MORIRE DI LAVORO? RIFLESSIONI SULLA SICUREZZA

Nel mondo, ogni 15 secondi, un lavoratore muore a causa di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale. Ogni 15 secondi 153 lavoratori hanno un infortunio sul lavoro.

Si stima che ogni giorno, 6.300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro o malattie professionali, causando più di 2,3 milioni di morti all’anno. Gli incidenti che si verificano annualmente sul posto di lavoro sono 317 milioni, molti dei quali portano ad assenze prolungate dal lavoro per malattia.

In Italia, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’INAIL tra gennaio e maggio sono state 219.262 (+5,7% rispetto allo stesso periodo del 2020), 434 delle quali con esito mortale (+0,5%).

Il costo umano di queste tragedie quotidiane è enorme e l’onere economico causato dalle scarse pratiche di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro è stimato essere ogni anno nel 4 per cento del prodotto interno lordo mondiale. Come sempre, però, gran parte dell’onere grava sulla collettività, mentre i cinici risparmi sulla sicurezza aumentano i profitti delle singole aziende.

Dati freddi e terribili ma si tratta di persone, famiglie, lavoratori che spesso non tornano più a casa.

L’incidente accaduto ieri, all’ interno della nostra biblioteca centrale, che ha coinvolto un operaio di 65 anni, ricoverato in gravi condizioni dopo una caduta da un trabattello, avviene a distanza di poche ore da un secondo grave incidente a Peschiera Borromeo, dove un meccanico di 68 anni ha perso la vita durante le fasi di carico/scarico di un mezzo su un carro-attrezzi.

Certo colpisce l’età di questi lavoratori, il fatto che svolgano ancora attività che comportano rischi notevoli, ma ancor di più dovremmo chiederci si è fatto tutto ciò che è dovuto e necessario per prevenire e rendere minimi questi rischi?

Si parla continuamente di favorire la cultura della prevenzione, ma nella società assistiamo spesso a scarsa supervisione e controllo, a norme di gruppo che condonano le violazioni, a scarso interesse del management, ad una cultura che sottovaluta e incoraggia il rischio, nella convinzione che gli errori non avvengono, un diffuso disprezzo delle regole, alle leggi sulla sicurezza considerate come un mero obbligo normativo.

Noi tutti, come lavoratori, possiamo e dobbiamo fare molto di più, sia in modo reattivo, prendendo in considerazione seriamente i rischi legati alle nostre attività lavorative ma anche in modo proattivo, facendo emergere le possibili situazioni di pericolo e rendendole note agli organismi preposti.

In questo contesto, la figura dei Rappresentanti dei lavoratori per la Sicurezza riveste un ruolo cruciale come interfaccia lavoratore-datore di lavoro, e riteniamo importante che in Università si svolgano al più presto le elezioni di rinnovo degli RLS, nella speranza che siano rappresentative di tutte le categorie compresi ricercatori e docenti.

L’attività di prevenzione dei rischi lavorativi, di informazione, di formazione e assistenza in materia di sicurezza e salute sul lavoro, deve essere capillare e continua, a maggior ragione in una istituzione importante come il nostro ateneo, perché questo possa contribuire alla riduzione degli infortuni e per far crescere nel Paese una vera e propria cultura della sicurezza

In allegato la locandina in formato PDF