Come ci si poteva aspettare, in questa tornata diprogressioni orizzontali si sono evidenziati mille problemi legati ai punteggidi valutazione del lavoro dei dipendenti, che si sono trasformati in malumori e tensioni e che hanno confermato che questi punteggi, lungi dal servire a riconoscere meriti e demeriti, servono ESCLUSIVAMENTE a fomentare divisioni tra i lavoratori, a metterli in competizionetra loro e a sancire il potere ricattatorio del capo.
Anche se l’incidenza delle valutazioni è modesta rispetto al totale del punteggio individuale, si sono registrate macroscopiche differenze sull’attribuzione delle valutazioni A e B tra le diverse Divisioni e tra leDivisioni e i Dipartimenti. In alcune strutture si è attribuita la valutazione massima a tutti, in altre i dirigenti si sono accodati acriticamente all’indicazione non scritta dell’Amministrazione di dare solo qualche A, altri ancora hanno fatto salomonicamente a metà. Un segno ulteriore della scarsa serietà nella pratica di ogni valutazione.
Se l’Amministrazione facesse un banalissimo conteggio del tempo che si perde in queste procedure capirebbe che i costi sono largamente superiori ai benefici e smetterebbe di proporre queste valutazioni o, nel caso siano sancite dal CCNL, accetterebbe senza problemi le nostre proposte volte a vanificarne completamente l’effetto perverso.
A scontrarsi, però, sono due modi opposti di vedere l’attività lavorativa. Da una parte chi considera che tenere il lavoratore sotto la minaccia di una non precisata valutazione che prima poi arriva e può decidere di una parte dello stipendio sia l’unico modo per farlo lavorare. Dall’altra parte noi, che non vogliamo dare ai capi il potere di decidere sul nostro magro stipendio e che riteniamo che la buona resa del lavoratore dipenda in primo luogo dalle condizioni di lavoro , dalla capacità di dirigenti e capistruttura di organizzare il lavoro, dare degli obiettivi, conoscere e valorizzare le capacità dei singoli. Cosa che non avviene quasi mai.
Questo è talmente vero che da almeno 8 anni si sta parlando di riorganizzazione, si sono avvicendati 4 direttori e 2 rettori, ma tutto quelche sono riusciti a partorire sono due determine per riorganizzare due sole divisioni, giusto perché devono sottostare a dei nuovi obblighi di legge. I criteri seguiti sembrano ben diversi da quelli del modello presentato a CdA, Senato e Organizzazioni Sindacali (anche se al tavolo sindacale l’amministrazione giura di seguire il “modello Quarta”), le indennità corrispondenti alle nuove responsabilità sono solo sulla carta, non sono ancora state contrattate, e sembra che nessuno si ponga il problema.
Tutta questa amara e fastidiosa vicenda delle valutazioni non ci fa però dimenticare un motivo di soddisfazione: sono pochissimi gliatenei in Italia che stanno facendo le progressioni orizzontali, e ancor menoquelli che le fanno per una percentuale elevata di lavoratori (nessuno in Lombardia). Avere spuntato almeno l’83% degli aventi diritto in tre anni ci sembra comunque, al netto di tutti i problemi, un buon risultato. Ancor meglio se nei prossimi due anni riusciremo adaumentare la percentuale dei passaggi.
Qui il volantino da stampare, affiggere, diffondere