Di Sara Carrapa e Davide Lo Prinzi
In collaborazione con il Comitato degli iscritti FLC-CGIL Università degli studi di Milano
Il Senato Accademico, con 28 voti favorevoli e 7 contrari, ha approvato la sostenibilità economica dei nostri progetti edilizi e ha dato parere favorevole alla firma del contratto di concessione tra il nostro ateneo e la multinazionale Lendlease. Questo è il passo vincolante che ci impegnerà a edificare il campus MIND nell’area ex-EXPO vicino a Rho e a pagare un canone annuale a Lendlease che gestirà i servizi del campus e ne sarà proprietaria per i prossimi 30 anni.
Noi abbiamo votato contro. Come noi, hanno votato contro tre studenti (su cinque) e altri due rappresentanti del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario (T.A.B.) mentre una rappresentante del personale T.A.B. ha votato a favore, spaccando il “fronte del no”: cosa che, purtroppo, non ci permette di scrivere che tutti i rappresentanti dei lavoratori siano contrari.
Ci siamo fatti portavoce anche della richiesta approvata dall’assemblea di lavoratori convocata dalla FLC-CGIL d’ateneo che ha chiesto di esplicitare che in alcun caso verranno intaccati il Fondo Comune d’Ateneo (F.C.A.), il welfare e le progressioni economiche orizzontali (P.E.O.) per coprire i costi relativi al progetto MIND o ad altri progetti edilizi. Richiesta che ha trovato il favore del Rettore. Nella “nota a verbale”, che trovate in allegato e nel prossimo paragrafo, abbiamo anche scritto che sarà necessario attivare subito un tavolo sindacale per concordare con grande anticipo criteri e modalità relative al trasferimento di personale T.A.B. presso la nuova sede, evitando imposizioni ai colleghi.
Sempre in allegato, trovate un ulteriore approfondimento relativo al campus MIND, alle nostre spese edilizie future, agli immobili che venderemo e ai dipartimenti trasferibili.
MAI DIRE MIND: IL CAMPUS SI FARA’ E COSTERA’ SACRIFICI
Il peccato originale di tutto il progetto campus MIND è il sotto-finanziamento pubblico. Infatti l’aver ottenuto a suo tempo, nel 2017, “solo” 135 milioni di euro da Governo e Regione per un’operazione da oltre 1 miliardo di euro, è stato un magro risultato: soprattutto se consideriamo le difficoltà in cui si trovavano Comune e Regione che dovevano a tutti i costi rilanciare l’area EXPO per coprire l’enorme buco di bilancio che avevano creato nel 2015. E quale miglior modo per rilanciare un’area, che portarci 20.000 persone che si muovono, mangiano, risiedono, consumano? Noi non siamo contrari al progetto scientifico, diciamo semplicemente che non è sostenibile economicamente per il nostro Ateneo. Le amministrazioni pubbliche non possono ricorrere a debito: rischieremmo il commissariamento da parte del Ministero. Il che vuol dire che tutte le spese “accessorie” sarebbero a rischio: dal Fondo Comune d’Ateneo, al welfare (come ad esempio l’assicurazione sanitaria). Con riduzione della possibilità di operare nuove assunzioni e Progressioni Economiche Orizzontali.
La volontà dell’Ateneo è chiara: salvare Città Studi. In sostanza, sommando gli studenti di Mediazione linguistica (4.600), Lingue (2.000), parte di Scienze Politiche (3.800), Beni Culturali (3.700), Matematica (1.780) ed Informatica (2.600), rimarranno nell’area circa 18.400 studenti, anche se nel 45% in meno degli spazi, creando così un nuovo campus umanistico. Si ricorda che la precedente governance prevedeva di trasferire 18.000 studenti a Rho, sempre con riduzione del 40% degli spazi, abbandonando Città Studi. Pertanto il Rettore Franzini ha mantenuto la promessa di sviluppo di un ateneo multipolare: Centro, Città Studi, MIND a Rho-EXPO, Lodi, Edolo.
Rimane irrisolto il problema della sostenibilità economico-finanziaria che, seppure certificata (anche se subordinata agli introiti da numerose vendite di immobili), potrebbe comportare importanti sacrifici per UniMi per i prossimi 30 anni se non vi saranno ulteriori finanziamenti esterni. Abbiamo prosciugato tutti i nostri risparmi precedenti per vincolarli all’edificazione e allestimento di MIND. Nonostante ciò, al momento è certo solo il finanziamento per l’edificazione del campus mentre per gli allestimenti mancherebbero ancora 49 milioni. Rischiamo di tirare su dei palazzi nuovi che poi faremo fatica ad allestire e attrezzare. Per le future ristrutturazioni in Centro e Città Studi non ci sono ulteriori coperture finanziarie, al netto di quelle già deliberate. A MIND, per i primi 27 anni non saremo proprietari dell’area e dovremo pagare un canone annuale, oltre a quello per i servizi. Il pagamento del canone annuale di 33 milioni per MIND, oltretutto rivalutabile annualmente (esclusa la parte dell’energia) sul base dell’indice ISTAT FOI, avrà conseguenze sugli organici: infatti, per legge, ad un aumento delle spese per i fitti passivi o per l’indebitamento, deve corrispondere una diminuzione per le spese del personale.
UniMi è certa che il proprio progetto edilizio complessivo riguardante MIND, Città Studi, Centro e Campus di Scienze Motorie al Saini non sia sostenibile unicamente con la vendita o dismissione di edifici o porzioni di essi, in proprietà o locazione passiva, ritenuti non più funzionali alle esigenze accademiche. Infatti, il disavanzo complessivo è di 370 milioni. Anche se riuscissimo ad operare vendite di immobili per 200 milioni di euro come ipotizzato e a ricevere un fondo di 40 milioni dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il disavanzo sarebbe comunque di 130 milioni: il che comporta la necessità di fare ricorso ad ulteriori finanziamenti esterni o di operare futuri risparmi di gestione finora non preventivati.
Cessioni di immobili che non sarà semplice operare (come via Noto, Sesto San Giovanni, alcuni immobili di Città Studi) trattandosi di ben 15 edifici, da vendere entro il 2025, che dovrebbero finanziare, con i relativi risparmi di gestione, ben il 47% del canone per MIND. Dismettere tutti questi immobili entro il 2025 è un’ipotesi abbastanza irrealizzabile, tenuto conto che gli introiti dalle vendite servirebbero proprio per ristrutturare quegli immobili di Città Studi da mantenere e in cui trasferire gli studenti provenienti dagli immobili alienati: rischia di essere “un gatto che si morde la coda”. Per questo si valuta la cessione degli immobili a una Società di Gestione del Risparmio.
Come se non bastasse, quell’unico finanziamento pubblico di 130 milioni sopra richiamato è a rischio di ritiro in quanto subordinato al fatto che i lavori edilizi del campus MIND si concludano entro il 2025, cosa improbabile dato che la stima della durata dei lavori è di 3 anni e sappiamo che in Italia di solito tali tempistiche si prolungano. Rimane inspiegabile poi la scelta di sviluppare un campus di Scienze Motorie al Saini (storicamente gestito in perdita dal Comune, contro cui a suo tempo ci siamo opposti in Senato) visto che a MIND Lendlease, la multinazionale che edificherà e gestirà il campus, erigerà strutture sportive a sue spese. Da sottolineare poi, con amarezza, che Lendlease non sarà tenuta a edificare nel rispetto del risparmio energetico. Infine, c’è il rischio che si perdano gli introiti dalle aziende ospitate in viale Ortles che verrà dismessa: fitti attivi che garantiscono al Fondo Comune d’Ateno distribuito ai lavoratori 300.000€ l’anno. Ecco: quello che noi non vogliamo è che i progetti edilizi dell’Ateneo siano pagati indirettamente dai lavoratori.
Vi ringraziamo per l’attenzione.
In allegato la locandina in formato PDF; Approfondimento MAI DIRE MIND; Nota a verbale