I nostri governanti speculano anche sul nostro sangue

Ogni giorno la riforma Fornero (dal nome dell’ex ministro-coccodrillo che, dopo averli divorati, piangeva sui diritti dei lavoratori mentre li digeriva) ci regala simpatiche sorprese e novità.

L’ultima emersa in ordine di tempo chi colpisce secondo voi? Le pensioni d’oro? I privilegi di politici o manager di stato? La rendita finanziaria? Figuratevi! Le vittime questa volta sono nientepopodimeno che i donatori di sangue!

Ebbene sì, avete capito bene: le giornate di permesso per donazione non verranno conteggiate ai fini pensionistici. Ciò significa che un donatore che per 40 anni ha donato ogni 3 mesi si troverà 160 giorni in meno nei conteggi (l’equivalente di circa 8 mesi di permanenza in più in servizio). L’alternativa per chi ha versato litri e litri di sangue per gli altri (nel senso letterale del termine) è di vedersi la pensione decurtata del 2%.

Ma Elsa “Crocodile” Fornero non si è fermata ai donatori: nel calderone ha messo anche i permessi per assistere un parente malato, la maternità facoltativa e lo sciopero.

Chissà se il governo del Partito Unico, una volta risolte le grandi emergenze nazionali come la decadenza del Pregiudicato Nazionale, troverà anche il tempo di mettere mano a questa norma tanto subdola quanto immorale.

Quello che noi auspichiamo è che chi dona il sangue continui a farlo e che il buon senso abbia, per una volta, il sopravvento su chi ci governa e si dia un riconoscimento, anziché una penalizzazione, a questa anonima moltitudine di uomini e donne che donano disinteressatamente.

Governo Letta: tagli all’università e più soldi per biscazzieri e guerrafondai

Il governo del Partito Unico ha molto a cuore l’Università e l’istruzione pubblica e non perde occasione per ripeterlo; talmente a cuore che quando deve reperire risorse per finanziare qualche grande e inutile opera o l’acquisto di aerei da guerra non si dimentica di sforbiciare il Fondo di Finanziamento Ordinario:

ecco quindi che per il 2013 vengono sottratti ulteriori 387.000.000 di euro alla maggiore voce di finanziamento degli atenei. Tutto ciò con buona pace della tanto sbandierata assunzione di nuovi ricercatori e docenti: si sarà anche alleggerito il blocco del turn-over, ma senza fondi con quali soldi si faranno le immissioni in ruolo?

Bisognerebbe magari chiederlo a chi ci governa, che quando si tratta di spremere le nostre tasche o di ingrassare qualche gruppo di potere si dimostra capace di una teutonica efficienza.
Bastano un paio di esempi per capire quante risorse di potrebbero liberare per rilanciare l’istruzione pubblica, ma che per una precisa volontà politica vengono destinate a spese tanto inutili, quanto dannose.

Il primo caso è di questi giorni: nel decreto IMU (ennesima vittoria del nostro Pregiudicato Nazionale), oltre alla solita valanga di accise che svuoteranno ulteriormente le nostre tasche, il nostro beneamato governo ha trovato le risorse per una sanatoria fiscale… indovinate a chi? Alle concessionarie delle slot machines! Così uno dei circuiti più torbidi e dannosi del paese si troverà graziato dal pagare il 75% di una multa di 2.500.000.000 di euro per evasione (inizialmente era di 98.000.000.000), pagandone appena 611.000.000; sempreché gli “amici degli amici” al governo non decidano qualche altro condono. Vien da pensare che potremmo provare anche noi a pagare un quarto delle nostre pendenze con il fisco, chissà se Equitalia sarà altrettanto comprensiva…

Il secondo è il ben noto caso dell’acquisto degli aerei da guerra F35 che ci costerà tra i 12 e i 14 miliardi di euro (basti pensare che con il costo di un solo esemplare si potrebbero istituire 400 asili nido o acquistare 20 treni per pendolari); sempreché i costi non lievitino ulteriormente nei prossimi anni… Eh sì, perché oltre ad essere un aereo pieno di difetti e superato da molti punti di vista (doveva essere operativo nel 2010), è anche molto dispendioso e con un costo in costante ascesa (si è passati dagli iniziali 100.000.000 $ ad esemplare agli attuali 153.000.000 $). Ma a quanto pare per i nostri politici l’Italia non può proprio fare a meno di questa velivolo prettamente offensivo; sia mai che San Marino decida di invaderci!

Noi non abbiamo nessuna intenzione di fare a meno di sanità, istruzione, trasporti pubblici, stato sociale e via elencando. E’ ora che una mobilitazione di massa spazzi via il partito unico che taglia a lavoratori e pensionati a favore di banchieri, trafficanti di armi e sfruttatori del gioco d’azzardo.

La ricetta Letta per il pubblico impiego: più doveri e nessun aumento

Ogni volta che qualche governo dichiara di volersi occupare di pubblico impiego i lavoratori già sanno che qualche spiacevole sorpresa è in agguato.

Così non ci stupisce che anche l’attuale governo del Partito Unico abbia deciso di metterci del suo, facendo prima proclamare alla stampa quiescente che avrebbe rinnovato i contratti del pubblico impiego, per poi far emergere la tragica realtà: rinnovo sì dei contratti, ma solo per la parte normativa, mentre non ci saranno risorse per i nostri stipendi al palo già dal 2009.

In pratica assisteremo ad un adeguamento dei contratti collettivi sulla base delle famigerate norme di Brunetta, senza peraltro vedere nemmeno un euro di aumento in busta paga.

Non che ci si aspettasse nulla da questo governo nato in perfetta continuità col precedente governo Monti, ma rimaniamo comunque a bocca aperta di fronte a tanto disprezzo per i reali bisogni dei lavoratori.
Come sempre vi terremo informati sugli sviluppi e le mosse da intraprendere.

Chiuso per manutenzione?

Improvvisamente, senza nemmeno preavvisare la RSU e le Organizzazioni sindacali, l’Amministrazione ha inviato ai capi struttura la comunicazione della decisione di chiudere la sede di via Festa del Perdono il 5/8.

Il motivo sarebbe una “manutenzione straordinaria”. Usiamo il condizionale perchè il silenzio regna sovrano: non ci è stato possibile avere una spiegazione degna di questo nome.

Lasciamo quindi il beneficio del dubbio, ma chiediamo:

– che il giorno di chiusura, extra rispetto all’accordo sulle ferie, sia considerato giorno di servizio, e come tale non debba essere giustificato con ferie o riposo compensativo;

– che i lavoratori, i docenti e gli studenti siano preventivamente e adeguatamente informati sui motivi della “manutenzione straordinaria”, e che la notizia venga pubblicata sul sito, a beneficio di chi pensasse di recarsi in sede lunedì prossimo.

E’ ricominciata la caccia alle streghe?

Dopo il fallimento della raccolta firme a sostegno delle cariche di polizia in ateneo che un gruppo di anonimi dipendenti, con la benedizione dell’amministrazione, ha inviato a tutto il personale il 10 maggio scorso; i fautori dell’ordine e della disciplina ad ogni costo ci riprovano a scienze politiche, ma usando metodi molto più “convincenti”.
Così i direttori dei dipartimenti dell’ex facoltà hanno inviato, con differenti modalità, una lettera al rispettivo personale in cui “invitano” docenti e tecnici amministrativi ad una “doverosa” condanna dell’occupazione dei locali dell’ex libreria CUESP vuota da circa 2 anni.

Ovviamente gli argomenti sono sempre gli stessi: il decoro, l’illegalità, l’occupazione degli spazi… Se proprio vogliamo parlare di decoro perché non parlare delle feste di laurea che quotidianamente riducono le nostre sedi a discariche con annessi cori tanto ripetitivi, quanto poco “accademici”? Oppure dov’è l’illegalità in un ateneo che viola numerose norme sulla sicurezza? Per non parlare degli spazi: ci si scandalizza per un locale vuoto da 2 anni in un sotterraneo, ma quanti uffici sono occupati da docenti e non ormai in pensione da anni?

Ma al di là dei toni volutamente drammatici della lettera e della sovrapposizione con episodi avvenuti altrove e in altri contesti; ci allarma il clima di odio e contrapposizione che si sta cercando in instillare tra i colleghi nei confronti degli studenti. Una sorta di clima della tensione in cui qualsiasi azione deve venire repressa con la massima durezza e in cui non c’è spazio per chi non concorda con l’operato del potere. Di questo passo non ci stupirebbe se in un prossimo futuro si arrivasse a far sottoscrivere petizioni od appelli contro chi lotta per la difesa dei nostri diritti.

Crediamo che questi appelli non possano fare altro che aumentare le tensioni e la confusione; che poi essi arrivino dai direttori di dipartimento (accompagnati da “doverosi inviti” a firmare), lasciano trapelare dubbi sulla spontaneità dell’adesione. Piuttosto, come sempre, ci rendiamo disponibili a mediare tra le parti per delle soluzioni condivise.

Strage padronale

Nel corso degli anni pare abbia causato una strage degna di una guerra. Ci riferiamo a Emilio Riva, padrone dell’Ilva, accusato di associazione a delinquere, a cui sono stati sequestrati 8,1 miliardi di euro.

Avete letto bene: di euro e non di lire.Mentre i nostri stipendi sono bloccati ci sono padroni che dispongono di fortune di questa entità. Parte di questi soldi sono finiti in paradisi fiscali (guarda caso) e rientrati grazie al famigerato scudo fiscale.

Riva beneficiò delle privatizzazioni degli anni Novanta: il centro siderurgico di Taranto e altri impianti minori gli vennero venduti a un prezzo irrisorio. In 12 anni l’investimento Ilva si è rivalutato di 10 volte, grazie anche al fatto che, secondo i giudici, Riva ha avuto mano libera nell’avvelenare la popolazione tarantina e nel violare sistematicamente le norme di sicurezza. Ultimo a proteggere Riva è stato il governo Monti, col famoso “decreto salva ILVA”.

Si tratta dell’ennesima “tragedia all’italiana”: padroni e manager con licenza di inquinare e violare le leggi, governi e politici di ogni colore complici, il “rispettabile ex prefetto” (Bruno Ferrante) nella veste del garante a fare da foglia di fico. Il ricatto è sempre stato: o il lavoro, o la vita. Fabbrica chiusa o libertà di inquinare.

La soluzione può prendere il via da quegli 8 miliardi: devono essere espropriati ai Riva insieme alla fabbrica e utilizzati per bonifica e messa a norma, se possibile. In questo caso la fabbrica deve esser nazionalizzata e messa sotto controllo dei lavoratori. Qualora non fosse possibile devono servire per pagare loro indennizzi e vitalizi.

Laddove padroni e manager hanno fallito frodando e uccidendo, laddove lo stato si è mostrato complice, bisogna dare fiducia e risorse ai lavoratori!

Una tantum: alcune spiegazioni e proposte

Come avevamo chiesto mesi fa e preannunciato lunedì, questo mese verrà corrisposta in busta paga una quota aggiuntiva (una tantum) del fondo comune d’ateneo.
Per rispondere ai colleghi che in queste ore ci hanno chiesto delucidazioni, il Fondo Comune d’Ateneo (F.C.A. – voce 0421 del cedolino) è quell’indennità mensile che ha sostituito la vecchia indennità di produttività, e che viene corrisposta in relazione alla categoria di appartenenza a tutto il personale tecnico amministrativo ad eccezione degli EP, rapportata alla percentuale di servizio e decurtata delle assenze (escluse ferie, congedo obbligatorio, infortunio, riposo compensativo e malattia lunga).

Se da un lato è stata accolta la nostra richiesta del 4 dicembre 2012 di includere ulteriori voci di entrata nella composizione del fondo, dall’altro non possiamo non notare che gli importi distribuiti questo mese corrispondono all’80% di quanto distribuito nell’aprile 2012, come si vede nel seguente schema:

CAT. | 2012 | 2013 | DIFFER.
B      | 565 € | 452 € | -113 €
C      | 650 € | 520 € | -130 €
D      | 735 € | 588 € | -147 €

Ciò è dovuto ad una riduzione delle entrate complessive da conto terzi che vanno ad alimentare il fondo, mentre dall’altro lato (nonostante le nostre continue richieste), non si è ancora proceduto ad una revisione del regolamento dei fitti attivi che potrebbe riequilibrare la situazione.

Tenendo anche conto che l’avanzo di bilancio non vincolato è di circa 31.000.000 di euro, avanziamo le seguenti richieste:

  • incremento del fondo comune almeno ai livelli del 2012;
  • revisione del regolamento ed adeguamento dei prezzi per l’affitto degli spazi dell’ateneo;
  • distribuzione entro ottobre di una quota di una tantum pari a quella di ottobre 2012 (B: 184 €, C: 212 €, D 239 €), sommata alla differenza tra la quota di aprile 2012 e maggio 2013.

Per saperne di più su Fondo Comune e progressioni economiche autofinanziate, vi rimandiamo alle pagine 23 e 29 della nostra guida al rapporto di lavoro che trovate qui.

Fondo comune di ateneo e welfare integrativo. L’una tantum è un primo risultato ma non basta!

Con gli stipendi bloccati ormai da anni e con la prospettiva di non ottenere nessun aumento salariale dalla contrattazione nazionale almeno sino alla fine del 2014, uno dei primi obiettivi che ci eravamo posti in previsione dell’incontro con l’amministrazione del 7 maggio scorso era quello di ottenere almeno un risultato che ci permettesse di rimpinguare almeno parzialmente i nostri esausti conti correnti.

La previsione di un “una tantum”del Fondo Comune di Ateneo (FCA), anche se inferiore del 20% a quella erogata nel 2012, rappresenta un primo risultato parziale. Nei prossimi incontri chiederemo comunque, come una tantum, una cifra simile a quella del 2012. Basta questo primo risultato? Noi pensiamo di no: abbiamo la necessità, oltre all’una tantum, di aumentare permanentemente l’FCA.

L’amministrazione ha più volte dichiarato che leggi e normative esistenti rendono difficile questo aumento permanente. Anche se ha dichiarato al sua disponibilità a trovare modi per superare le difficoltà. Uno degli ostacoli più impervi sarebbe, come già indicato nel comunicato della RSU, il parere del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che impedirebbe di fatto tale aumento. Senza entrare nel dettaglio della spiegazione tecnica di questo parere dobbiamo subito dire che si tratta di un’interpretazione delle leggi e della normativa da parte del MEF. E in quanto interpretazione non ha valore di legge: tanto che è già stato criticato addirittura dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) e che almeno un Ateneo ha chiesto un’interpretazione autentica del parere agli organi competenti. Possiamo restare in attesa di questo parere per cercare di avere almeno il via libera formale per un eventuale aumento dell’FCA? Noi pensiamo che in attesa di questo parere si debba premere sull’amministrazione per convincerla che un tale aumento è almeno formalmente possibile.

Un altro elemento della discussione con l’amministrazione riguarda le misure di welfare integrativo che sono state richieste. L’amministrazione si è dichiarata disponibile a costituire un fondo separato per finanziare tali misure. Questo è una disponibilità importante che però va verificata nelle prossime settimane e soprattutto va messa in opera in tempi non biblici.

Per ottenere ulteriori risultati sarà necessaria comunque una mobilitazione del personale.

Per discutere insieme sia dell’aumento dell’FCA sia delle misure di welfare integrativo nelle prossime settimane organizzeremo degli incontri con il personale ta attraverso banchetti informativi e giri nelle strutture.

Comunicato congiunto F.L.C. C.G.I.L. e U.S.B. d’ateneo sui fatti di lunedì

Come lavoratori dell’ateneo siamo rimasti molto colpiti dalle modalità cruente dell’operazione di polizia di lunedì. Entrare in università con scudi e manganelli è un atto estremo.

Non eravamo più abituati a vedere le università teatro di irruzioni militari, con feriti tra gli studenti; le immagini dei video (http://www.milanotoday.it/cronaca/scontri-universita-statale-video.html) ci sconcertano e ci preoccupano.
Simili atti in scuole e università sono inaccettabili.

La scelta di delegare la risoluzione delle contraddizioni e dei problemi interni all’ateneo alla forza pubblica è un precedente gravissimo, oltreché assolutamente controproducente e che ha esposto il personale dell’ateneo a gravi rischi.

Ci stupiamo quindi della comunicazione di ieri del rettore in cui non c’è alcuna autocritica, nessun dubbio o nessuna critica sulle proprie decisioni o sull’operato della forza pubblica.

C’è purtroppo una rivendicazione piena del proprio agire, nonostante i fatti in corso in quel medesimo istante dimostrassero la totale inadeguatezza della linea repressiva adottata.

Radere al suolo un “centro di aggregazione” (per usare le parole del rettore stesso) con finalità culturali (asportandone addirittura il pavimento), demandare la gestione del dissenso studentesco alla questura, lasciare i colleghi in balìa degli eventi, dare l’ordine di evacuazione dell’ateneo senza nemmeno avvisare tutto il personale… Se è questa la nuova idea di ordine e democrazia dell’amministrazione noi non possiamo che essere fermamente contrari.

FLC CGIL Università degli Studi di Milano – USB Università degli Studi di Milano

Stipendio di aprile: manca qualcosa?

Come vi ricorderete con lo stipendio di aprile 2012 era stata erogata la prima tranche di una tantum del fondo comune d’ateneo… quest’anno non se ne vede traccia.
Sono mesi che rilanciamo proposte di incremento del fondo con nuove voci provenienti dalla ricerca finanziata e dall’adeguamento dei prezzi degli affitti degli spazi dell’ateneo (vedi nostre proposte per la contrattazione).

Sono proposte semplici e di rapida attuazione, che non creerebbero danni al bilancio dell’ateneo, ma che porterebbero un minimo di respiro alle nostre esauste finanze, già provate dal pluriennale blocco degli stipendi (vedi le tabelle di quanto abbiamo perso in questi anni).
Eppure l’amministrazione preferisce trincerarsi dietro leggi, cavilli e revisori dei conti (che pare non abbiano altro da fare che controllare i 100 € in più dati al personale t.a.).
Assieme al nostro potere d’acquisto in costante discesa, anche la nostra pazienza sta raggiungendo livelli sempre più bassi; chiediamo quindi all’amministrazione l’apertura immediata di una discussione con l’R.S.U. sul fondo comune di ateneo e ai colleghi di partecipare alle iniziative che proporremo nelle prossime settimane.

Impalcature, sprechi e degrado

Quasi dieci mesi fa (comunicato del 18 giugno 2012) abbiamo denunciato la presenza da oltre un anno di centinaia di metri quadri di impalcature nel cortile “pesci” di via Festa del Perdono abbandonate a se stesse senza alcun segno di lavori o di utilizzo.

Mai avremmo creduto, nella primavera del 2013, di dover tornare a parlare di questa vicenda; eppure, oltre al danno economico (non c’è ancora traccia di lavori), si sta aggiungendo anche una situazione di degrado igienico dovuto al fatto che sotto le impalcature nessuno pulisce, con il risultato che lungo il muro della mensa si è creata una piccola discarica.

Ora, prima di dover vedere roditori che scorrazzano per l’ateneo, torniamo a sollecitare l’incontro che abbiamo richiesto ormai da quasi un anno con le divisioni dell’edilizia per fare luce su alcune questioni e parlare di risparmio energetico, riduzione degli sprechi e strutture per disabili.

In particolare chiediamo al rettore di battere un colpo, dato che anche la nostra precedente richiesta inviata l’8 febbraio è rimasta lettera morta.

Ex presidenze: Un incontro insufficiente

Se dovessimo dare un voto all’incontro tra Amministrazione, RSU d’Ateneo e OO.SS. di lunedì 25 marzo tale voto sarebbe insufficiente.

Al di là della dovuta illustrazione, da parte dell’Amministrazione, dell’ipotesi di riorganizzazione dei servizi di supporto alla didattica (ex-presidenze di Facoltà ma non solo), scarsissime sono state le risposte alle numerose richieste di chiarimento e di approfondimento in merito.

Certamente valutiamo positivamente il fatto che una proposta sia stata presentata e che la stessa abbia accolto alcune delle critiche che come personale e come sigla avevamo avanzato alla precedente, stilata in “era Decleva”.

Queste positività sono ampiamente smentite dalla mancanza di quadro di riferimento certo e dettagliato che possa chiarire l’organizzazione concreta di questi servizi.

Prima di dare qualsiasi valutazione sull’ipotesi pensiamo sia necessario che l’Amministrazione risponda alle numerose questioni che le sono state poste. Queste risposte l’Amministrazione non le deve a noi ma innanzitutto alle lavoratrici e ai lavoratori interessate/i.

Auspichiamo quindi che questo sarà fatto nel previsto incontro tecnico dell’11 aprile.

Per quanto ci riguarda, faremo ben presente,(come abbiamo già fatto nel corso dell’incontro), la necessità’ di salvaguardare e valorizzare concretamente la professionalità e le competenze dei lavoratori.

E ribadiamo anche, come abbiamo fatto nell’ultima seduta del senato, che riteniamo necessario che i lavoratori abbiano una rappresentanza nel comitato d’indirizzo del centro servizi logistici per la didattica.

Solidarietà ad Aldo Milani

Il Comitato degli Iscritti FLC-CGIL dell’Università Statale di Milano esprime solidarietà al sindacalista Aldo Milani, a cui la questura di Piacenza ha dato un foglio di via di tre anni.

Aldo, che non appartiene al nostro sindacato, da tempo organizza i lavoratori delle cooperative del settore della logistica. Si tratta di un ambiente in cui è difficile intervenire: contratti precari, immigrati di diverse nazionalità, arroganza padronale e anche presenza di settori criminali.

L’art. 2 della legge n.1423 del 1956 stabilisce che “qualora le persone indicate…siano pericolose per la sicurezza pubblica o per la pubblica moralità e si trovino fuori dai luoghi di residenza, il Questore può rimandarvele con provvedimento motivato e con foglio di via obbligatorio, inibendo loro di ritornare, senza preventiva autorizzazione ovvero per un periodo non superiore a tre anni, nel Comune dal quale sono state allontanate con tale provvedimento”.

Chi fa il sindacalista in modo coerente, respingendo l’arroganza del potere e dei suoi servitori, aiutare chi è debole e diviso a solidarizzare e lottare per affermare i propri diritti più elementari è oggi, in Italia “persona pericolosa per la sicurezza pubblica”.
Si tratta di un precedente pericolosissimo per tutti i sindacalisti e per chiunque abbia a cuore la libertà di espressione e di manifestazione.

Assistenza parentale e sostegno al reddito per gli asili nido

Qui di seguito alcune proposte e chiarimenti circa due argomenti che ci stanno molto a cuore: le politiche di conciliazione casa-lavoro e l’aiuto economico alle famiglie che pagano le rette per gli asili nido ai propri figli.


CONCILIAZIONE CASA-LAVORO: LE NOSTRE PROPOSTE

Le politiche di conciliazione casa-lavoro, finora, sono state in gran parte rivolte alla maternità/paternità. Il progressivo invecchiamento della popolazione, i continui tagli alle spese sanitarie, gli interventi volti a limitare i benefici della legge 104, rendono sempre più difficile e oneroso, talvolta impossibile, assistere parenti o conviventi in difficoltà.

La nostra proposta riguarda anche i dipendenti che hanno bisogno di assistere:
– il coniuge (anche legalmente separato) o il convivente;
– parente entro il secondo grado (genitori, figli, fratelli, nonni, nipoti dei nonni) anche non convivente;
– un soggetto componente la famiglia anagrafica del dipendente;
in stato di comprovata necessità (ricovero ospedaliero, lunghe malattie, degenza in RSA) e che non abbiano permessi derivanti dalla legge 104 e abbiano già usufruito delle ore previste per “gravi motivi” e “grave infermità”.

Chiediamo di poter estendere anche a loro quanto già previsto per chi ha figli di età compresa tra 0 e 3 anni, e cioè:
– Orario continuato per 30 giorni all’anno;
– Accumulo di un debito orario di massimo 72 ore annuali, in aggiunta ai permessi previsti dall’art. 25 del CCNL, da recuperare entro lo stesso anno; nel caso in cui non sia stato possibile effettuare il recupero l’Amministrazione provvede a trattenere una somma pari alla retribuzione spettante per il numero di ore non recuperate;
– Concessione della pausa timbrata minima di 30 minuti.

Quest’ultimo punto è stato più volte richiesto in passato per tutti i lavoratori, ottenendo sempre risposte negative da parte dell’amministrazione. Riteniamo che una trattativa su questo punto non faccia parte della trattativa specifica sulle politiche di conciliazione e debba invece essere oggetto di una più complessiva sugli orari che possa contemplare scelte tra diverse tipologie di orario di servizio. Trattandosi di un argomento molto delicato, andrà affrontato, a nostro avviso, solo a seguito di una consultazione dei lavoratori e non usato propagandisticamente e strumentalmente con il rischio di non ottenere né l’una né l’altra.


ASILI NIDO: LE PAROLE E LE COSE

Leggiamo, in questi giorni, tante parole sulla questione degli asili nido: senza nessuna presunzione di avere la verità in tasca vorremmo spiegare come stanno le cose.

L’amministrazione ha proposto alla RSU e alle OO.SS. di Ateneo di sostituire l’attuale servizio di asili nido in convenzione con un sistema di voucher basato sul reddito ISEE. L’attuale servizio (via Archimedee e Ospedale Sacco in convenzione e S. Sofia in affidamento) è utilizzato, per l’anno scolastico 2012/2013, da 27 bambini e viene finanziato dall’Ateneo con 140.000 euro. Il solo affidamento a una cooperativa di servizi dell’asilo nido di S. Sofia da solo costa all’Ateneo ben 84.000 euro ed è utilizzato attualmente da soli 10 bambini (scenderebbero a 7 dall’a.s. 2013/2014).

L’amministrazione è disponibile ad aumentare il fondo a disposizione a 250.000 euro suddividendolo tra 230.000 euro a favore del personale tecnico amministrativo e 20.000 euro per il personale docente.

Noi abbiamo condiviso il sistema di voucher proposto all’amministrazione basato sulle fasce di reddito. Saranno favoriti gli asili pubblici e convenzionati, senza escludere anche quelli privati, ove i primi non siano disponibili.

Abbiamo ottenuto, rispetto alla proposta, che vengano inclusi anche i lavoratori che hanno più figli in età del nido e che vengano pienamente inclusi anche i part-time.

In questo modo si passerà da un servizio buono, ma che beneficia pochi e con una spesa spropositata, ad un servizio che beneficerà in modo equo un numero molto maggiore di lavoratori. Troviamo pertanto assurdo pensare di tenere aperto l’asilo d S. Sofia per soli 7 utenti.

Siamo certo d’accordo nel trovare una soluzione per gli attuali utenti del nido di S. Sofia che devono completare il percorso scolastico, anche attraverso convenzioni non onerose con altri nidi posti nei pressi dell’attuale. Questo però non deve mettere in discussione l’entità del fondo messo a disposizione.

P.S. se qualcuno/a volesse avere un’altra dimostrazione di quanto le parole di questi giorni siano scollegate dalle cose che si fanno, invitiamo a leggere il verbale della RSU del 28 gennaio 2013, dove si evidenzia che le varie proposte in tema, discusse e decise in RSU, sono state approvate all’unanimità, anche da chi ora dichiara di pensarla all’opposto.

Assunti dopo 31/12/2000: recupero trattenuta del 2,50% a favore dei lavoratori pubblici in TFR

Come ricorderete nel corso del 2012 abbiamo più volte sollevato la questione dell’indebita trattenuta del 2,50% sullo stipendio per il T.F.R. Ad ottobre il governo con un decreto ha ripristinato il T.F.S. per gli assunti fino al 31/12/2000 e il mantenimento della trattenuta per tutti.

Rimane quindi aperta la questione relativa ai lavoratori assunti dopo il 31/12/2000 che, pur avendo un regime meno conveniente (il T.F.R.), si vedono anche trattenere indebitamente il 2,50% dello stipendio.

Come promesso la FLC CGIL ha seguito la vicenda ed ha deciso di avviare la vertenza nazionale a tutela di tali lavoratori di scuola, università, ricerca e Afam. Ha quindi predisposto, in accordo col proprio ufficio legale, il modello di diffida che trovate qui, che va compilato e protocollato. Successivamente, qualora l’amministrazione non dovessero ottemperare ai propri obblighi, si presenteranno i ricorsi davanti al giudice del lavoro.

N.B. La diffida coinvolge solo i lavoratori assunti dopo il 31/12/2000 in regime di TFR (verificare sul cedolino la presenza della voce 5095 – TFR A TASSAZIONE CORRENTE)

Ancora blocco degli stipendi? Sono senza vergogna!

Come una voce dall’oltretomba, il governo dei banchieri ha fatto sapere alla stampa (si badi bene, non ai cittadini) che è sua intenzione prorogare per altri 2 anni il blocco degli stipendi che ormai ci strozza dal 2007.

Di fronte alle proteste delle organizzazioni sindacali (anche di quelle, come la CISL, che non hanno fatto un’ora di mobilitazione contro la spending review da cui deriva questo blocco), si sono affrettati a non confermare o smentire la notizia.

Ad ora non è facile capire quanto la notizia sia fondata e di sicuro terremo ben attive le antenne; ma come dicevamo in un recente comunicato i tempi stanno cambiando: non serve a nulla delegare la protesta, lamentarsi standosene seduti in scrivania; ma dobbiamo tutti essere attivi e partecipi del nostro futuro.

Si vince e si perde tutti assieme

Noi c’eravamo, ci siamo, ci saremo… e voi?

Test ANVUR: Valutare e punire

Prendiamo a prestito il titolo di un recente saggio della prof.ssa Valeria Pinto perché ci pare fotografi bene la situazione: l’ANVUR sta dispiegando tutta la sua potenza di fuoco per “valutare” gli atenei, imponendo le sue metodologie “indiscutibili”.

Non è bastata la figuraccia rimediata con le abilitazioni, le “mediane” e la lista delle riviste. A giugno-luglio verrà sperimentato sui laureandi un test di competenze generaliste. Uno dei commissari dell’ANVUR (nominati dal governo Berlusconi), F.Kostoris Padoa Schioppa, ci ha spiegato, in un seminario tenutosi il 28 gennaio 2013, che le competenze di carattere generalista che intendono “misurare” sono: capacità di risolvere problemi, capacità critiche e capacità comunicative. Le imprese si lamenterebbero del fatto che queste competenze trasversali non vengano né sviluppate, né certificate dagli atenei, e quindi dobbiamo attrezzarci a rispondere a questa richiesta. Lo strumento sarà un test statunitense (C.L.A. di C.A.E.), opportunamente tradotto e adattato (a caro prezzo).

Dal 2014 al test generalista si affiancherà uno sulle competenze specialistiche, ed entrambi saranno obbligatori e fondamentali ai fini dell’accreditamento dei corsi e della distribuzione della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario.

Vi segnaliamo i pericoli che noi vediamo in questa operazione.

L’idea che si possano misurare competenze come le “capacità critiche” o comunicative tout court. Quel che si testa, se va bene, sono solo alcune capacità critiche o comunicative. Tuttavia lo strumento imposto è un test elaborato in un contesto molto diverso dal nostro, con esigenze diverse e comunque molto controverso a livello internazionale.

Una volta comprato e tradotto, anche se dovessero evidenziarsi molti problemi, non sembra plausibile che possa essere accantonato.

I risultati verranno poi normalizzati, con un’operazione di regressione lineare, in base a molti parametri stimati con altri dati il cui controllo è esclusivamente nelle mani dei valutatori ANVUR.

L’ANVUR, in perenne ricerca di finanziamenti, già sta pensando a un test da “applicare” (scrivono proprio così) agli studenti in entrata, per misurare poi il “valore aggiunto” (manco fossero dei semilavorati) dagli atenei.

E’ già stato proposto il rilascio di un “patentino delle competenze generaliste”, da allegare al curriculum nelle domande di lavoro.

Per incentivare gli studenti alla partecipazione al test sono state ipotizzate elargizione di crediti e sconto sulle tasse universitaria. A Bologna attribuiranno dei punti laurea.

Potremmo pensare che si tratti della solita italianata, dove l’ennesimo carrozzone governativo deve giustificare la sua esistenza e la mungitura di soldi pubblici (mentre questi vengono tagliati al sistema moribondo che dovrebbero valutare!). La cosa sarebbe odiosa, ma non molto preoccupante.
Tuttavia il sistema, a regime (termine scelto non a caso), potrebbe influenzare le scelte didattiche orientandole verso ciò che serve per avere più finanziamenti e determinare una competizione tra atenei proprio sulla capacità di fornire e certificare ciò che ANVUR e le imprese vogliono.
Senza considerare che fino a pochi anni fa (e secondo Confcommercio tuttora) le imprese chiedevano solo competenze specifiche, e che per soddisfarle abbiamo visto il proliferare di fantasiosi e fallimentari corsi iper specialistici.

Sarebbe ore che gli atenei alzassero la testa e facessero al loro interno una seria valutazione della didattica, ma anche di ANVUR e delle sue metodologie.

RSU: la nostra presenza

Uno dei punti del programma della FLC CGIL per scorse elezioni RSU recitava: “Ci impegniamo anche a comunicare la presenza e l’assenza dei delegati eletti nella nostra lista e chiediamo a tutta la futura RSU di fare altrettanto.”

Per dare seguito a questo punto vi comunichiamo che la presenza della nostra delegazione alle riunioni RSU dal suo insediamento (marzo 2012) al 31 dicembre 2012 è stata dell’80%.

Per chi fosse interessata/o alle nostre presenze individuali rimandiamo alla sezione “Verbali” del sito RSU di UNIMI.

Come previsto a tempo debito vi informeremo sulla nostra presenza nei primi sei mesi del 2013.

Dove non si risparmia

Apprendiamo che il vecchio Consiglio di Amministrazione, nella sua ultima seduta, ha autorizzato l’indizione di una gara d’appalto “per l’affidamento della fornitura e posa in opera di arredi per l’Aula Magna e la Sala di Rappresentanza”.

Si tratta del famigerato progetto di spesa di € 484.000 per arredi ed € 216.000 per tendaggi che abbiamo più volte denunciato. In Senato Accademico, fra lo stupore di molti senatori, ai quali era sfuggito questo faraonico progetto, avevamo avevamo sostenuto che dovesse essere ritirato.

Evidentemente si può risparmiare su tutto, ma su tende e arredi no! Basta che non ci dicano che non ci sono soldi per il personale, perché a quel punto inviteremo tutti i lavoratori a tagliarsi il loro bel pezzettino di tenda nuova e rivenderselo al mercato per integrare il magro stipendio.

Scherzi a parte torniamo a invitare l’amministrazione, e in particolare il nuovo CDA che si riunisce in gennaio, a cancellare una delibera insensata e grottesca.

Contrattazione – Le Nostre Proposte

Qui di seguito le nostre proposte per la contrattazione che porteremo in R.S.U. e al tavolo di trattativa con l’amministrazione.

In allegatoil comunicato pdf da stampare, appendere, diffondere…


 Le ultime finanziarie (ora leggi di stabilità) hanno fortemente penalizzato il pubblico impiego sia per quanto riguarda i diritti, sia, cosa ancora più grave, per quanto riguarda i salarî. I margini di manovra nei quali ci ritroviamo ad operare sono sempre più ristretti, crediamo quindi che sia prioritario avanzare un’offensiva che, sfruttando le risorse a disposizione, possa permettere al personale di recuperare il proprio potere d’acquisto sia tramite forme di reddito diretto che indiretto.

Qui di seguito le nostre proposte

MANTENIMENTO E AUMENTO FONDO COMUNE D’ATENEO PER IL BIENNIO 2013/14

Dato il blocco del tabellare e delle progressioni economiche orizzontali per gli anni 2013 e 2014, dobbiamo avere garanzie almeno per il mantenimento del valore attuale del Fondo Comune d’Ateneo (F.C.A.) e il suo eventuale incremento tramite:
• entrate dai fitti attivi e di conseguenza una revisione del regolamento per aumentare le tariffe dei fitti degli spazi dell’ateneo (capitolo 7.1 del bilancio, vedi ns. comunicato del 28 giugno 2012);
• inclusione di nuove voci dal conto terzi (oltre ai capitoli di bilancio 5.5, 5.6 e 5.7), come per esempio la ricerca finanziata (capitoli del bilancio: 15.2, 15.3, 15.4);
• inclusione degli introiti dalle iscrizioni tirocinio formativo attivo (circa 3.000.000 di euro, vedi ns. comunicato del 26 giugno 2012).

DISTRIBUZIONE UNA TANTUM DEL FONDO COMUNE D’ATENEO

Crediamo che, all’interno di un incremento del F.C.A., si possa pensare ad una distribuzione dell’una tantum che riequilibri la distribuzione tra categorie.

INCREMENTO DEL FONDO TRASPORTI

Un buon risultato della scorsa R.S.U. era stata l’istituzione del Fondo Trasporti (vedi ns. comunicati del 22 dicembre 2010 e 10 marzo 2011) che consente consistenti sconti anche a chi utilizza treni e corriere. Come ben sanno molti colleghi l’aumento dei costi dei trasporti non conosce tregua, chiediamo dunque un relativo aumento del fondo in modo da supplire a tali aumenti.

RIMBORSO TICKET DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

Gli aumenti dei ticket sanitari sono stati uno degli ultimi atti del governo Berlusconi, poi confermato da Monti, che hanno creato un forte esborso per le fasce più deboli della popolazione; chiediamo quindi l’istituzione di un fondo che rimborsi in toto o in parte, a seconda della dichiarazione I.S.E.E., i ticket per prestazioni sanitarie effettuate col servizio sanitario nazionale.

CONVENZIONE SPESE ODONTOIATRICHE E OCULISTICHE CON S.S.N. E PRIVATI

Le spese odontoiatriche e oculistiche spesso sono dei veri e propri salassi per le casse dei lavoratori e poiché la stragrande maggioranza dei colleghi si rivolge a studi privati, chiediamo l’istituzione di una serie di convenzioni con strutture pubbliche e private che consentano sostanziali sconti sulle cure odontoiatriche e oculistiche. Oppure, in alternativa, l’incremento del fondo sussidi e la sua estensione anche a tali interventi presso privati. Il tutto sulla base della dichiarazione I.S.E.E.

CONVENZIONI PER IL BENESSERE FISICO

Riteniamo che la salute dei lavoratori sia un valore assoluto, ma spesso l’attività fisica ci è preclusa dai costi troppo elevati delle strutture ove questa si pratica, chiediamo pertanto l’istituzione di convenzioni con palestre, piscine e corsi sul modello di numerosi enti (es. Agenzia delle dogane).

CONTRIBUTI UNIVERSITARI LAVORATORI DELL’ATENEO

Crediamo che l’ateneo debba offrire la possibilità ai propri dipendenti e famigliari di poter usufruire a prezzi agevolati dell’attività didattica da esso svolta. Torniamo quindi a chiedere (vedi ns. comunicato del 27 ottobre 2011) che i dipendenti dell’università o i loro figli siano esonerati dal pagamento della seconda rata o, comunque, venga creato un sistema di sgravi legati alla situazione economica del richiedente. Il tutto sulla base della dichiarazione I.S.E.E.

CRITERI PIU’ EQUI PER LE RETTE DEGLI ASILI NIDO

Riteniamo l’attuale divisione delle tariffe, basata unicamente alle categorie di appartenenza, assolutamente superata; chiediamo pertanto che le tariffe siano valutate in base alla dichiarazione I.S.E.E.

UTILIZZO DEI PUNTI ORGANICO 2012

Nel 2013 dovremmo avere circa 7,7 punti organico da dividere con i professori associati. Con queste risorse si faranno assunzioni a tempo indeterminato, passaggi di categoria, aumenti di orario dei part-time, ecc. Poiché i docenti di seconda fascia hanno a disposizione anche un fondo nazionale extra, chiediamo che tali punti vengano utilizzati unicamente per il personale tecnico amministrativo.

PIU’ RISORSE DALLA LOTTA AGLI SPRECHI

Pensiamo che i fondi per mobilità, ticket sanitari, convenzioni, sussidi, corsi universitari e asili possano essere reperiti da una seria politica di lotta agli sprechi (vedi ns. comunicati del 14 e 18 giugno 2012).