Nonostante la lettera congiunta di CGIL, CISL, USB e CSA d’ateneo del 16 ottobre (e nonostante il buonsenso), l’amministrazione ha deciso di procedere ad applicare un calendario 2015 delle chiusure obbligatorie che definire punitivo nei confronti del personale tecnico amministrativo è poco.
Balzano immediatamente all’occhio tre elementi di forte criticità:
- ben otto giorni di chiusura obbligatoria, cioè un quarto dell’intero monte ferie annuo, costituiscono una grave violazione del diritto al recupero psico fisico sancito dalle leggi e dal contratto nazionale. La nostra organizzazione assieme a CISL, USB e CSA, aveva chiesto che non si andasse oltre le 4 giornate, richiamandoci alle festività soppresse;
- istituire una settimana di chiusura ad agosto, oltreché violare tutti gli accordi interni in essere, manifesta la protervia e l’arroganza di chi obbliga lavoratori da 1.000 euro al mese a prendere ferie nel periodo più caro dell’anno. Ricordiamo inoltre che la settimana di chiusura era stata inizialmente pensata a dicembre per ottenere dei risparmi energetici da utilizzare per incrementare le voci di finanziamento del personale tecnico amministrativo, aggiungerne una ad agosto non ha alcun presupposto logico, ma unicamente punitivo;
- le giornate di chiusura alle ore 17 con orario pieno sono la ciliegina sulla torta messa da un’amministrazione che ritiene che il personale tecnico amminstrativo stia in ateneo a girarsi i pollici fino a sera. Fino al 2014 in queste giornate si osservava l’orario continuato 8:00-15:00 con flessibilità di un’ora in entrata ed uscita, ora dovremo svolgere il normale orario di servizio (con pausa), ma senza la possibilità di recuperare eventuali ritardi dopo le 17 (ad esempio chi ha l’entrata fino alle 9:30 come farà?);questo è per noi una grave violazione delle norme in materia di flessibilità dell’orario previste dal CCNL e dagli accordi interni.
Se a questo aggiungiamo che la circolare non è stata nemmeno presentata in senato accademico, abbiamo ben chiaro quanto l’amministrazione stia scivolando verso un autoritarismo ed un dirigismo che va molto di moda al giorno d’oggi in Italia… con buona pace delle promesse elettorali dell’attuale rettore.
Come sigla non accettiamo questa involuzione del rapporto coi lavoratori e nei prossimi giorni metteremo in campo le iniziative che riterremo più idonee.