E’ ricominciata la caccia alle streghe?

Dopo il fallimento della raccolta firme a sostegno delle cariche di polizia in ateneo che un gruppo di anonimi dipendenti, con la benedizione dell’amministrazione, ha inviato a tutto il personale il 10 maggio scorso; i fautori dell’ordine e della disciplina ad ogni costo ci riprovano a scienze politiche, ma usando metodi molto più “convincenti”.
Così i direttori dei dipartimenti dell’ex facoltà hanno inviato, con differenti modalità, una lettera al rispettivo personale in cui “invitano” docenti e tecnici amministrativi ad una “doverosa” condanna dell’occupazione dei locali dell’ex libreria CUESP vuota da circa 2 anni.

Ovviamente gli argomenti sono sempre gli stessi: il decoro, l’illegalità, l’occupazione degli spazi… Se proprio vogliamo parlare di decoro perché non parlare delle feste di laurea che quotidianamente riducono le nostre sedi a discariche con annessi cori tanto ripetitivi, quanto poco “accademici”? Oppure dov’è l’illegalità in un ateneo che viola numerose norme sulla sicurezza? Per non parlare degli spazi: ci si scandalizza per un locale vuoto da 2 anni in un sotterraneo, ma quanti uffici sono occupati da docenti e non ormai in pensione da anni?

Ma al di là dei toni volutamente drammatici della lettera e della sovrapposizione con episodi avvenuti altrove e in altri contesti; ci allarma il clima di odio e contrapposizione che si sta cercando in instillare tra i colleghi nei confronti degli studenti. Una sorta di clima della tensione in cui qualsiasi azione deve venire repressa con la massima durezza e in cui non c’è spazio per chi non concorda con l’operato del potere. Di questo passo non ci stupirebbe se in un prossimo futuro si arrivasse a far sottoscrivere petizioni od appelli contro chi lotta per la difesa dei nostri diritti.

Crediamo che questi appelli non possano fare altro che aumentare le tensioni e la confusione; che poi essi arrivino dai direttori di dipartimento (accompagnati da “doverosi inviti” a firmare), lasciano trapelare dubbi sulla spontaneità dell’adesione. Piuttosto, come sempre, ci rendiamo disponibili a mediare tra le parti per delle soluzioni condivise.