Il 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorda l’assassinio a bastonate delle tre sorelle Mirabal da parte dei sicari del dittatore domenicano Trujillo nel 1960 perché oppositrici del regime.
Ogni giorno milioni di donne in tutto il mondo sono sottoposte a violenza fisica, sessuale e psicologica da parte di uomini; diverse di loro vengono anche uccise.
Secondo lo studio WHO (World Health Statistic) 2013 il 35 % delle donne ha subito violenza fisica e/o sessuale e dato ancora più preoccupante, il 70% di loro ha subito violenza fisica e/o sessuale dal proprio partner: altre sono oggetto di violenza da parte del padre o di un parente maschio. Questa violenza è spesso esercitata tra le pareti
domestiche.
Una recente ricerca afferma che il comportamento maschile è la prima causa di morte violenta e invalidità permanente per le donne fra i 16 e i 44 anni in tutto il mondo.
Violenze di ogni tipo avvengono anche nei luoghi di lavoro: le nostre colleghe lo sanno benissimo, non dobbiamo certo spiegarglielo noi.
Senza dubbio sono cambiate le nostre vite, le relazioni familiari, l’amicizia e l’amore tra uomini e donne, il rapporto con figlie e figli.
Consuetudini e modi di sentire sono mutati e le forme della convivenza sociale registrano, sia pure a fatica, questo cambiamento. Ma le violenze persistono.
Non si tratta solo di violenze messe in atto: il punto di vista maschile, anche alle organizzazioni sindacali come la nostra, non riesce ancora a vedere chiaramente la grande trasformazione delle nostre società prodotta negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro.
Non vogliamo (gli uomini che insieme alle donne hanno scritto questo comunicato) parlare in nome di nessuno, ergerci a difensori di qualcuno e neppure allontanare da noi la responsabilità, collettiva e individuale, di questa situazione.
Non vogliamo neppure dire che tutti gli uomini cui ci rivolgiamo siano attori di violenze e soprusi. Nessuno di noi può ergersi a giudice o fare la predica a qualcuno, ma tutti noi uomini abbiamo la responsabilità di quello che accade.
La violenza sulle donne è esercitata da uomini: è quindi necessario, anzitutto come uomini, prenderne coscienza e poi impegnarsi in tutti gli ambiti per cambiare questa situazione.