La notizia di un vaccino della Statale ha sicuramento colto un po’ tutti di sorpresa, e ci permette di proporre qualche riflessione. Se, come ci auguriamo, la sua sperimentazione darà dei risultati positivi, non sarà difficile vendere il brevetto, cioè operare quel “trasferimento tecnologico” che viene tanto spesso auspicato. Contribuiremmo, in sostanza, al sistema che attualmente governa la produzione e la distribuzione dei farmaci.
Proprio in questi giorni, però, assistiamo al fallimento planetario di questo sistema. Dopo la gloria di essere arrivati a brevettare e sperimentare vari vaccini in tempi inediti, grazie anche ai cospicui finanziamenti pubblici, il sistema è evidentemente inceppato. Intendiamoci: dal punto di vista delle multinazionali del farmaco va tutto bene: previsioni di profitti stellari, possibilità di vendere al migliore offerente, anche grazie al fatto che i contratti firmati non prevedono particolari penali e sono comunque protetti da clausole di segretezza.
Anche i più convinti sostenitori dell’ordine vigente non possono non interrogarsi sulle continue inadempienze delle multinazionali del farmaco, che stanno pesantemente compromettendo le campagne vaccinali nell’Unione Europea (mentre pare vadano a gonfie vele in Israele e Gran Bretagna).
Ci chiediamo se il nostro ateneo generalista, oltre a dare il suo importante contributo nella ricerca scientifica, non debba approfittare di questo importante frangente per affermare il ruolo di riferimento culturale per la comunità in cui è calato, ruolo che esso stesso si pone nei documenti programmatici, anche attraverso la promozione e lo sviluppo delle sue attività perseguite in modo etico, sostenibile e nell’interesse della collettività. In un momento come quello che ci troviamo a vivere questo potrebbe tradursi nella capacità e volontà di proporre un modo diverso di fare ricerca, di produrre e distribuire i farmaci.
La nostra convinzione è che gli stati dovrebbero espropriare i brevetti delle multinazionali, possibilità prevista dalla legislazione italiana e contemplata negli accordi Trips del WTO attraverso lo strumento delle licenze obbligatorie, che peraltro già molti tra stati e movimenti di cittadini europei stanno reclamando, e incominciare una produzione massiccia dei vaccini più efficaci, assumendo il controllo degli stabilimenti per motivi di salute pubblica.
Non è accettabile che qualcuno possa lucrare su una pandemia, dopo avere ricevuto montagne di soldi pubblici, e si permetta pure di non rispettare i contratti sottoscritti.
Per questo motivo crediamo che, nel caso in cui il vaccino della Statale si rivelasse efficace, non dovremmo procedere con la vendita del brevetto, ma concedere allo stato una licenza esclusiva per la sua produzione.
In allegato la locandina in formato PDF.