Non passa giorno che la sede di via Festa del Perdono, la Ca’ Granda, non ospiti un banchetto. Praticamente l’ateneo è stato trasformato in un ristorante a cielo aperto, con tavolini apparecchiati di giorno sulla balconatae, a volte, perfino di sera in cortile.
Il colmo lo si è raggiunto nella settimana di ferragosto, quando è stato ospitato un convegno internazionale di economisti agrari, che mangiavano ben 5 volte al giorno (un paio di volte l’ateneo è stato aperto fin oltre l’una del mattino). Un comportamento, se possiamo dire, non nuovo a molti economisti, che, non riuscendo a nutrire il pianeta, si dedicano a nutrire se stessi in abbondanza.
Qualcuno penserà che, in tempi di tagli, l’università sia costretta a trasformarsi pure in ristorante per recuperare un po’ di quattrini. Purtroppo non è così. Nella quasi totalità dei casi, chi approfitta degli spazi dell’ateneo lo fa gratuitamente, limitandosi a coprire le spese.
Del resto, i pochi che pagano (per esempio gli spazi espositivi delle ditte farmaceutiche) lo fanno sulla base di un tariffario che risale aglianni Novanta.
Visto che una parte degli introiti dei fitti attivi va nel nostro Fondo Comune d’Ateneo, abbiamo più volte chiesto di aggiornare il tariffario. Le risposte sono state varie: un giorno ci è stato detto che prima si doveva rifare l’aulamagna (ora è stata rifatta, ed è costata pure tanto… più di 1.700.000 € tra progettazione, ristrutturazione ed arredi) , un altro che è materia di C.d.A. (gli stessi signori che vogliono farci subire la valutazione ai fini delladistribuzione di qualche centinaio di euro di Fondo Comune), un altro che ci sono cose più urgenti.
Ovviamente il sospetto che ci sia da più parti un interessea non far pagare tanto o non far pagare del tutto chi usa l’ateneo a vario titolo è forte. Questo, però, evidentemente si scontra con l’interesse pubblico: non siamo una villa patrizia privata. Abbiamo una splendida sede nel centro di Milano, è comprensibile che si prevedano tariffe agevolate per alcune tipologie di convegni, ma il quotidiano banchettare gratis a cui si assiste non è più tollerabile.