5 anni fa venne imbastita una campagna mediatica sui “furbetti del cartellino”, e i TG mostrarono in modo ossessivo le immagini di un vigile sanremese che timbrava in mutande. Ora, dopo essere stato licenziato e addirittura arrestato, il vigile è stato assolto. Ecco la spiegazione dei suoi comportamenti, con le parole del suo avvocato:
«Per gli operai della Fiat, di molte fabbriche, ma anche per i vigili – afferma – l’orario comincia a decorrere quando entrano nel luogo di lavoro e vanno negli spogliatoi per indossare la divisa. Muraglia era sia vigile che custode del mercato: alle 5.30 del mattino, vestito in borghese, apriva i cancelli; poi rientrava in casa, alle 7.30 indossava l’uniforme e strisciava il badge». «Nell’arco di un anno -prosegue il legale – tanto è durata la videosorveglianza, il mio assistito è stato ripreso 4 volte, solo 4 volte, a compiere la timbratura in mutande. Ma era appunto tutto regolare, solo che il filmato è stato diffuso dagli inquirenti completamente fuori dal suo contesto. Figuratevi che furono mostrate anche sul palco del Festival…»
A noi interessa fare qualche considerazione:
Come sempre i mass media hanno prima sbattuto il mostro in prima pagina, e poi parlato poco o nulla della sua assoluzione. All’epoca praticamente nessuno diede spazio alla sua versione dei fatti;
Il motivo di tanto clamore ci riguarda direttamente: la campagna contro i furbetti del cartellino venne utilizzata per colpevolizzare il pubblico impiego e far passare ulteriori provvedimenti restrittivi.
Le ragioni dei lavoratori sono quasi sempre ignorate dai mass media, che si prestano invece a imbastire vergognose campagne di linciaggio.
Al divide et impera rispondiamo con l’unione dei lavoratori.