Non siamo tutti Gian-felici

Il nostro rettore è ormai abituato a smentire la fantomatiche voci che lo vogliono candidato a qualsiasi carica politica in quasi ogni schieramento. Questa volta gli chiediamo noi una smentita: ci dica chiaramente di non voler indebitare l’ateneo ai massimi consentiti dalla legge (se non oltre) per un quarto di secolo.

 L’articolo pubblicato da “Il Giorno” del 23 febbraio ci presenta un quadro inquietante: il rettore, insieme a non ben precisati “vertici dell’università”, ha sostenuto degli incontri coi tecnici della Cassa Depositi e Prestiti. Par di capire che la Statale abbia ridotto la previsione di spazi necessari per il trasferimento di Città Studi e che si possa gestire tutta l’operazione senza un commissario unico.

Torniamo a chiedere al rettore: con quale mandato va a contrattare un gigantesco indebitamento? Di quali cifre si sta parlando? Visto che esistono, per ora, solo numeri buttati al vento (alla stampa, alla radio, ecc.).

Ribadiamo: non ci interessa discutere il merito scientifico del progetto, non ci opponiamo per principio alle novità, come ci accusano certi docenti entusiasti di questa “grandissima opportunità”. Quel che ci preme avere chiara è la sostenibilità del progetto, anzitutto dal punto di vista economico. Indebitare la Statale fino ai limiti previsti dalla legge per 25 anni significa: 1) esporsi a qualsiasi variazione delle condizioni economiche: non saremmo più in grado di fronteggiare un ulteriore taglio governativo del Fondo di Finanziamento Ordinario o una spesa imprevista, né ridurre le tasse agli studenti, 2) riduzione di punti organico, peraltro in un contesto in cui, dopo 3 anni, bisognerà iniziare a pagare i professori che entreranno a breve come ricercatori di tipo B.

Non ci sembra che le precedenti iniziative della Statale, come la cattedrale nei campi di Lodi o i centralissimi edifici di via Mercalli, abbiano dimostrato grandi capacità gestionali da parte dell’ateneo. Qualcuno rifarebbe oggi queste operazioni?

Come sindacato abbiamo il dovere di garantire l’università pubblica e chi ci lavora, e non certo entusiasmarci per fantomatici progetti che il governo si rifiuta sia di finanziare, sia di coordinare.

Una riflessione merita anche il sempre più imbarazzante sponsor dell’iniziativa: il presidente di Assolombarda, nonché proprietario del gruppo Techint e della clinica privata Humanitas, con tanto di università di medicina in inglese scippata alla Statale.
Non c’è articolo sull’area Expo che non veda dichiarazioni entusiastiche di Gianfelice Rocca, che è tutto fuorché un sostenitore dell’università pubblica, ma che, al contrario, ha tutti i suoi privatissimi interessi e profitti da promuovere.

In allegato il volantino da stampare, affiggere, diffondere