FONDO COMUNE – COS’E’ SUCCESSO

Quella che segue è la cronaca di una settimana ad alta tensione, che, per quattro interminabili e convulse giornate, ha visto i nostri stipendi sotto un attacco senza precedenti nella storia recente del nostro Ateneo.

Tutto ha inizio la mattina di lunedì 5 ottobre, quando, durante un incontro sindacale di routine, l’Amministrazione, senza alcun preavviso, sgancia una bomba dalla potenza devastante sui nostri già magri salari: la sospensione con effetto immediato del Fondo Comune d’Ateneo, in pratica un taglio del 10% dei nostri stipendi.

Il colpo arriva inaspettato e potente e disorienta la delegazione sindacale presente che tenta di capire cosa stia succedendo.

Ma l’incredulità dura poco: appena due ore dopo l’incontro viene anticipata una comunicazione (già firmata e protocollata) con la quale si sancisce la sospensione del Fondo Comune dal mese di ottobre e il suo eventuale ripristino solo “se le entrate lo consentiranno”.

La situazione si palesa in tutta la sua gravità e la risposta non può che essere all’altezza: l’R.S.U. blocca ogni possibile azione dell’Amministrazione chiedendo un confronto urgente e al contempo – preparandosi al peggio – pre-allerta i colleghi alla lotta.

Passano quattro giorni gravidi di dubbi e presagi, schiacciati tra il peso della responsabilità per gli stipendi di oltre 1.700 colleghi e la rabbia per una decisione che fa pagare il costo dell’epidemia solo alla componente più debole e povera dell’Ateneo.

Finalmente, alle 8:30 di venerdì mattina, avviene il tanto atteso confronto: le dirigenti snocciolano freddamente importi, cifre, numeri… come se dietro quei numeri non ci fossero persone, lavoratori, famiglie: tutti coloro che in questi mesi hanno tenuto in piedi l’Ateneo tra mille difficoltà e con enormi sacrifici. Contrattaccano i rappresentanti dei lavoratori: la nostra coordinatrice è irremovibile “DA QUESTO TAVOLO CI SI POTRÀ ALZARE SOLO IN DUE MODI: O CON UNA SOLUZIONE O CON LA MOBILITAZIONE” ruggisce. Sarà questa la nostra trincea, la linea del Piave oltre la quale non si può indietreggiare e, da questa linea, i nostri delegati scatenano un’offensiva devastante che toglie ogni argomento alla controparte che, infine, è costretta ad ammettere che la soluzione – di cui nemmeno il D.G. era a conoscenza – c’è: semplicemente, l’unica cosa a mancare, era la volontà politica per applicarla.
L’attacco è respinto e i nostri stipendi sono salvi, ma molti interrogativi restano sul terreno: a chi avrebbe giovato una situazione di mobilitazione permanente alla vigilia di importanti scadenze per l’Ateneo? E perché andare a colpire solo la componente che più si è dimostrata aderente al progetto del Rettore?
“C’è del marcio in Danimarca” diceva Marcello nell’Amleto e, forse, anche dalle nostre parti non tutto è così limpido.

In allegato la locandina in formato PDF.