Consigliamo la lettura di questo testo a tutti i colleghi che vogliono farsi un’idea dei problemi, spesso pretestuosi, sollevati ai tavoli sindacali dalla controparte e di come si possano perdere ore su ore a discutere del nulla.
Nel gennaio 2023 venivamo informati della volontà, da parte dell’amministrazione, di discutere della fruizione del buono pasto nelle giornate di lavoro agile alla luce dei “mutati orientamenti applicativi”. A riprova ci veniva presentato un parere negativo dell’ARAN (la nostra controparte a livello nazionale, come Confindustria per i metalmeccanici) del 16/1/2023 e uno del Dipartimento della Funzione Pubblica del 10/6/2022 (!), che diceva l’esatto opposto: “In definitiva, non può che ribadirsi quanto già affermato in occasione dei precedenti orientamenti sul punto, ovvero che ciascuna amministrazione, nell’ambito della propria autonomia organizzativa e gestionale, può assumere le decisioni più opportune in relazione all’attivazione o meno dei buoni pasto sostitutivi,”
E quindi? Immaginiamo che ci sia sotto lo zampino di qualche affezionato o affezionata collezionista di pareri ARAN, oppure una provocazione per farci perdere tempo. Visto quanti argomenti attendono di essere discussi al tavolo, pensiamo che si tratti di un incidente di percorso.
Invece, come un torrente carsico, appena possibile, l’argomento riemerge in superficie riprendendo vigore, ma appoggiandosi sempre sul solito nulla.
A gennaio 2024, con la firma del nuovo CCNL, l’amministrazione torna alla carica, e un mantra inizia a risuonare ai tavoli sindacali: “Il nuovo contratto ha abolito i ticket in lavoro agile”. Non è vero e non c’è nessun argomento per sostenerlo, ma, come già aveva capito Goebbels, una menzogna ripetuta a sufficienza diventa verità. E così il mantra si ripete, si ripete, si ripete, e chi lo recita sembra crederci.
In realtà il nuovo CCNL affronta il lavoro agile negli articoli dall’11 al 15, senza citare i buoni pasto. La novità è che al Capo II “Altre forme di lavoro a distanza”, l’art. 16 “Lavoro da remoto” disciplina telelavoro e coworking, anche qui senza citare i buoni pasto.
La potenza della menzogna ripetuta si riversa anche sui revisori dei conti, che vengono coinvolti e convinti che il nuovo CCNL impedisca di erogare i buoni pasto a chi è in lavoro agile. Viene coinvolto anche il CdA, per quello che è diventato ormai un affare di stato (non ci stupiremmo se avessero scritto pure alla Presidenza della Repubblica).
La deliberazione del CdA prevede ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni: una riformulazione dei PILA perché l’unica cosa che il CCNL ha da sempre previsto sui buoni pasto è che si debbano lavorare almeno 6 ore per averne diritto. Con una fascia di contattabilità di 6 ore si dovrebbe quindi essere a posto? Ovviamente sì, ma l’amministrazione comunque chiede di ricontrattare il protocollo sul lavoro agile, cosa che avverrà tra l’autunno e l’inverno.
E nonostante tutto ciò, ancora all’ultimo tavolo sindacale, alcuni alti esponenti dell’amministrazione, come in un teatro dei burattini, quando non si tiravano bastonate in testa (ormai il clima è quello), ripetevano il mantra del CCNL che ha tolto i ticket.
Queste tarantelle hanno fatto perdere tempo e soldi ai lavoratori. Per esempio, sarebbe stato importante iniziare le progressioni verticali nel 2024, non solo per evitare ai colleghi sotto inquadrati di fare concorsi pubblici, ma anche per liberare risorse utili per le progressioni orizzontali. Invece, perdendo continuamente tempo sui buoni pasto (49 euro al mese per ogni lavoratore in agile, nell’ipotesi che faccia tutti i 7 giorni), non si è ancora fatto l’accordo sulle progressioni verticali e tutte le altre questioni in sospeso sono diventate urgentissime.
Non sappiamo se chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui si sia fatto un’idea chiara: a noi pare però una vicenda tristemente istruttiva. Ci dice che, volendo imbrigliare le legittime richieste dei lavoratori, la controparte può usufruire di un grande armamentario (pareri, commi, corollari), fino ad evocare lo spauracchio chiamato danno erariale. Ci dice che tutto ciò può essere costruito a partire dal Nulla (che filosoficamente si contrappone all’Essere). Ci dice che purtroppo, davanti a questi mezzucci, la normale contrattazione sindacale si rivela limitata, nel senso che può riuscire (e per ora ci siamo riusciti!) a limitare i danni, ma pagando un prezzo esagerato in termini di tempo ed energie. Ci dice che, probabilmente, questi teatrini derivano anche da pressioni a livello nazionale: non sarà un caso che sono pochissimi gli atenei che erogano i buoni pasto ai lavoratori in lavoro agile, ma lo fanno introducendo forme di controllo che ne snaturano i presupposti e diversi vantaggi, imbrigliando uno strumento che si è rivelato molto importante nella sempre più difficile conciliazione casa-lavoro.
Ci ribadisce, infine, quel che abbiamo sempre saputo: è solo l’unità e la combattività dei lavoratori e delle lavoratrici che può fare piazza pulita di tutte queste pastoie e accelerare il lavoro sindacale per conquistare uno stipendio adeguato e il rispetto dei diritti fondamentali di chi, oltre a lavorare, vuole anche vivere. E, solo per restare in tema, per conquistare un ticket in linea col costo del pranzo, mentre il nostro è bloccato da anni ai miseri 7 euro.