Abbiamo già avuto modo di esprimerci sulla finzione dell’autogoverno universitario e della sua presunta democrazia, ma i recenti avvenimenti ci spingono a nuove considerazioni.
Quanto emerge dal resoconto fatto da Andrea Cerini sulla seduta del Senato Accademico relativa alle modifiche allo statuto ci presenta un quadro decisamente inaccettabile.
I rappresentanti di professori, ricercatori e studenti hanno compattamente detto no alla presenza del personale tecnico amministrativo in CdA, mostrando, se ce ne fosse ulteriore bisogno, che ci considerano una componente di serie B, o peggio.
Ricordiamo anche le altre nostre richieste sonoramente bocciate dalle altre componenti:
- elezioni rettore: poter votare con un voto pieno (attualmente vale 1/7 di un voto di un docente!):
- dipartimenti: partecipazione di tutto il personale al Consiglio, elettorato attivo per il voto del direttore, presenza di 2 rappresentanti nelle giunte;
- direzioni/divisioni: istituzione di un consiglio consultivo con rappresentanti del personale;
- L’unica “concessione” è stato l’aumento da 4 a 5 dei rappresentanti in Senato accademico (tanto la maggioranza è saldamente in mano alla componente docente).
Un triste epilogo dell’attività di questo Senato accademico è dato dalla seduta del 6/3, in cui è stato dato parere favorevole al trasferimento di Città studi in area Expo.
Protetti da polizia e carabinieri che manganellavano gli studenti, incuranti di prendere una decisione cruciale a fine mandato,
con soli 7 voti contrari (3 dei rappresentanti del personale presenti alla seduta), i senatori hanno approvato la proposta del rettore.
Sullo stato penoso degli atenei italiani post riforma lasciamo parlare il prof. Salvatore Settis, ex direttore della Scuola Normale di Pisa (alleghiamo un suo recente articolo).
Oltre ai problemi da lui citati noi aggiungiamo un sempre maggior astio e disprezzo fra componenti che dovrebbero costituire una comunità.
Sappiamo che il conformismo e la sudditanza sono assai diffusi in tanti organi di governo di vario tipo.
L’unanimismo riscontrato ai danni delle proposte del personale tecnico amministrativo, però, non si spiega solo così:
a nostro avviso il voto del senato accademico è anche espressione di un diffuso disprezzo verso i lavoratori dell’ateneo.
Disprezzo, peraltro, e lo diciamo con dispiacere, sempre più spesso ricambiato.
Chi governa l’ateneo – sempre che l’ateneo sia governato – dovrebbe urgentemente porsi il problema di ripristinare un clima accettabile. Continuare a umiliare una delle componenti dell’ateneo è una scelta miope, le cui conseguenze nefaste si stanno già manifestando.
In allegato la locandina da affiggere presso le bacheche sindacali