Il lavoro che uccide

Dichiariamo la nostra indignazione per quanto accaduto ad un lavoratore della SAEM diPiacenza, morto investito da un camion, mentre lottava per migliorare le condizioni di vita dei suoi colleghi precari.

La sua morte è come sale su una ferita aperta, quella di chi muore per difendere i propri diritti e la propria dignità.

Esprimiamo totale solidarietà ai lavoratori, ai sindacalisti dell’Unione Sindacale di Base e degli altri sindacati impegnati in questa dura lotta.

Esprimiamo sdegno anche in merito alla posizione della Procura di Piacenza che ha derubricato un fatto del genere a “omicidio stradale“; la stessa procura che da anni allontana i sindacalisti scomodi a suon di denunce e fogli di via.

Nessun lavoratore dovrebbe morire davanti o dentro i cancelli del proprio posto di lavoro e invece a distanza di poche ore è successo ad un altro operaio, a Taranto e ancora una volta all’ILVA.

Un ragazzo di 25 anni, un operaio schiacciato da un rullo.

Il quarto incidente mortale da quando lo stabilimento è commissariato.

Il 17 novembre 2015 Cosimo Martucci, 49 anni, dipendente di una ditta appaltatrice morto schiacciato da un grosso tubo, all’interno dell’azienda.

Il 12 giugno 2015 Alessandro Morricella, 35 anni, travolto dalla ghisa fusa e vapore, morì dopo giorni di agonia.

Angelo Iodice, 54 anni, responsabile della sicurezza di una ditta dell’appalto, fu investito ed ucciso da un mezzo aziendale.

Tanti altri si aggiungono a questa lista, ogni giorno.

Se qualcuno si era illuso che i cosiddetti omicidi bianchi, il caporalato, la dura
repressione di chi protesta appartenessero al passato,
farà meglio a ricredersi rapidamente:
queste barbarie sono sempre più presenti sul suolo nazionale e internazionale

 

Qui il volantino da stampare, affiggere, diffondere