“I costi della politica si ridurranno di ben 1 miliardo …no, scusate, di ben 500 milioni!” Questo è quello che accadrà, in caso diapprovazione del quesito referendario il prossimo 4 dicembre, almeno secondo i sostenitori del sì.
Premettiamo che una riforma costituzionale non deve essere certo il luogo dove si mette in opera una spending review. Se si vuole raggiungere l’obiettivo di “contenere i costi di funzionamento delle istituzioni” basterebbe approvare subito una proposta di taglio agli stipendi dei parlamentari come quella presentata nelle scorse settimane in Parlamento e subito insabbiata dalla maggioranza che sostiene il Governo.
Una proposta di legge che farebbe risparmiare, secondo i più, almeno 87 milioni.
Certo, ci si potrebbe obiettare, ma non 500! Ma questa cifra è vera?
L’ipotizzato risparmio, dimezzato nel corso della campagna referendaria senza spiegazioni, è giudicato da alcuni economisti (della Bocconie quindi non pericolosi estremisti) una previsione “un po’ birichina”. Vediamo perché.
Nei 500 milioni di risparmio sono inclusi i 350 milioni della cancellazione definitiva delle province, cifra che però è già stata risparmiata nell’abolizione di fatto delle stesse, già avvenuta in questi ultimi anni.
Dei restanti 150 milioni di risparmio, secondo la Ragioneria generale dello Stato, sono certi:
– 49 milioni circa dovuti all’eliminazione dell’indennità parlamentare dei senatori e alla riduzione del numero degli stessi;
– circa 9 milioni dovuti all’eliminazione del CNEL.
Gli altri risparmi non sono per nulla garantiti!
IL 4 DICEMBRE MEGLIO VOTARE NO!