Anche se l’Amministrazione non l’ammetterà mai apertamente, la sperimentazione dell’apertura serale e durante i fine settimana di due biblioteche dell’Ateneo, la Biblioteca di Giurisprudenza Lettere e Filosofia (B.G.L.F.) e quella di Medicina Veterinaria (M.V.) è stata in generale fallimentare.
In 8 mesi, ha coinvolto il personale delle portinerie, 5 guardie giurate, diversi operatori delle cooperative e un certo numero di studenti 150 ore per una spesa totale che si aggira intorno ai 250.000 Euro!
Il risultato? Le cifre parlano da sole. Per quanto riguarda l’apertura serale, nella B.G.L.F. le presenze sono state costantemente in calo a partire dalle 19.30 con una media di 29 utenti alla chiusura, in quella di M.V. in calo addirittura dalle 16.30 con 17 presenze alla chiusura. Nella B.G.L.F. i prestiti sono stati 93 (!) in sei mesi, molto meno di uno al giorno, e poco di più a M.V., con 139. Le consultazioni rispettivamente 278 e 782.
Più lusinghieri (sic!), secondo l’Amministrazione, sarebbero i risultati delle aperture nei fine settimana, quando tra le ore 15 e le 17 si sono registrati buoni dati di presenze e in chiusura i posti occupati sono stati mediamente il 43% (125 posti) a B.G.L.F. e il 30% (46 posti) a M.V.
Quello che è stato ammesso, sia pur a denti stretti, è che i dati riguardanti i servizi bibliotecari principali, come le richieste di prestito e consultazione di libri, sono stati risibili e quindi la sperimentazione che ha coinvolto le biblioteche in quanto tali è stata un fallimento.
I risultati hanno dimostrato che la vera necessità degli studenti è di avere maggiori spazi di studio e di aggregazione.
Esattamente ciò che avevamo sostenuto quando eravamo stati informati della sperimentazione!
Allora i sindacati e i lavoratori erano stati accusati di immobilismo, incapacità di venire incontro alle esigenze degli studenti e di non avere una visione più dinamica e moderna dell’Università, perché si erano opposti a un progetto portato avanti ad oltranza, contro ogni logica e vantaggio complessivo per l’Ateneo.
Il tanto sbandierato benessere organizzativo più volte invocato dall’Amministrazione dov’è andato a finire se i lavoratori non sono mai stati parte integrante dei processi decisionali?
Se non avessimo fatto la sperimentazione non avremmo potuto saperlo? Forse in realtà sarebbe bastato chiedere al personale, a chi gestisce le sale, dialoga con l’utenza e questo lavoro lo svolge quotidianamente; e tenere conto di questa esperienza accumulata in anni di servizio invece di spendere così tante risorse inutilmente.