Negli ultimi giorni stiamo vivendo un po’ tutti con apprensione il timore che, quello che pareva un impegno fondamentale per uscire dalla crisi sanitaria, non possa essere rispettato. Una campagna vaccinale rapida e gratuita per tutti, che porti all’immunità di gregge, oggi pare essere sempre più messa in discussione, a partire dall’inadempienza delle multinazionali del farmaco, che hanno ricevuto enormi aiuti pubblici a fondo perduto e ora applicano le più stringenti logiche di mercato, forse anche violando contratti sottoposti a vincolo di segretezza.
In questo contesto viene insistentemente riproposto il “certificato vaccinale”, insidiosamente propagandato come garanzia per non dovere vaccinare anche chi non vuole. In realtà il certificato vaccinale dividerebbe il paese tra i vaccinati, che potrebbero riprendere a viaggiare, andare in palestra, in piscina, al cinema, e via elencando le attività che potrebbero riaprire, e i non vaccinati, esclusi. E’ facile immaginare che, in un contesto di continui ritardi, con una copertura garantita solo ad anziani, categorie a rischio, personale sanitario e forse scolastico, e col rischio di dovere rivaccinare proprio queste categorie perché l’immunità svanisce dopo un certo periodo, la pressione per una messa in vendita del vaccino diventerebbe fortissima. Quante aziende sarebbero disposte a pagare la vaccinazione ai propri manager o tecnici per farli viaggiare liberamente? E quanti potenti e ricchi premerebbero per potere ritornare a condurre una vita con poche limitazioni senza dovere aspettare il proprio turno per mesi e mesi?
Forse è possibile che nei prossimi mesi le multinazionali inadempienti effettuino le consegne non fatte, forse con incredibili acrobazie l’UE acquisterà il vaccino russo Sputnik (o quello cinese e, perché no, quando sarà sperimentato pure quello cubano) dopo avere attaccato i russi perché avrebbero commercializzato un vaccino non sicuro. Quel che risulta essere sempre più evidente è che una sanità fondata sul profitto delle multinazionali del farmaco e sui brevetti, è non solo ingiusta, ma inefficiente, incapace di fornire gli strumenti per salvare vite e uscire dalla crisi.
Solo una sanità pubblica e gratuita, con farmaci prodotti da aziende pubbliche e accessibili a tutti a livello internazionale ci può portare fuori dallo stallo attuale, e lontano da soluzioni odiose e classiste.
Rinnoviamo, infine, la nostra richiesta all’Amministrazione di attivare uno o più canali di informazione scientifica di carattere divulgativo, per fornire indicazioni chiare alla comunità universitaria e alla cittadinanza, in modo da facilitare una consapevolezza sul tema che si smarchi dalle logiche disinformative dominanti sui mass media.
In allegato la locandina in formato PDF.