Come tutte e tutti sappiamo il 4 dicembre 2016 saremo chiamati al voto sulla revisione di una parte consistente dell’attuale Costituzione.
Molte e molti si saranno posti la domanda: cosa c’entra la riforma costituzionale con le mie condizioni lavorative e con la mia vita di tutti i giorni? La riforma costituzionale mi riguarda oppure è una delle tanti leggi che non intervengono poi sulla qualità del mio vivere quotidiano?
Senza avere la presunzione di affrontare tutti i temi che riguardano la riforma della Costituzione vogliamo proporvi un esempio di come una modifica costituzionale ha già condizionato le nostre vite:
La modifica dell’art.81, fatta due anni fa e mantenuta nel nuovo testo, stabilisce che lo Stato italiano si impegna a mantenere tendenzialmente l’eguaglianza fra spese ed entrate. L’obiettivo del ‘pareggio di bilancio’ è stato sciaguratamente garantito costituzionalmente e questo ha comportato negli ultimi anni una diminuzione dei finanziamenti per i servizi – pur in presenza di una aumento delle tasse per lavoratori e pensionati – e quindi un peggioramento della qualità della scuola, della sanità ecc.
E non ultimo ha anche concorso alla mancato rinnovo del nostro Contratto nazionale e di tutti quelli del pubblico impiego da oltre 8 anni.
Il Governo in carica sta tentando di uscire da questa lunga recessione tentando di attrarre investimenti esteri.
Attraverso il suo sito istituzionale invita le imprese a investire in Italia (o a non delocalizzare) perché nel nostro paese i salari sono ‘competitivi’, cioè bassi; il che è, come purtroppo sappiamo guardando le nostre tasche desolatamente vuote, assolutamente vero.
Secondo i suoi sostenitori con la riforma costituzionale proposta l’esecutivo potrà assumere in tempi più rapidi di quelli attuali (sebbene i tempi d’approvazione di leggi in Italia sia nella media europea) decisioni che favoriscano l’ingresso nel nostro Paese di capitali esteri.
Si può ricordare che questo era un obiettivo che veniva indicato anche durante la discussione sull’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, poi di fatto avvenuto con il famigerato Jobs Act.
Da allora gli investimenti esteri in Italia sono stati sostanzialmente nulli ma le condizioni di lavoro sono peggiorate, mentre l’occupazione non è aumentata ma è diventata ancora più precaria.
Quindi la riforma ci riguarda e purtroppo se verrà confermata dal referendum peggiorerà le nostre condizioni di vita.
La CGIL dà l’indicazione in primo luogo di andare a votare dato che per l’approvazione o meno della riforma non serve il quorum e quindi ogni singolo voto, sia per il si che per il no, è importante.
E in secondo luogo di votare NO perché le modifiche proposte e approvate dal Parlamento non risolvono i problemi della nostra vita di tutti i giorni, anzi la peggioreranno come negli esempi che abbiamo proposto.
Per approfondire questi temi invitiamo le lavoratrici e i lavoratori dell’Ateneo e chiunque sia interessata/o a partecipare all’assemblea pubblica sabato 5 novembre 2016
Qui la locandina dell’assemblea e qui il volantino da stampare, affiggere, diffondere