L’attuale Costituzione è nata da un patto tra quasi tutte le forze politiche del secondo dopoguerra ed è stata approvata da circa l’83% dei parlamentari di Camera e Senato. Le forze politiche che l’hanno votata rappresentavano gran parte del paese reale.
Il patto prevedeva il passaggio da un’economia basata unicamente sul liberalismo economico a una forma di economia sociale di mercato in cui lo Stato aveva un ruolo non marginale d’indirizzo e d’intervento. Il lavoro rimane uno dei principi fondamentali e rivendicabili e l’impianto costituzionale ha favorito, almeno in passato, la partecipazione dei cittadini e delle cittadine alla formazione degli indirizzi politici sociali.
Uno degli obiettivi dichiarati della nostra Costituzione era quindi la preoccupazione, anche se in parte disattesa negli anni, di rimuovere gli ostacoli economici che impedivano questa partecipazione.
Nel corso degli ultimi decenni la centralità del lavoro si è via via ridotta a favore del principio, introdotto dagli accordi e dai trattati europei, poi recepiti con leggi nazionali, della stabilità dei prezzi: questo principio diventa l’obiettivo primario che subordina tutti gli altri, in primo luogo quello della piena occupazione previsto invece dalla nostra Costituzione.
L’ultimo atto di questa deriva autoritaria è stato la sciagurata approvazione, quasi all’unanimità delle camere, del principio del pareggio in bilancio con l’introduzione dell’art. 81 della Costituzione. Un articolo della seconda parte della costituzione mette in mora i principi fondamentali previsti della prima parte.
Tutti i diritti sociali, tra cui quello per esempio delle cure mediche di base, sono subordinati alla stabilità dei prezzi: se ci sono i soldi necessari bene altrimenti, dobbiamo ricorrere a cure a pagamento.
La riforma proposta al voto 4 dicembre non modifica quest’obbrobrio costituzionale, ma anzi riduce i poteri d’intervento delle cittadine e i cittadini e i limiti che l’attuale costituzione poneva alla deriva neoliberista.
Una riforma approvata a maggioranza da meno del 60% delle forze politiche presenti in parlamento, sostanzialmente da un solo partito insieme a altre forze raccogliticce e transfughi di ogni risma non può rappresentare il paese reale.
IL 4 DICEMBRE MEGLIO VOTARE NO!
In allegato la locandina dell’iniziativa che si terrà questa oggi alle 15.30, presso la
sala Crociera Alta di Giurisprudenza, via Festa del Perdono, 7
La partecipazione è coperta da permesso per assemblea.