In allegato la locandina da stampare e appendere.
In questi giorni i mass media si sono abbondantemente dedicati a un polverone su Pompei: non quello dovuto all’eruzione del Vesuvio nel 79 dc, ma quello determinato da un’assemblea sindacale del 2015 dc.
Ormai dovremmo esserci abituati: gran parte di quel che ci raccontano i media è propaganda. Tuttavia stupisce che non ci si preoccupi più neppure di salvare le forme.
L’assemblea di Pompei era stata regolarmente comunicata e autorizzata, come riporta Il Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/28/pompei-assemblea-sindacale-selvaggia-era-autorizzata-da-giorni-soprintendente-stupito-diede-ok-ecco-il-documento/1911737/
Le motivazioni dell’assemblea erano: il forte ritardo del pagamento dei festivi e le mancate assunzioni. Al posto di bandire dei concorsi sono stati inviati solo 30 lavoratori a tempo determinato da un’agenzia del ministero, tra i quali nessun restauratore.
A fronte di un ritardo nell’apertura del sito di 1 ora e 20 minuti, il ministro Franceschini ha parlato di “Danno incalcolabile all’immagine degli scavi” (quegli scavi dove si verificano crolli periodici da anni a questa parte). In perfetta continuità con il governo Berlusconi, Renzi ne ha approfittato per annunciare l’ennesima riforma, quella del diritto di sciopero. Il testo che verrà discusso a settembre è stato depositato nel 2014, dai soliti sempreverdi Sacconi e Ichino. A suggellare la guerra lampo estiva sul diritto di sciopero, l’immancabile sondaggio che vede gli italiani largamente favorevoli alla “riforma” (e a Renzi).
Se questa non è la cronaca di un regime all’opera, poco ci manca: dopo aver tagliato lo statuto dei lavoratori ora si passa al diritto di sciopero, tra un taglio della sanità passato per decreto legge e un nuovo rincaro preannunciato della bolletta elettrica (questa volta per chi consuma poco!). Il tutto in un clima di conformismo opprimente, al quale si aggiungono pure le organizzazioni sindacali nazionali, pronte a condannare l’accaduto per evitare azioni legislative, non capendo che è stata una solenne montatura, finalizzata a creare consenso, proprio per l’ennesimo attacco a dei diritti sanciti da leggi e contratti.