Dal 1996 a oggi i salari sono rimasti, in media, invariati. I profitti sono aumentati, in media, del 9% all’anno. Sempre negli stessi anni la quota di profitti destinata agli investimenti è dimezzata.
Questo dato di fatto è sufficiente per smentire il ritornello: “Abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi”. In Italia chi vive di profitti e rendite è diventato molto più ricco e i lavoratori si sono impoveriti. In particolare sono state colpite le donne: meno occupazione e salari più bassi del 20%.
Si parla dello sfascio del paese, come si è parlato della crisi dell’università, ma senza individuarne i responsabili e proponendo soluzioni di sacrifici a danno di lavoratori, pensionati e disoccupati. Esemplare è il caso della Grecia, un paese virtualmente fallito, dove tutto sta per essere privatizzato.
I dirigenti, i manager, gli imprenditori, i professori tanto esaltati in questi anni ci hanno portati a questa situazione tanto quanto i politici. Da parte loro non arriva nessun tipo di efficienza, ma solo la proposta che i sacrifici continuiamo a farli noi.
Nei prossimi anni la sfida sarà proprio questa: per non diventare sempre più poveri impedire a loro di diventare sempre più ricchi.
Anche per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli operai della Fincantieri.