolari che impoveriscono ulteriormente i lavoratori, si estendono rapidamente coinvolgendo diversi settori, non hanno una particolare connotazione politica, ma mettono in discussione i governi in carica, devono affrontare una brutale repressione, quasi sempre portano al ritiro delle misure più odiose.

Il Cile, coi carri armati nelle strade, il coprifuoco e le dichiarazioni deliranti del presidente, ha tristemente richiamato gli anni della dittatura di Pinochet, anche se gran parte dei manifestanti, in quei tempi bui, non erano ancora nati.

Esprimiamo simpatia e solidarietà a chi scende in piazza per lottare contro la disuguaglianza sempre più estrema, contro l’arroganza del potere, per affermare la necessità di costruirsi un futuro. Il mondo è sempre più strettamente connesso, ed è sempre più vero che ciò che accade a migliaia di chilometri ha anche conseguenze su di noi. Respingiamo invece un sistema di informazione che, quando non si adopera a nascondere la realtà, la presenta in modo deformato e spettacolarizzato, mostrando violenze e saccheggi e occultando le piazze piene, le istanze di chi partecipa.

Anche oggi, come è sempre stato, ci si può opporre e si può vincere.