L’articolo 18 riguarda anche te

La CGIL non ha sottoscritto la “riforma” del mercato del lavoro.

In Italia non ci sono troppi diritti a favore dei lavoratori assunti a tempo indeterminato. In Italia è facile licenziare, c’è molta meno protezione sociale rispetto alle altre nazioni europee e c’è molta più disuguaglianza. Il lavoro autonomo e la rendita diventano sempre più ricchi, lavoratori e pensionati sempre più poveri.

Ridimensionare le tutele dell’art.18 non serve “a rilanciare l’economia”, ma a rendere i lavoratori e le lavoratrici ancor più ricattabili. Tutti potranno essere soggetti a licenziamenti arbitrari (anche discriminatori) purchè il padrone trovi un motivo economico. Visto che aziende in attivo trovano motivi economici per portare all’estero intere produzioni, figuriamoci se non possono inventarne per lasciare a casa un lavoratore.

E’ positivo che si sia reintrodotta una norma contro le lettere di dimissioni in bianco, che colpiscono soprattutto le donne. Ma senza articolo 18 le lettere di dimissioni in bianco diventano inutili: le donne potranno comunque essere facilmente licenziate.
E’ positivo l’intervento contro le finte partite IVA, ma la libertà di licenziamento getterà ancor più giovani, donne e anziani nelle braccia delle altre forme di precariato o del dilagante lavoro nero.

Nei prossimi mesi verranno discusse le modalità di estensione di questa “riforma” al settore pubblico.

Il governo pensa di risolvere la crisi aumentando l’età pensionabile, le imposte indirette e tagliando i diritti. I banchieri intanto prendono in prestito soldi pubblici a un tasso dell’1% per investirli in buoni del tesoro con un rendimento di oltre il 4% (sempre pagato da noi).

Un’ultima osservazione. Nei giorni scorsi c’è chi ha sostenuto che la CGIL aveva svenduto l’articolo 18. Chi pensa che fare attività sindacale significhi solo attaccare la CGIL, anche a costo di diffondere falsità, rende un pessimo servizio alla causa dei lavoratori.

DIFENDIAMO ED ESTENDIAMO L’ART.18!
PAGHINO I PROFITTI E LE RENDITE, PAGHINO BANCHE E GRANDI IMPRESE!

Trasferimenti strettamente necessari?

Non ci possono essere lavoratrici e lavoratori di serie B.

Negli scorsi mesi a fronte di numerose richieste di mobilità interna a domanda l’amministrazione aveva sempre risposto che bisognava aspettare la riorganizzazione a venire.

E che eventuali trasferimenti da una struttura all’altra sarebbero stati effettuati solo quando “strettamente necessari”.

Con il passare delle settimane si sono moltiplicate i trasferimenti interni, e diversi di questi tutto sono meno che “strettamente necessari”.

Riteniamo inaccettabile questo modo di procedere.

E quindi chiediamo all’amministrazione di dare risposta alle richieste di mobilità in essere oppure di bloccare tutti i trasferimenti sino a quando la riorganizzazione sarà in una fase tale da poter prendere in considerazione anche tutte le domande pendenti.

Lettera di diffida per trattenuta 2,5%

La FLC già con la lettera del 21 ottobre 2010 del segretario generale Domenico Pantaleo, aveva chiesto all’INPDAP di rettificare la circolare n. 17 in tema di TFS e TFR, in quanto le disposizioni in essa contenute, a nostro parere, producevano effetti ancor più negativi di quelli contenuti nell’art. 12 della legge 122/2010.

L’illegittimità dell’operato dell’Amministrazione è stata confermata di recente anche dai giudici amministrativi i quali hanno evidenziato che il complesso normativo in materia previdenziale è mutato per effetto delle prescrizioni contenute nella Legge 30 luglio 2010 n. 122, di conversione, con modificazioni del DL 31 maggio 2010 n. 78, con la conseguenza che, a decorrere dal 1° gennaio 2011 non avrebbe più titolo ad essere effettuata la ritenuta del 2,50% sull’80% della retribuzione.

Anche la FLC conferma il proprio convincimento e ha predisposto un atto di diffida in corso di notifica chiedendo, per tutti i lavoratori del Comparto Scuola, Università, Alta Formazione e Ricerca, di interrompere la ritenute del 2,50 sull’80% della retribuzione e di rimborsare gli importi illegittimamente trattenuti a decorrere dal 01.01.2011.

La FLC ha altresì dato mandato al proprio ufficio giuridico di valutare la possibilità, in caso di risposta negativa da parte del Miur alla nostra diffida, di un’iniziativa di carattere legale e di predisporre gli strumenti di tutela legale dei lavoratori.

Per trasparenza diciamo subito che per presentare il ricorso non ci sono termini decadenziali. Tuttavia chi lo desidera può inviare una lettera (in allegato) per interrompere i termini di prescrizione sapendo che comunque c’è tempo fino al 31 dicembre 2016. Ciò vuol dire che gli interessati possono proporre ricorso in qualsiasi momento, ma che in caso di vittoria la richiesta degli arretrati può riguardare solo i cinque anni precedenti.

lettera di diffida da compilare e protocollare

Nuovo Statuto: Il calendario della riorganizzazione dell’ateneo

APPROVATO UN BRUTTO STATUTO: E ORA COSA SUCCEDERÀ?

Nella seduta del 13 marzo scorso il Senato accademico ha approvato, con ampia maggioranza, il nuovo Statuto di UNIMI.
Non ritorniamo in questa sede sulle motivazioni che ci hanno portato a dare un giudizio pesantemente negativo sul nuovo Statuto (è possibile consultare i nostri comunicati sul sito www.cgil.unimi.it); motivazioni che le ultime modifiche approvate, su proposta del Ministero e del Rettore, rendono ancora più valide.

Per completare l’informazione vi indichiamo di seguito quale dovrebbe essere il calendario delle varie scadenze previste:

– pubblicazione dello Statuto su Gazzetta Ufficiale in 10-15 giorni, e quindi entro fine marzo;
entro 45 giorni dalla pubblicazione, nomina Direttore Generale da parte del CdA su proposta del Rettore;
– invio a Senato e CdA dei progetti definitivi dei nuovi dipartimenti, progetti contenenti i docenti che vi afferiranno, la proposta del personale t-a da assegnare e la proposta degli spazi da utilizzare;
– approvazione dei progetti dei nuovi dipartimenti nelle sedute del Senato e CdA di aprile (rispettivamente 17 e 24 aprile);
nei primi giorni di maggio elezione della rappresentanza del personale t-a nei consigli di dipartimento e successiva elezione dei direttori di dipartimento;
entro fine giugno elezione del nuovo Senato Accademico;
entro fine settembre elezione del nuovo Rettore;
fine ottobre elezione del nuovo CdA.

Lavoratori pulizie: la ricetta dell’intimidazione

Se volete imparare a risolvere i problemi intimidendo e minacciando la ricetta, da oggi, ve la possiamo dare anche noi.

Prendi un’azienda, come ad esempio la Pulitecnica s.r.l. (responsabile delle pulizie nella nostra università), che non rispetta neanche le basilari norme di rispetto ed educazione, figuriamoci quelle che prevedono il rispetto dei diritti dei lavoratori.

Poi prendi un gruppo di studenti, che con pazienza e passione si dedicano alla difesa dei diritti delle persone e della dignità dei lavoratori.

Organizza un banchetto con volantinaggio degli studenti in Statale, che ricordiamo essere un’istituzione pubblica di alta formazione.

Infine, fai passare “casualmente” tre o quattro personaggi di Pulitecnica s.r.l. e comincia a farli urlare, come fossero al mercato.

Condisci il tutto con imperativi di comando da padroni del mondo (ad esempio: “tu questo striscione lo devi togliere” oppure “ve ne dovete andare da qui”).

Bene, adesso avete pronto un piatto che non siete soliti assaggiare, qui in Statale, perché fin ora gli equilibri democratici della libertà di manifestazione e di pensiero si erano tenuti in piedi mantenendo la decenza dell’educazione e della dialettica.

Da oggi però, anzi da febbraio, da quando l’amministrazione ha assunto la Pulitecnica s.r.l., possiamo vantare, come Ateneo d’eccellenza, di avere la possibilità di intraprendere nuovi percorsi formativi: “Gnoseologia della minaccia”, “Filosofia dell’avvertimento”, “Metodologia dell’intimidazione”, “Letteratura dell’arroganza”.

Invitiamo l’Amministrazione a prendere atto della situazione critica, insostenibile e ora anche democraticamente rischiosa che si è creata nel nostro Ateneo con l’appalto a Pulitecnica, rispetto ai lavoratori dell’azienda, ai dipendenti dell’università, a tutti gli utenti e ai sindacalisti.

E invitiamo altresì l’Amministrazione a uscire finalmente dalla logica del risparmio sugli appalti a qualunque costo.

NOTA: Mercoledì 14 marzo 2012, un gruppo di studenti ha organizzato un banchetto, volantinando un comunicato sulla situazione dell’appalto di pulizie e appendendo uno striscione che recitava “Nessun lavoratore senza stipendio” nel cortile centrale della Statale. Alle 17 si sono presentati 4 responsabili di Pulitecnica s.r.l. che hanno intimato gli studenti e una nostra sindacalista di togliere lo striscione e smettere il volantinaggio. Al rifiuto di questi i 4 responsabili hanno alzato i toni e hanno aggredito verbalmente i presenti. Il teatrino è stato fermato solo dall’intervento della nostra sindacalista che, una volta constatata l’impossibilità di dialogare civilmente con i suddetti, ha deciso di andare ad avvisare un dirigente del parapiglia creato da Pulitecnica s.r.l.

Il buon esempio

Il nostro Ateneo, all’interno di un convegno organizzato dal Centro Interdipartimentale Studi e Ricerche “Donne e Differenze di Genere”, oggi si collega in videoconferenza con la Ministra Fornero.

Un esempio di donna che ha fatto carriera, che è riuscita ad arrivare in cima, là dove pochissime riescono.

E probabilmente, alla pari, e forse più dei suoi colleghi uomini, riuscirà finalmente a cancellare quest’articolo 18. A dare il colpo di grazia al nostro già misero stato sociale. A cancellare dalla quotidianità quel che resta di giustizia sociale.

In questo 8 marzo vogliamo guardare i fatti.

E’ un fatto che lavoro precario-flessibilità-taglio alla spesa pubblica non costituiscono innovazione ma relegano le donne a un ruolo di sempre più marcata dipendenza ed emarginazione.

E’ un fatto che tutti i giorni decine di lavoratrici sono espulse dai luoghi di lavoro sotto l’incudine della crisi e nel silenzio-assenso del governo dei banchieri.

E’ un fatto è che nel nostro Ateneo ci sono lavoratrici che lavorano con bassissimi salari e che rischiano di essere licenziate. Grazie ad un sistema di sfruttamento, ormai consolidato, con cui questo governo sembra proprio andare a braccetto. Sono le donne delle pulizie, le ultime in classifica.

E’ un fatto che in un Ateneo che organizza per l’8 marzo convegni sulle questioni di genere, nessuno ha mai pensato a chiedere alle donne che ci lavorano cosa pensano della riorganizzazione che è alle porte.

Il fatto non è la carriera. E’ la lotta.

Cara ministra e care docenti organizzatrici del Convegno, l’unico esempio che ci sentiamo di riconoscere è quello di chi porta emancipazione e giustizia alle donne (e agli uomini) di ogni ordine e grado e non chi, in carriera o meno, le impoverisce e le svende al libero mercato!

Buon 8 marzo a tutte le donne che lottano per un mondo senza sfruttatori e sfruttati.

Con un’avvertenza: le date e le ricorrenze sono delle buone occasioni per far emergere o riemergere problemi che però devono trovare cittadinanza e risposte per tutto l’anno.

Trattenuta TFR: Questa non ce l’aspettavamo!

Siamo rimasti a bocca aperta leggendo il comunicato di USB sulla restituzione della trattenuta per il TFR: pur di attaccare qualcuno (unica cosa che sanno fare ultimamente), danno un’interpretazione della norma sfavorevole ai lavoratori e inusualmente moderata per i loro toni abituali.

Non ci resta da dire che ministero e amministrazioni ringraziano USB per la brillante interpretazione… i lavoratori un po’ meno!

Per quanto ci riguarda, come CGIL, riteniamo che siano fondati i motivi per cui quel 2,5% calcolato sull’80% del nostro stipendio non debba più essere trattenuto e proseguiremo con tutte le iniziative volte ad ottenere questo considerevole risparmio per i lavoratori.

Senza alcuna vergogna

Il nostro Rettore è senza vergogna!

Vi avevamo segnalato nei giorni scorsi che dal Ministero erano arrivate ben sette pagine di osservazioni scritte sullo Statuto elaborato da UNIMI. Le modifiche proposte erano di varia natura e importanza ma il segno complessivo andava nella direzione di un accentramento dei poteri sulla figura del rettore e del CdA, confermando l’emarginazione del ruolo del personale tecnico amministrativo.

Ora, nelle ultime sedute di C.d.A. e Senato, riferendo colloqui (naturalmente informali e quindi non verificabili) con il Ministero, Decleva ha proposto di attribuire al rettore la designazione di almeno tre membri del nuovo C.d.A.

Modifica di cui non v’era alcuna traccia nelle osservazioni inviate dal Ministero!

Decleva così otterrebbe, grazie a uno stratagemma, di capovolgere una decisione della commissione che lo aveva contrastato efficacemente riducendo un poco i poteri semi-dittatoriali attribuiti al rettore.

Se qualcuna/o poteva ancora avere dei dubbi sul ruolo e la figura dell’attuale rettore questa ultima uscita lo qualifica senza alcun dubbio.

A fronte di questo ulteriore esempio ribadiamo la nostra richiesta che ripetiamo da mesi:

CHIEDIAMO CHE SE NE VADA AL PIÙ PRESTO QUESTO INAMOVIBILE E INAFFIDABILE RETTORE CHE NON CONOSCE VERGOGNA ALCUNA!

Scippatori? Facciamo un po’ di chiarezza sui fondi pensione

Proviamo a fare chiarezza sulla questione dei fondi pensione.

Il primo punto che ci preme precisare, vista l’inesattezza di una delle comunicazioni arrivate ai lavoratori negli scorsi giorni, è che non esiste nessuno scippo del TFR.
I lavoratori dell’università potranno, volontariamente, come è successo in altre categorie, decidere se aderire o meno al fondo.

Il secondo punto che è utile sapere è che il CCNL 2006/2009, che prevede l’istituzione del fondo (art. 94) è stato firmato, oltre che dalla CGIL, anche da CISL, UIL, RDB (ora USB), CSA, UGL, CISAPUNI (per chi volesse verificare: CCNL 2006/2009)

Come CGIL della Statale non abbiamo mai condiviso il ricorso ai fondi pensione, a maggior ragione in un periodo come questo, in cui qualsiasi tipo di fondi, e quindi anche i fondi pensione, hanno riportato forti perdite. Per questo motivo, se si dovrà esprimere un’opzione, avviseremo per tempo e offriremo tutta la documentazione necessaria.

Sempre rispetto a comunicati visti negli ultimi giorni, precisiamo che la sciagurata legge Brunetta, con le famigerate 3 fasce di merito, non è stata ancora applicata, tanto meno in università.

Questo grazie soprattutto a chi vi si è opposto e ha scioperato da subito.

Lunedì 27 sciopero lavoratori delle pulizie

LUNEDI 27 FEBBRAIO – ORE 9.00 – VIA FESTA DEL PERDONO 7

In solidarietà con lo SCIOPERO DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DELL’IMPRESA DI PULIZIE E PRESIDIO abbiamo proclamato l’ASSEMBLE DEL PERSONALE per dare la possibilità alle lavoratrici e ai lavoratori dell’ateneo di partecipare al presidio.
La partecipazione sarà coperta con permesso assemblea.

Niente di nuovo sul fronte impresa di pulizie.
Ovvero niente di nuovo da parte dall’amministrazione. La quale, con fare nebbioso e poco trasparente si nasconde ancora dietro cavilli legali per non riconoscere la sua fondamentale responsabilità nella incresciosa situazione che si è venuta a creare.
I lavoratori delle pulizie aspettano infatti ancora che l’Amministrazione dia loro risposte certe per quanto riguarda il loro futuro di lavoratori della Statale.
Ma in fondo siamo in Italia, dove chi sbaglia di solito se la cava con qualche chiacchiera fumosa.
Così fa la nostra Amministrazione, promettendo risoluzioni decise e pugno di ferro contro chi non rispetta i diritti dei lavoratori.
Promettendo di salvare le vittime di un’ingiustizia che lei stessa ha creato con una gara malamente impostata, che ha avuto risultati disastrosi.
Vorremmo chiedere all’amministrazione chi sarà a pagare gli errori da lei commessi.
Il dirigente legale, momentaneamente capro espiatorio dell’incapacità di un’intera classe dirigente di svolgere correttamente il proprio lavoro, non sa più che pesci pigliare.
Ha riferito ai lavoratori che l’Amministrazione è dalla loro parte e che farà di tutto per aiutarli.
Ha riferito a noi dipendenti e agli studenti che l’Amministrazione capisce il loro disagio nel trovarsi a lavorare o a studiare in ambienti che non vengono puliti da giorni, settimane, mesi.
Ma all’orizzonte non si vede nessun cambiamento sostanziale.
Da parte nostra, abbiamo le idee ben chiare su chi è il responsabile e chi dovrà, con ogni mezzo, mettere la parola fine a questa, ahimè non nuova, ahimè già vista circostanza.
Che cosa direbbero il Rettore e il Direttore, responsabili di quel che succede in università, se gli si chiedesse di intervenire per sanare la situazione di famiglie attualmente gettate sul lastrico?
Chiediamo alle due più alte personalità dell’Università degli Studi di Milano di assumersi anche gli oneri del ruolo che ricoprono, oltre che gli onori.
Ribadiamo che, come FLC CGIL d’Ateneo, non ci faremo prendere in giro dalle chiacchiere di chi non vuole assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Ribadiamo che sosterremo la lotta di ogni singolo lavoratore dell’Università degli Studi di Milano, chiedendo a gran voce, a chi ha sbagliato, di pagare

Marcegaglia e i fannulloni

Cara Marcegaglia,

forse non lo sai, ma il sindacato è un movimento di lavoratrici e lavoratori che lottano per affermare e difendere i propri diritti e ideali.

Noi donne e uomini che lavoriamo, sappiamo bene quanto è cambiata in meglio la vita quando abbiamo lottato per poter studiare, avere una casa, parità di salario, orari di lavoro umani, una pensione, la tutela della maternità e della paternità, la difesa dei minori contro lo sfruttamento.
Noi donne e uomini che lavoriamo sappiamo che possiamo fare di più e meglio.

Soprattutto, sappiamo che dobbiamo difendere quello che tu e i tuoi amici ci state portando via.

Cara Marcegaglia, non mistificare.

Forse puoi fregare chi ti sta a fianco, noi no.
Noi lo sappiamo dove sta il valore.

Cane non mangia cane – ovvero le ultime novità sul nuovo statuto

Prendete i seguenti ingredienti:
– un gruppo di professori universitari al governo (purtroppo) del paese;
– un gruppo di professori universitari al comando (purtroppo) in Ateneo;
– un ministro ex-rettore e ex presidente del CNR;
– un rettore che ha sempre dialogato con il governo precedente e con l’allora ministra. Rettore che ha raggiunto il ragguardevole primato di essere in carica, proroga dopo proroga, da quasi 11 anni – lo Statuto attualmente in vigore prevede un massimo di 8 anni – e di cui non si vede ancora il pensionamento.

Amalgamate bene gli ingredienti con uno Statuto quasi perfettamente in linea con i dettami della (contro)-riforma Gelmini dell’università e lasciate cuocere a fuoco lento per circa 4 mesi.
Qualcuna/o si può stupire che il risultato sia che il Ministero, nell’assaggiare questa pietanza, la dichiari buona anche se migliorabile?

Il 15 febbraio scorso il Ministero ha recapitato le proprie considerazioni sull’ipotesi di Statuto di Unimi, confermandone l’impianto di fondo.

Certo, qualche ingrediente non è stato considerato di prima qualità, in qualche momento della preparazione i cuochi sono sembrati distratti.
Come quando si sono intestarditi a estromettere la componente studentesca dal Nucleo di valutazione, oppure, sempre per lo stesso organismo, non hanno voluto indicare neppure il numero di componenti. Oppure quando hanno considerato superfluo inserire le sanzioni da comminare per la violazione del codice etico.
Tutte questioni definite per legge e obbligatorie……e che erano state più volte segnalate in commissione!

Ma l’impianto complessivo non è certo mutato: accentramento dei poteri sulla figura del rettore e del CdA, emarginazione del ruolo del personale t-a.
Anzi il Ministero ha ulteriormente approfondito questa tendenza togliendo ulteriori poteri al Senato e imponendo che l’elezione del CdA non si svolga “con il voto segreto del Senato”.

Nel confermare il giudizio negativo che avevamo dato, insieme alla maggioranza delle delegate e dei delegati della RSU uscente, sulla bozza di nuovo Statuto, confermiamo il nostro impegno passato, presente e futuro a contrastare gli esiti di questa contro-riforma e a cercare di valorizzare il ruolo e la partecipazione del personale t-a nella gestione dell’Ateneo.

Mobilità casa-lavoro

L’istituzione dell’area C sta modificando le abitudini di molti lavoratori aumentando, tra l’altro, il numero di chi si reca al lavoro con la bicicletta (soprattutto quando il tempo è più clemente…) e diminuendo quello di chi continua ad utilizzare l’automobile.

I sacrifici che questa positiva scelta comporta esigono, a nostro parere, che l’Università non richieda deroghe di sorta, come invece hanno fatto altri enti, e che si adoperi per agevolare il più possibile chi utilizza mezzi di trasporto non inquinanti.

Abbiamo chiesto all’amministrazione che nei parcheggi dell’ateneo interni all’area C siano installate delle nuove rastrelliere per le biciclette (protette nel caso siano collocate in spazi aperti), o aumentato il numero dove già sono presenti. In allegato copia della lettera inviata.

Manifestazione “Treni notte, un bene comune”

La nostra opposizione alle politiche restrittive sui servizi pubblici è fortemente motivata dagli effetti di impoverimento che vediamo sempre più incidere sulle famiglie dei lavoratori. In particolare il problema dei trasporti è di primaria importanza e ha motivato la solidarietà che abbiamo espresso con la visita al presidio dei ferrovieri durante l’ultima nostra giornata di sciopero.

In attesa di organizzare una nostra iniziativa sul diritto alla mobilità, il Comitato Iscritti FLC-CGIL ha dato l’adesione alla manifestazione che si terrà il prossimo sabato pomeriggio in Piazza San Babila tra le 15 e le 19, come riportato di seguito.

Invitiamo tutto il personale a parteciparvi.

Cordiali saluti,
FLC-CGIL UNIMI

 

TRENI NOTTE, UN BENE COMUNE – MANIFESTAZIONE A MILANO
Binario 21 chiama Italia – gruppo di cittadini a sostegno dei lavoratori licenziati dei treni notte e a difesa del trasporto pubblico come BENE COMUNE – organizza e invita a partecipare alla

MANIFESTAZIONE “TRENI NOTTE, UN BENE COMUNE”
SABATO 4 FEBBRAIO 2012
Milano, Piazza Cairoli (angolo Beltrami) – ore 15.00 – 19.00

Carmine Rotatore, Giuseppe Gison, Oliviero Cassini e i loro compagni ferrovieri sono da ormai quasi due mesi sulla Torre Faro della Stazione Centrale di Milano e sulla pensilina sottostante per protestare, in modo civile e pacifico, contro il licenziamento loro e dei loro colleghi, 800 in tutta Italia, da parte di Servirail e per chiedere il ripristino dei treni notte, soppressi in conseguenza ai tagli attuati da Trenitalia.

Numerosissime le dimostrazioni di solidarietà ricevute da parte di varie componenti della società civile – singoli cittadini, associazioni, movimenti – e da rappresentanti delle istituzioni, esponenti politici e sindacali, che, nel corso di questi quasi due mesi, si sono recati alla pensilina del binario 21 per portare appoggio morale e materiale al presidio (tra gli altri, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il consigliere regionale Giulio Cavalli, il consigliere provinciale Massimo Gatti, il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo con i consiglieri Mirko Mazzali e Anna Scavuzzo, il Segretario Generale CGIL Susanna Camusso, Salvatore Borsellino, Vinicio Capossela, il Teatro Officina con Massimo de Vita).

I treni notte costituiscono un servizio pubblico indispensabile, un vero e proprio BENE COMUNE che dev’essere difeso e preservato. E’ quindi interesse di tutta la cittadinanza che l’Italia resti unita e che vengano ripristinati quanto prima i collegamenti su rotaia a prezzi accessibili e a tratta unica senza scali.

Ecco perché, accanto all’attività sindacale che ha come giusto e auspicabile obiettivo una soluzione soddisfacente della vertenza

I lavoratori delle pulizie ridotti a schiavi e l’amministrazione tace

Benvenuti.

Avremmo voluto dare un caloroso benvenuto alla nuova impresa di pulizie che ha preso il posto di Alfiera 2001.
Avremmo voluto salutare un nuovo modo di gestire questo lavoro in Statale, onesto, efficiente e rispettoso dei diritti dei lavoratori.

Ma ahimè, già dai primi passi, l’impresa Pulitecnica s.r.l. si presenta più che come boccata d’aria fresca, come un vento fetido di sfruttamento.

La nuova impresa, in linea con quanto succede nel nostro paese, attacca duramente i lavoratori, riduce loro l’orario di lavoro anche del 60%. Dice che c’è crisi e che non si può mica lavorare tutti. E se si vuole lavorare tutti, bisogna lavorare meno. I lavoratori addetti alle pulizie saranno costretti a firmare un contratto di lavoro di 15 ore settimanali, escluso il sabato, quindi senza maggiorazioni pagate in busta a fine mese. Inoltre l’impresa pretende che il capitolato venga rispettato, ciò vuol dire che obbliga i lavoratori a svolgere in 3 ore quello che prima faceva in 5/7 ore.

La Pulitecnica, che evidentemente pensa di stare alla Statale come Marchionne alla Fiat, pretende che i lavoratori svolgano lo stesso lavoro di prima nelle 15 ore a disposizione, minaccia il licenziamento e “l’importazione” di lavoratori da Benevento, a loro giudizio più produttivi e che accetterebbero condizioni di lavoro al limite della schiavitù.

L’amministrazione se ne lava le mani e osserva compiacente, nonostante sia la prima responsabile visto che per prima propone bandi di gara al ribasso, sapendo benissimo che a pagare il prezzo del ribasso saranno i lavoratori.

Il benvenuto, alla Pulitecnica s.r.l., noi lo vogliamo dare così.

Dicendo loro che qui in Statale i lavoratori non saranno lasciati da soli e che il loro obiettivo di introdurre un sistema di lavoro pari alla schiavitù, intimidendo i propri dipendenti, qui non avrà modo di svilupparsi.

Chiediamo a tutte/i le/i colleghe/i di partecipare al presidio dei lavoratori della Pulitecnica s.r.l.

giovedì 2 febbraio 2012
VIA FESTA DEL PERDONO 7
CORTILE CENTRALE
H 09.00

Chiediamo all’amministrazione che si definisca da subito

– l’integrazione del monte ore settimanale come da precedente contratto;
– il pagamento immediato del tfr e di tutte le eventuali contribuzioni di cui si ha diritto.

Part-time riorganizzazione e altro

RESOCONTO DELL’INCONTRO DEL 10/01/2012

Dopo una lunghissima trattativa RSU e OO.SS. hanno raggiunto un’intesa con l’amministrazione per un regolamento sul lavoro part-time. Valutiamo che il risultato sia abbastanza positivo.
Finalmente in ateneo varranno le stesse regole per ogni lavoratore part-time: prima ricevevamo continue lamentele perché sembrava venissero applicate regole diverse, comunque non concordate.

Il regolamento, che deve essere approvato dagli organi di governo, sarà all’insegna del principio di non-discriminazione tra lavoro a tempo pieno e part-time. Per fare un solo esempio, la possibilità della pausa minima di mezzora per chi ha figli fino a 11 anni viene riconosciuta anche ai part-time.

Nell’incontro del 10/1, l’amministrazione ha prospettato,sulla questione dei buoni pranzo, anche in vista del rinnovo a ottobre della gara, l’eventualità del passaggio a una tessera magnetica che vale un pasto in un esercizio convenzionato (come già avviene al Comune di Milano). Le organizzazioni sindacali presenti, tranne la CISL, si sono espresse contro questa ipotesi. Noi siamo fermamente decisi a difendere il ticket. L’amministrazione ha anche prospettato, in futuro, una revisione del sistema dei sussidi ai dipendenti e l’attivazione di assicurazioni sanitarie e/o convenzioni con strutture ospedaliere. Si entrerà nel merito in prossimi incontri.

Riguardo alla riorganizzazione dobbiamo fare alcune precisazioni. Non è vero, come scritto da USB, che il direttore se l’è presa con alcuni delegati RSU. Il direttore si è scagliato contro il rappresentante territoriale della CGIL, probabilmente per un malinteso. Tuttavia alcuni settori dell’amministrazione hanno mal digerito i nostri attacchi al nuovo statuto, alle continue proroghe del Rettore, e alle nostre pressanti richieste di discutere sulla riorganizzazione.

L’ateneo è indubbiamente da riorganizzare, ci sono sperequazioni interne e molti casi di sottoutilizzo di lavoratori, delle loro capacità e competenze. Siamo pronti a confrontarci sulla riorganizzazione. Noi non difendiamo l’esistente, non difendiamo quel che non funziona: difendiamo i diritti dei lavoratori. E così, per esempio, quando si è saputo del progetto della biblioteca di scienze, abbiamo chiesto e ottenuto, già nel maggio 2011, un incontro in cui l’amministrazione ha smentito leggende come quella del dimezzamento del personale o il “declassamento” dei direttori di biblioteca. Vigileremo su questo impegno, come su altri impegni relativi alla riorganizzazione.

Concludiamo con una nota amara. Vi è un accordo tra tutte le sigle sindacali per inviare al termine degli incontri di trattativa un resoconto unitario (e poi, eventualmente, i commenti delle varie sigle).
A questo comunicato i delegati RSU stavano lavorando da giorni, per trovare un testo che andasse bene a tutti. USB ha preso il testo che si stava elaborando e l’ha inviato come se fosse suo, aggiungendo solo la parte finale sulla riorganizzazione. Noi speriamo che la nuova RSU sappia fare piazza pulita di questi mezzucci.

Operazione licenziamento facile

Il nostro “super-equo” governo invece di fare pagare chi non ha mai pagato (e continua a non pagare anche con l’ultima manovra) ha deciso quale sarà il suo prossimo obiettivo di “equità”: la cancellazione pratica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Anche su questo tema riteniamo che gli organi di informazione facciano disinformazione e quindi cerchiamo di mettere le cose in chiaro.

Innanzitutto a chi si applica l’art.18?
Ai lavoratori tutelati da contratto collettivo nazionale nelle aziende sopra ai 15 dipendenti.

Che cosa prevede?
L’articolo 18 non impedisce i licenziamenti. Prevede solo che il licenziamento sia valido unicamente per giusta causa o per giustificato motivo. Avendo subito il licenziamento la lavoratrice e il lavoratore possono ricorrere contro di esso, che può venire annullato solo se il giudice lo ritiene illegale.

Che cosa significa giusta causa o giustificato motivo?
Esempi di giusta causa: rifiuto ingiustificato e reiterato di eseguire la prestazione lavorativa, rifiuto a riprendere il lavoro dopo visita medica che ha constatato l’insussistenza di una malattia, lavoro prestato a favore di terzi durante il periodo di malattia se tale attività pregiudica la pronta guarigione e il ritorno al lavoro.

Esempi di giustificato motivo: l’abbandono ingiustificato del posto di lavoro, minacce, percosse, reiterate violazioni del codice disciplinare, il superamento del periodo massimo di malattia, la chiusura dell’attività produttiva, la soppressione del posto di lavoro, la sottrazione di beni aziendali nell’esercizio delle proprie mansioni e tutte le cause previste dai Contratti collettivi di lavoro.
I modi di licenziamento individuale sono molti e si sommano a quelli previsti nelle procedure di licenziamento collettivo (crisi aziendale). Secondo gli indici dell’OCSE l’Italia è uno dei paesi dove è più facile licenziare. Quindi tutto si può dire meno che in Italia sia impossibile licenziare.

Che cosa vuole chi insiste sulla modifica e/o la cancellazione dell’art. 18?
Questi paladini dell’equità (tra cui da sempre è in prima fila il nostro “carissimo” prof. Ichino, insieme agli editorialisti del Corriere Giavazzi e Alesina, agli ex ministri Sacconi e Brunetta, ecc.) vogliono introdurre nella normativa il licenziamento individuale per cause economiche. Ovvero la possibilità del datore di lavoro di disfarsi di un lavoratore “poco utile” quando e come vogliono (magari, bontà loro, con una buonuscita).
Nel concreto si andrebbe verso una libertà quasi totale di licenziamento anche perché sotto le ragioni economiche (spesso difficilissime da contestare in giudizio) potrebbero passare le più svariate casistiche.

Se l’art.18 si applica solo a una parte dei lavoratori, perché è così importante?
Perché è un deterrente, che andrebbe esteso piuttosto a chi ne è privo. I paladini dell’equità al contrario da sempre vogliono contrapporre i “garantiti” ai “non garantiti”, i vecchi ai giovani e togliere ai primi per dare le briciole ai secondi. In questo modo i lavoratori saranno sempre più deboli e sempre più in competizione tra loro.
Naturalmente gli unici iper-garantiti sono proprio questi propagandisti del libero mercato: giornalisti, politici, baroni universitari.
L’attacco contro l’art.18, peraltro, va di pari passo con la richiesta di licenziamenti collettivi nel pubblico impiego.

Perché questa norma è continuamente presa di mira dai vari governi?
Semplicemente perché è un elemento che rafforza il potere contrattuale del lavoro. Lo Statuto dei lavoratori limita lo strapotere delle aziende. L’articolo 18 è l’architrave messo apposta per riequilibrare rapporti di forza, che pari non sono, tra lavoratori e datori di lavoro.
Quindi il continuo attacco all’articolo 18 non è “funzionale al superamento della crisi”, ma è dettato dalle esigenze di profitto del grande capitale e della finanza: tutti sono in grado di capire che licenziando più facilmente non si aumenta l’occupazione!