Salvare il Monte dei Paschi (MPS), stando a quanto pubblicano i giornali, dovrebbe costare più di 8 miliardi, oltre 100 euro a testa, ma c’è chi dice fino a 330.
I soldi verranno dal bilancio statale, quello stesso bilancio in cui non si trovano le risorse (di gran lunga inferiori) per rinnovare decentemente il contratto del pubblico impiego. Quello stesso bilancio in cui non si trovano le risorse per risolvere il problema degli esodati, delle pensioni da fame, del sempre maggior numero di poveri e via elencando.
Chi ha sfasciato MPS? Operazioni sbagliate decise da pagatissimi manager e debitori insolventi. I primi restano in gran parte al loro posto, i secondi sono coperti dalla privacy. Tra questi ultimi vi sono De Benedetti, Marcegaglia e una pattuglia di imprenditori e immobiliaristi, ma è anche possibile che i debiti di alcuni di loro siano già stati “ristrutturati” (cioè parzialmente condonati) e quindi che non risulteranno mai in un eventuale elenco ufficiale dei debitori. Il 70% dei debitori sono comunque grossi gruppi e non privati cittadini o piccoli imprenditori.
Il salvataggio di fatto nazionalizza MPS. Come sempre vengono socializzate le perdite per salvare i profitti. Se e quando torneranno i profitti, la banca, come già accaduto, verrà ri privatizzata.
Così, del resto, è sempre funzionato il capitalismo, non c’è da stupirsi. C’è solo da capire per bene che quando ci viene detto: “I soldi non ci sono”, la realtà è che i soldi non ci sono solo per noi.
I nostri soldi, invece, sono sempre pronti per salvare le banche e i profitti del gotha dei capitalisti, sempre protetti da politici di ogni colore. Famose, in questo caso, restano le parole di Renzi, che a novembre sosteneva: “Investire in MPS resta un affare”.