17 NOVEMBRE: SCIOPERO!

Venerdì 17 novembre 2023 la FLC CGIL, insieme alle Confederazioni di Cgil e Uil, ha proclamato lo sciopero nazionale per l’intera giornata di tutto il personale di scuola, università, ricerca, AFAM, formazione professionale e scuola non statale.

I motivi per scioperare sono molti, ci soffermiamo su quelli principali per noi:

  • il governo racconta di avere messo nella legge di bilancio le risorse per il rinnovo dei contratti 2022-2024, ma si tratta di pochi soldi a fronte della drammatica perdita di potere d’acquisto prodotta dall’inflazione nel periodo di riferimento (oltre il 18%);
  • il governo ha deciso di tagliare gli assegni a chi andrà in pensione col sistema misto nel pubblico impiego;
  • il governo pubblicizza un aumento di 3 miliardi per la sanità, ma questi soldi non sono sufficienti neppure a recuperare la perdita di risorse determinata dall’inflazione. Ci saranno nuovi incentivi alla sanità privata e più soldi per gli straordinari dei medici, ma non vengono finanziate nuove assunzioni in un settore dove è in atto una vera e propria corsa alle dimissioni;
  • il governo, dopo aver promesso interventi migliorativi sugli anticipi previdenziali, ha deciso invece di proporre una quota 103 rivista in peggio, con un ricalcolo interamente contributivo, che taglia l’assegno pensionistico mediamente del 15%. Si colpiscono ancora una volta le donne con l’aumento a 61 anni dell’età per utilizzare “opzione donna” e che con i “paletti” rende quasi inaccessibile l’istituto.

Dopo avere finto di voler cercare i soldi fra gli extraprofitti delle banche e fra quelli di chi affitta appartamenti e stanze a prezzi esorbitanti pagando una cedolare secca inferiore alla prima aliquota IRPEF del lavoro dipendente, si fa cassa come hanno fatto tutti in passato: tagliando gli stipendi e le pensioni dei lavoratori dipendenti, i sussidi per i poveri, e aumentando tasse.
Il governo Meloni, allieva modello di Draghi, propaganda a parte, si muove esattamente come i tanto odiati governi “tecnici”.

Noi, però, non siamo condannati a subire stipendi da fame per tutta la vita.

Non siamo condannati a subire passivamente la distruzione del servizio sanitario nazionale, una delle principali conquiste del XX secolo.

Non siamo condannati a non avere un futuro, a dovere fuggire da città sempre più care, a non trovare un posto dove vivere.

Dobbiamo e possiamo reagire, svuotando i posti di lavoro e scendendo in piazza a partire dal 17 novembre!

In allegato la locandina in formato PDF