Ennesima iniziativa autoritaria e unilaterale del Rettore in merito al trasferimento a Rho.
Scopriamo da un articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 29 marzo, che una semplice manifestazione d’interesse, adesso è “un’opportunità irripetibile” che dovrebbe essere approvata (?!) da CdA e Senato Accademico nella seduta di aprile.
Un pressing del rettore dovuto allo scadere del suo mandato e alle crescenti e partecipate iniziative di comitati di zona, studenti e lavoratori?!
Infatti, proprio ieri si è tenuta assemblea partecipata in cui sono state esposte criticità e proposte per rilanciare il nostro ateneo, senza sottostare al diktat “o Rho o morte”!
Di là delle ipotesi, quello che è certo è la totale mancanza di strumenti democratici per far esprimere i diretti interessati, chi dovrà adeguarsi a spazi ridotti di oltre il 50% e a un indebitamento che li soffocherà per oltre 30 anni; diversamente da chi, Rettore e Direttore Generale in primis, saranno approdati verso lidi sicuramente più gratificanti.
Eppure pareri critici e autorevoli non mancano, per citarne solo alcuni: Bernardo Notarangelo (SDA Bocconi) “se la scelta fosse operata solo con criteri oggettivi e nell’interesse del bene pubblico, non sarebbe l’area Expo a spuntarla.”
Ennio Galante (ricercatore CNR) “[…] fare una città della scienza (a ex-Expo)». Ma Città Studi attualmente è la maggiore area di ricerca in Italia, per dimensioni territoriali, per pluridisciplinarietà e per numerosità di enti di ricerca e didattica: due università (Politecnico di Milano e UniMi), il polo CNR, l’INFN (Istituto Nazionale Fisica Nucleare), due IRCCS (Neurologico e Istituto Nazionale Tumori e Amadeolab), l’InnovHub (che raggruppa le tre stazioni sperimentali per le industrie), l’IAA afferente al CRA, l’istituto Giuliana Ronzoni;
Oppure il gruppo di Cittadinanza Attiva “Che ne sarà di Città Studi” e i 4500 firmatari a sostegno del relativo Comitato FAI.
Chiediamo a tutti i rappresentanti in Senato e CdA di approfondire, come loro diritto e dovere, i dati fondamentali e le implicazioni di un progetto che avrà un impatto notevole sul bilancio dell’ateneo per oltre un decennio, e di esigere che sia presentata anche una strategia alternativa. Come peraltro hanno già fatto i rappresentanti del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario.
Nel frattempo chiediamo che si decida una moratoria e non si approvi nulla finché non siano state percorse tutte le vie di espressione democratica, in altre parole assemblee informative e referendum dei dipendenti dell’ateneo.
Confidiamo che nessuno delle/degli altre/i rappresentanti voglia rendersi partecipe di una tale forzatura antidemocratica.
Vi ricordiamo il prossimo appuntamento:
Oggi alle ore 17 biciclettata con partenza da piazza Leonardo da Vinci a Palazzo Marino, dove sarà nuovamente affrontata la questione del trasferimento.
Qui il volantino da stampare, affiggere, diffondere