RESOCONTO DEL SENATO E DELLE COMMISSIONI PER LA REVISIONE DELLO STATUTO DEL 28 MAGGIO E 3 GIUGNO

A cura di Davide Lo Prinzi

La Commissione del 3 giugno (che è ormai la penultima in programma) è stata emblematica di come ci sia un gruppo di docenti, più o meno apertamente, ostile alle rivendicazioni del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario (T.A.B.).

PERCHE’ ALCUNI DOCENTI CI SONO OSTILI?

I lavori stavano procedendo senza intoppi fino a quando, a 2 minuti dal termine della seduta, un docente ha fatto una proposta che rimetteva in discussione un argomento ormai concluso alcune sedute fa ovvero la presenza di un rappresentante T.A.B. in Consiglio di Amministrazione (C.d.A.). Vi ricordo che siamo stati noi rappresentanti T.A.B. a proporre la sostituzione di un consigliere esterno con un interno – nessun docente ha mai avanzato tale proposta – chiedendo ovviamente che questo nuovo interno fosse riservato al personale T.A.B. Utilizzando tale proposta come un Cavallo di Troia, alcuni docenti con un tecnicismo hanno proposto che questo quinto interno fosse scelto dal Senato e, quindi, fosse l’ennesimo docente. Ne è conseguita una discussione di un’ora e mezza aggiuntiva in cui mi sono trovato trascinato in un “batti e ribatti” che ha coinvolto altri docenti accodatisi al primo e che ha raggiunto il culmine quando uno di questi mi ha detto di stare zitto. Ovviamente ho risposto a dovere: non consento a nessuno di azzittirmi (e a mia volta non azzittisco mai nessuno), a maggior ragione in un consesso dove rappresento una categoria di 2.000 lavoratori. Richiamato dai toni accesi il Rettore, assentatosi dalla riunione per poter partecipare ad un’importante trattativa con la R.S.U. nella stanza accanto, ritornava in seduta sostenendo le mie argomentazioni: lo ringrazio vivamente per questo. Progressivamente la maggior parte di quei docenti ha ritrattato le proprie posizioni affermando di non aver intenzione di inserire l’ennesimo docente in C.d.A.

Andando oltre questa nota di colore e sorvolando sulla poca serietà di persone che rimettono continuamente in discussione argomenti già conclusi, la vicenda mi ha portato a chiedermi: perché questi docenti sono ostili al personale T.A.B.? Mi sono dato 3 risposte.

1) perché, per dirla con il Marchese del Grillo di Sordi, “Io so’ io e voi non siete un …”: sembra che per loro sia uno sforzo tremendo riconoscere la nostra dignità di lavoratori;

2) perché forse pensano di colpire il Rettore colpendo il personale T.A.B. che lo ha eletto in massa ed è stato decisivo con il suo voto: sarebbe quindi un modo per “mettergli contro” parte della sua “base elettorale”;

3) perché ci temono: proprio con la recente elezione del Rettore hanno capito come una moltitudine di lavoratori organizzati possa essere decisiva per le sorti dell’Ateneo.

Nella seduta si è inoltre discusso: dell’eliminazione del limite massimo di numerosità dei docenti nei dipartimenti (attualmente posto a 90 docenti derogabile del 10%), della partecipazione senza diritto di voto del delegato alla disabilità in seno al Comitato Unico di Garanzia (C.U.G.), di una norma per arginare il fenomeno del conflitto di interesse dei Consiglieri di Amministrazione e dell’istituzione di alcune consulte. I lavori della Commissione per la revisione dello Statuto termineranno verso metà giugno: a quel punto gli emendamenti verranno portati in votazione in Senato.

CAMPUS A RHO-EXPO: INTERVIENE A.N.A.C.

Come avevo riportato nel comunicato R.S.U. di marzo e nel mio ultimo resoconto, il bando per la costruzione del Campus a Rho-EXPO era fermo in attesa che la società australiana Lendlease (che ha diritto di prelazione) presentasse un nuovo piano economico-finanziario alla luce dei rilievi sollevati dalla Autorità Nazionale per l’Anticorruzione (A.N.A.C.). Il nostro C.d.A. presieduto dal precedente Rettore nel luglio 2018 aveva approvato una distribuzione dei rischi di aumenti in corso d’opera a nostro carico per ben il 90% e solo per il 10% a carico del privato costruttore. Ora, grazie alla collaborazione con A.N.A.C. approvata dal C.d.A. nel gennaio di quest’anno, Lendlease ha accettato che il rischio sia più equamente distribuito senza che questo comporti un aumento del canone che dovremo pagare: il rischio sarà al 47% per UniMi e al 53% per il costruttore. Il bando verrà pubblicato entro l’estate. La vicenda dimostra da una parte come sia stata opportuna la scelta di relazionarsi con A.N.A.C., dall’altra quanto grande sia l’interesse dei privati per l’edificazione del nostro Campus disposti a vincere il bando “a tutti i costi”.

A RISCHIO ALCUNI BANDI DI CORSI A “NUMERO CHIUSO”

L’argomento principale della seduta straordinaria del Senato del 28 maggio è stata la delibera conseguente alla vittoria del ricorso al TAR di un’associazione studentesca contro il numero chiuso nel bando 2018/19 del corso di Mediazione linguistica e culturale. Come avrete letto dai precedenti resoconti, insieme agli altri senatori rappresentanti del personale T.A.B., mi sono opposto agli accessi programmati nei corsi di laurea in quanto il numero chiuso è sempre una sconfitta per l’Ateneo perché limita il diritto allo studio garantito dalla Costituzione. Su proposta del dipartimento, il Senato ha deciso di eliminare il numero chiuso su quel corso anche per l’anno accademico 2019/20 (vi sarà solo un test obbligatorio ma non selettivo). La sentenza afferma che lo svolgimento di laboratori linguistici (oltretutto non obbligatori ma solo consigliati) non è causa sufficiente per istituire un accesso programmato limitando le immatricolazioni. La sentenza si aggiunge ad altre precedenti di egual segno: ricordo la vicenda di 2 anni fa quando, con un solo voto di maggioranza e contro il parere dei dipartimenti interessati, il Senato di allora su proposta del precedente Rettore introdusse il numero chiuso nei corsi di laurea di Studi Umanistici. Ovviamente questa sentenza mette a rischio i bandi a numero chiuso del corso “gemello” di Lingue e letterature straniere nonché quelli della facoltà di Scienze politiche, economiche e sociali.

Nel mio intervento ho chiesto al Senato di affrontare al più presto una discussione politica su tutti i corsi a numero chiuso e sconsigliato all’Ateneo di presentare ricorso al consiglio di Stato contro la sentenza. L’argomento è talmente complesso che non può essere trattato sommariamente in un comunicato sindacale.
E’ evidente che molti Atenei italiani a causa delle riduzioni di organico e del sotto finanziamento decennale (e questo rimane il principale problema da risolvere) abbiano utilizzato questi test “ghigliottina” in ingresso per proporzionare il numero di studenti a quello dei docenti ma esistono anche altre strade percorribili. Si pensi al sistema universitario francese dove l’accesso è libero e la selezione viene fatta dopo il primo anno, in base ai risultati didattici conseguiti, oppure al tentativo sperimentale in corso all’Università di Ferrara su Medicina: sistemi senza limitazioni arbitrarie in ingresso ma dove, con propedeuticità e sbarramenti da rispettare, proseguono gli studi solo gli studenti più motivati e capaci che sanno misurarsi nella prassi con quella che è la vita universitaria.

PIU’ CASETTE DELL’ACQUA, MENO PLASTICA

L’Ateneo cercherà una sponsorizzazione per poter finanziare la distribuzione di borracce UniMi con la finalità di ridurre le bottiglie di plastica così come richiesto dagli studenti. L’iniziativa è apprezzabile anche se ancora più importante è la presenza delle casette che forniscono acqua gratuitamente. Più di un anno fa avevo chiesto in trattativa sindacale la diffusione delle casette dell’acqua sul modello di quella presente a Città Studi. La buona notizia è che alla casetta già recentemente installata in via S. Sofia, ne seguiranno altre 4: un’altra in centro, un’altra a Città Studi, una a Sesto e una a Lodi.

Vi ringrazio per l’attenzione e buon lavoro.