Prendiamo a prestito il titolo di un recente saggio della prof.ssa Valeria Pinto perché ci pare fotografi bene la situazione: l’ANVUR sta dispiegando tutta la sua potenza di fuoco per “valutare” gli atenei, imponendo le sue metodologie “indiscutibili”.
Non è bastata la figuraccia rimediata con le abilitazioni, le “mediane” e la lista delle riviste. A giugno-luglio verrà sperimentato sui laureandi un test di competenze generaliste. Uno dei commissari dell’ANVUR (nominati dal governo Berlusconi), F.Kostoris Padoa Schioppa, ci ha spiegato, in un seminario tenutosi il 28 gennaio 2013, che le competenze di carattere generalista che intendono “misurare” sono: capacità di risolvere problemi, capacità critiche e capacità comunicative. Le imprese si lamenterebbero del fatto che queste competenze trasversali non vengano né sviluppate, né certificate dagli atenei, e quindi dobbiamo attrezzarci a rispondere a questa richiesta. Lo strumento sarà un test statunitense (C.L.A. di C.A.E.), opportunamente tradotto e adattato (a caro prezzo).
Dal 2014 al test generalista si affiancherà uno sulle competenze specialistiche, ed entrambi saranno obbligatori e fondamentali ai fini dell’accreditamento dei corsi e della distribuzione della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario.
Vi segnaliamo i pericoli che noi vediamo in questa operazione.
L’idea che si possano misurare competenze come le “capacità critiche” o comunicative tout court. Quel che si testa, se va bene, sono solo alcune capacità critiche o comunicative. Tuttavia lo strumento imposto è un test elaborato in un contesto molto diverso dal nostro, con esigenze diverse e comunque molto controverso a livello internazionale.
Una volta comprato e tradotto, anche se dovessero evidenziarsi molti problemi, non sembra plausibile che possa essere accantonato.
I risultati verranno poi normalizzati, con un’operazione di regressione lineare, in base a molti parametri stimati con altri dati il cui controllo è esclusivamente nelle mani dei valutatori ANVUR.
L’ANVUR, in perenne ricerca di finanziamenti, già sta pensando a un test da “applicare” (scrivono proprio così) agli studenti in entrata, per misurare poi il “valore aggiunto” (manco fossero dei semilavorati) dagli atenei.
E’ già stato proposto il rilascio di un “patentino delle competenze generaliste”, da allegare al curriculum nelle domande di lavoro.
Per incentivare gli studenti alla partecipazione al test sono state ipotizzate elargizione di crediti e sconto sulle tasse universitaria. A Bologna attribuiranno dei punti laurea.
Potremmo pensare che si tratti della solita italianata, dove l’ennesimo carrozzone governativo deve giustificare la sua esistenza e la mungitura di soldi pubblici (mentre questi vengono tagliati al sistema moribondo che dovrebbero valutare!). La cosa sarebbe odiosa, ma non molto preoccupante.
Tuttavia il sistema, a regime (termine scelto non a caso), potrebbe influenzare le scelte didattiche orientandole verso ciò che serve per avere più finanziamenti e determinare una competizione tra atenei proprio sulla capacità di fornire e certificare ciò che ANVUR e le imprese vogliono.
Senza considerare che fino a pochi anni fa (e secondo Confcommercio tuttora) le imprese chiedevano solo competenze specifiche, e che per soddisfarle abbiamo visto il proliferare di fantasiosi e fallimentari corsi iper specialistici.
Sarebbe ore che gli atenei alzassero la testa e facessero al loro interno una seria valutazione della didattica, ma anche di ANVUR e delle sue metodologie.