AUTOSTRADE PER CHI?

La privatizzazione delle autostrade italiane è stata fallimentare, e oggi ben pochi riescono a sostenere il contrario. O meglio, è stata fallimentare per tutti tranne per chi ha intascato i lauti profitti garantiti dal regime di semi monopolio e dalla continua benevolenza da parte dei governi di vari colori che si sono succeduti. Si tratta, infatti, dell’ennesima storia bi-partisan: la privatizzazione venne decisa nella seconda metà degli anni Novanta dal governo Prodi (che detiene tuttora il record delle privatizzazioni italiane), realizzata dal successivo governo D’Alema, ma fu poi Berlusconi ad affidarne gran parte della gestione alla famiglia Benetton e, poi, a varare la “legge salva-Benetton” per permettere alla famiglia di evitare controlli e revisioni tariffarie. Fu poi Gentiloni a prorogare la concessione fino al 2042 (!).

In tutti questi anni, come dimostra in modo eclatante la tragedia del ponte Morandi, a fronte di un aumento dei pedaggi continuo e ben superiore all’inflazione (mentre non avrebbe dovuto superare il 70%), la manutenzione è stata fatta il meno possibile. Gli utili accumulati tra il 2003 e il 2019 dal gruppo Atlantia ammontano a più di 12 miliardi di euro, ben 769 milioni solo nei primi nove mesi del 2019.

Oggi quasi tutti sostengono che la privatizzazione sia stata fatta male. A nostro parere il problema risiede nella privatizzazione in sé: privatizzare significa sempre privatizzare i profitti ed essere pronti a socializzare le perdite. I cittadini che hanno pagato in prima persona i profitti di Autostrade, di Gavio e dei concessionari minori, rischierebbero, in caso di nazionalizzazione, di pagare per la manutenzione non fatta da quei soggetti, per vedere poi una ri privatizzazione di una rete autostradale ammodernata. L’unica soluzione è la nazionalizzazione definitiva e senza indennizzo: sulle autostrade nessun privato deve fare profitti.  La presunta inefficienza dell’ANAS non può essere sempre addotta per osteggiare la nazionalizzazione: bisogna mettere in grado l’ANAS di funzionare.

Ricordiamoci di questa odiosa e tragica vicenda quando si tornerà a parlare di privatizzazioni, a partire dall’ATM di Milano.

Queste valutazioni ci hanno anche sempre portato a contrastare le politiche di esternalizzazione in ateneo.