Ennesimo atto unilaterale del rettore Gianluca Vago, che per la prima volta nella storia dell’ateneo, va contro l’autonomia dei dipartimenti.
Nonostante cinque votazioni abbiano mandato in minoranza il suo progetto, il rettore rilancia, con una evidente forzatura, l’accesso programmato.
I corsi di laurea triennale coinvolti sono: Lettere, Storia, Filosofia, Beni culturali e Beni ambientali e sebbene tutti e cinque i dipartimenti siano contrari all’introduzione del numero chiuso, il 9 maggio il rettore ha sancito che martedì 16 maggio porterà alla votazione del Senato Accademico la questione.
Secondo i dati del Miur (2014) il 39% per cento dei corsi di studio delle università italiane è “a numero programmato”: 1.671 su 4.311.
È ipotizzabile che nel 2017 si sia arrivati alla metà dell’intera platea.
Da sempre come organizzazione sindacale difendiamo l’accesso al diritto allo studio, attraverso maggiori investimenti, e non rendendo più impervio l’ingresso al mondo della conoscenza. Del resto il numero chiuso è decisamente folle nel paese europeo con la minor percentuale di laureati.
Riteniamo un precedente grave e inaccettabile che il rettore proceda con l’introduzione del numero chiuso, negando l’autonomia dei dipartimenti e non rispettando il parere che hanno espresso.
Un modus operandi ancora più preoccupante in quanto non si tratta di un’eccezione, ma dell’ennesimo tassello di una deriva autoritaria dell’attuale rettore, che con lo stesso metodo procede sulla questione del trasferimento delle facoltà scientifiche a Rho.
Per questo sosteniamo studenti e dipendenti dei dipartimenti coinvolti e parteciperemo al presidio
che si terrà durante la seduta del Senato Accademico (16 maggio ore 14, in via Festa del Perdono, 7) per difendere il diritto ad accedere all’istruzione universitaria e per ribadire che la soluzione ai problemi di carenza di personale non è la riduzione del numero di studenti, ma l’aumento dei finanziamenti destinati all’università pubblica e lo sblocco del turnover.