Di Sara Carrapa e Davide Lo Prinzi
In collaborazione con il Comitato degli iscritti FLC-CGIL Università degli studi di Milano
Per prima cosa vorremmo ricordare il collega Danio Asinari che ci ha lasciato lunedì, manifestando la nostra vicinanza ai familiari e ai colleghi della biblioteca di Biologia, Informatica, Chimica e Fisica.
I due principali argomenti affrontati durante la seduta del Senato riguardano il corso di laurea di Mediazione Linguistica e Culturale ed il futuro dei dipartimenti di Matematica ed Informatica.
NESSUNA MEDIAZIONE
Il Senato ha approvato a maggioranza (con 5 voti contrari e 4 astenuti) di sospendere le immatricolazioni al corso di laurea di Mediazione Linguistica e Culturale per il prossimo anno accademico 2022/23. La vicenda è stata più volte ripresa dagli organi di informazione negli ultimi giorni e merita una trattazione approfondita in questo resoconto.
Il corso, creato venti anni fa, ebbe inizialmente un accesso libero. A causa dell’elevato numero di immatricolazioni dei primi due anni (2.000 l’anno), fu messo il “numero chiuso” con accessi programmati che negli anni sono oscillati tra i 900 e i 500 posti per anno accademico. Tre anni fa, un’associazione studentesca presentò ricorso al TAR contro il “numero chiuso” e lo vinse: da quel momento fu sospeso il “numero chiuso” e ripristinato l’accesso libero. Le immatricolazioni sono quindi tornate su livelli elevati, tra le 1.500 e le 2.000 all’anno.
Che il corso di Mediazione abbia un numero troppo elevato di iscritti (circa 4.800) rispetto al personale docente e tecnico, amministrativo e bibliotecario (T.A.B.) a disposizione è fuori di dubbio, con conseguente peggioramento della qualità della didattica e dei servizi. Questo fa comprendere le ragioni che hanno spinto il Dipartimento a chiedere al Senato di votare la sospensione. Noi stessi ci siamo sempre espressi per la sostenibilità dei corsi di laurea e abbiamo chiesto l’integrazione urgente del personale T.A.B. afferente alla Scuola di Mediazione e alla relativa Segreteria Studenti. Abbiamo però votato contro la richiesta di sospensione delle immatricolazioni per un anno, in quanto lo consideriamo un pericoloso precedente nonché una vicenda poco comprensibile se vista fuori dall’Ateneo. Proprio l’elevata domanda di iscrizioni da parte degli studenti fa si che il corso sia una “punta di diamante” per UniMi: la scelta della sospensione può essere vista come un “mettere fuori rosa il proprio migliore giocatore, seppur per un anno, in quanto non si riesce a gestirlo”. Come detto nel nostro intervento, pensiamo che con questa scelta il problema potrebbe trasferirsi sul corso di laurea “gemello” di Lingue e Letterature Straniere il cui accesso è libero: con esplosione delle proprie immatricolazioni e successiva gestione, l’anno successivo, di centinaia di trasferimenti interni a Mediazione. Inoltre si tratta di rinunciare ad una cospicua somma di introiti dalla contribuzione studentesca di quasi 2.000 matricole. Infine, è una violazione del diritto allo studio di tutti i giovani nati nel 2003 che non avranno la possibilità di immatricolarsi.
Inoltre, ci siamo chiesti: ma perché ogni anno 2.000 matricole vogliono iscriversi? In Lombardia gli unici altri atenei pubblici che formano i mediatori culturali, oltre a noi, sono solo due piccole università come l’Insubria di Varese e Pavia, a fronte di una professione che sarà sempre più cruciale per il contesto socio-culturale della nostra Regione. Quindi: se da soli non ce la facciamo, perché non chiedere una mano ed unirci ad altri? Pertanto abbiamo proposto se non fosse possibile chiedere ad altri atenei pubblici lombardi, magari che abbiano il solo il corso di Lingue e il personale docente disponibile, di fare un percorso interateneo in modo da poter meglio redistribuire gli studenti tra più università: questa ci sembra sia l’unica soluzione sostenibile nel tempo. Gli altri atenei potrebbero essere allettati dalla possibilità di incremento delle proprie risorse economiche, rappresentate da queste nuove matricole. Il Rettore ha risposto di aver già fatto un tentativo in tal senso ricevendo solo dei dinieghi. Ha aggiunto che nei prossimi tre anni destinerà personale docente al dipartimento e che costruirà un gruppo di lavoro per rivedere l’ordinamento del corso, anticipando che una soluzione potrebbe essere la digitalizzazione della didattica oppure l’introduzione di laboratori professionalizzanti che giustificherebbero nuovamente l’inserimento di un “numero chiuso” per l’accesso al corso.
Tutta la vicenda mette in risalto, più in generale, le contraddizioni del sistema universitario: da una parte, l’articolo 34 della Costituzione garantisce il diritto a tutti i cittadini di raggiungere i gradi più alti di istruzione; dall’altra parte, una legge del 1999 che, in poche righe, da facoltà agli atenei di introdurre i “numeri chiusi” esclusivamente nel caso debbano essere erogati laboratori professionalizzanti. In mezzo: l’università con il suo storico sottofinanziamento. Gli organici di docenti e personale T.A.B. devono essere incrementati, strumentazioni e spazi devono essere adeguati. La battaglia di tutti deve essere indirizzata verso un maggiore finanziamento per l’università pubblica che è il futuro del Paese. Per questo ci siamo astenuti anche sul voto relativo ai “numeri chiusi”, locali e nazionali, per tutti gli altri corsi di laurea per il prossimo anno accademico. La pandemia ha dimostrato, se ce ne fosse bisogno, di quanto bisogno di personale ci sia negli ospedali pubblici: a questo bisogno, non si può rispondere con il “numero chiuso” nei corsi di laurea di area medica.
SPAZI ESIGUI. CAMPUS MIND, MATEMATICA ED INFORMATICA
Proseguono le difficili trattative tra UniMi ed il colosso immobiliare Lendlease in merito al progetto definitivo del campus MIND. L’oggetto del contendere è sempre lo stesso: gli spazi. Così come abbiamo sostenuto fin dall’inizio quando il progetto fu proposto dal precedente Rettore, gli spazi di MIND sono del 40% inferiori rispetto agli attuali spazi di Città Studi. Oggi i nodi vengono al pettine e se ne rendono conto anche i Direttori di Dipartimento più favorevoli al progetto. In sostanza: sarà necessario costruire un piano in più su uno degli edifici progettati (edifico C) per un totale di 5.000 m.q. calpestabili aggiuntivi: per orientarvi, potete consultare le diapositive che l’anno scorso abbiamo pubblicato sul futuro edilizio “tripolare” del nostro Ateneo: Centro, Città Studi e MIND. Ovviamente questo prolungarsi delle trattative farà slittare di qualche mese l’inizio dei lavori per il campus (previsto nel 2023) e potrebbe rappresentare un costo aggiuntivo: pertanto entro giugno verrà ridiscusso e votato dal Consiglio di Amministrazione il nuovo piano di sostenibilità economico-finanziaria. Piano che non riguarderà soltanto il campus MIND, ma anche le altre opere edilizie e dismissioni previste dall’Ateneo, in particolare per Città Studi per la quale il Senato ha approvato all’unanimità una delibera che conferma ufficialmente la volontà, fino ad oggi mai esplicitata in un voto specifico, di mantenere i dipartimenti di Matematica ed Informatica nel quartiere, previo reperimento delle risorse economiche necessarie. Il Rettore ha anche riferito che verrà costituito un gruppo di lavoro che valuterà le esigenze della futura Città Studi: vi ricordiamo infatti, come potete leggere nelle diapositive, che nell’area confluiranno anche gli studenti di Beni Culturali e, probabilmente, quelli di Mediazione Linguistica e Culturale e parte di quelli di Scienze Politiche.
Vi ringraziamo per l’attenzione. Buon lavoro.