In questi giorni abbiamo assistito con orrore alla ripresa delle ostilità dello stato di Israele contro la popolazione palestinese della striscia di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme est. Sulle televisioni e sui giornali italiani la notizia dei bombardamenti israeliani e delle violenze perpetrate da esponenti dell’estrema destra è raccontata in maniera del tutto parziale, se è raccontata. Lo straordinario sciopero generale dei lavoratori e delle lavoratrici palestinesi è passato volutamente quasi sotto silenzio. I leader politici di tutto l’arco parlamentare si sono subito lanciati in manifestazioni di solidarietà a Israele ignorando completamente la situazione drammatica nella quale vive costantemente la popolazione araba sia nel territorio israeliano sia nei territori occupati. È inutile continuare a blaterare di una soluzione a due stati quando ad una delle due parti in causa è negato il diritto ad una propria organizzazione statuale autonoma ed è costretta a vivere da decenni sotto occupazione.
Come lavoratori e lavoratrici non possiamo non sottolineare la gravità della situazione e non chiedere la cessazione definitiva dei bombardamenti e delle violenze. Allo stesso modo però non possiamo nasconderci dietro ad un dito e pensare che la semplice sospensione delle violenze risolva la situazione che è ormai incancrenita da decenni di recriminazioni e scelte politiche catastrofiche sia da parte dello stato israeliano sia da parte delle diverse anime della leadership palestinese.
Come sindacaliste e sindacalisti rifiutiamo la guerra e ogni forma di razzismo che discrimini le persone sulla base dell’etnia e della religione, sia essa ebraica o musulmana o cristiana o qualsiasi altra. Appoggiamo invece con forza l’iniziativa dello sciopero generale lanciato dalle associazioni dei lavoratori palestinesi e che ha riscosso un grandissimo successo.
Rivolgiamo quindi un accorato appello
. alle lavoratrici e ai lavoratori palestinesi perché prendano in mano il loro destino direttamente partendo dagli strumenti della lotta sindacale, come fatto qualche giorno fa, per sorpassare le politiche suicide di Hamas e dell’OLP. Basandosi in primo luogo sulle proprie forze riusciranno ad indirizzare l’azione della “comunità internazionale”, inclusi i Paesi arabi, fino ad ora inconcludente. Dedichino inoltre ogni sforzo per allargare la lotta il più possibile cercando di coinvolgere anche le frange più avanzate dei lavoratori e delle lavoratrici israeliani. Solo la solidarietà di classe internazionale potrà realisticamente portare alla fine del colonialismo e dell’oppressione a danno dei palestinesi.
. ai lavoratori e alle lavoratrici in Italia perché mantengano alta l’attenzione contro le mistificazioni e i travisamenti e perché facciano attivamente pressione sui luoghi di lavoro perché venga espressa solidarietà al popolo palestinese aggredito e che venga riconosciuto il diritto alla creazione di una vera Palestina libera.
Come sindacato prendiamo pubblicamente una posizione contro l’aggressione imperialista, sosteniamo lo sciopero generale come mezzo di lotta e mettiamo in campo tutti gli strumenti in nostro possesso per promuovere un reale concreto processo di pace che non si basi sulla vuota retorica ma su una concreta prospettiva laica e di classe.