In allegato la locandina da stampare e appendere.
Uno dei risultati positivi del tavolo sindacale del 27 maggio è stata la decisione, da parte dell’amministrazione, di pagare il saldo del conguaglio del Fondo comune d’ateneo con le solite regole (come avevamo chiesto), trattandosi di soldi riferiti al 2014.
Tuttavia incombono la delibera del C.d.A. del 9 dicembre 2014* e un parere dei revisori dei conti, e quindi ci è stato preannunciato un “modello” per la valutazione del personale, che dovrebbe servire a ripartire in modo differenziato le erogazioni non mensili del fondo.
Oltre a notare che i consiglieri di amministrazione e i revisori dei conti sono due categorie che nessuno si sogna di valutare per attribuir loro premi o decurtazioni stipendiali, ci chiediamo che cosa abbia in mente l’amministrazione.
Il famigerato “pagellino” è la cosa più semplice, ma anche la più screditata. Un sistema che crea tensioni, rancori, che avvelena il clima nelle strutture, minando la cooperazione e la solidarietà tra i lavoratori, che inevitabilmente risente del modo diverso di valutare e che comunque non intacca minimamente quei rapporti di connivenza e favoritismo che a volte si instaurano. Un sistema che serve solo a dividere i lavoratori e che faremo di tutto per scongiurare e, nel caso, disattivare.
Difficile anche trovare dei criteri quantitativi, come invece è stato fatto per gli incentivi dei docenti. Svolgiamo compiti molto differenziati e il rischio è trovarsi a confrontare le mele con le pere. A quel punto potrebbero inventarsi una qualche “brunettata”, come le percentuali obbligatorie di bravi, medi e fannulloni in ogni struttura: una forzatura capace di affondare le strutture che lavorano bene senza minimamente intaccare i problemi di quelle che non funzionano.
La cosa che più stupisce è che nessuno ha provato a spiegare quali vantaggi deriverebbero dal mettere in piedi una simile procedura. Se l’amministrazione volesse far funzionare meglio le strutture e motivare maggiormente i lavoratori, oltre a procedere una benedetta volta con la fantomatica riorganizzazione, potrebbe iniziare a chiedersi se i dirigenti e i direttori di dipartimento sono in grado di trattare col personale. E cioè se sanno organizzare il lavoro, ascoltare il punto di vista dei lavoratori e motivarli, nonché intervenire dove ci sono dei problemi. Scoprirebbero che molti non fanno nemmeno finta: pensate al vostro dirigente o direttore, pensate alle sue capacità in questi ambiti e fate qualche riflessione in materia.
Il rischio, che probabilmente l’amministrazione percepisce e consiglieri di amministrazione e revisori dei conti no, è di mettere in piedi un enorme castello di carte che, per poche centinaia di euro, crea un enorme malcontento diffuso, vanificando quanto invece si intenderebbe fare col welfare d’ateneo e con la dote formativa.
Non sapendo bene che fare, per ora l’unico argomento si basa su un non ben precisato motivo di giustizia: “premiare chi lavora, stanare chi non lavora”. Uno slogan a effetto, che a molti piace ripetere, almeno fino a quando non scoprono di essere stati collocati da qualcuno nella fascia dei fannulloni reietti.
Uno sforzo per uscire dalla situazione in cui siamo stati cacciati dal consiglio di amministrazione e dai revisori dei conti dovremo farlo, ma c’è un messaggio che ci sentiamo subito di dare a chi sta elaborando modelli e modellini: alla guerra tra lavoratori per qualche spicciolo preferiamo la guerra contro chi vuol decidere sulla nostra pelle.
*”Il Consiglio di amministrazione si riserva di riconsiderare la questione inerente al Fondo Comune d’Ateneo alla luce degli elementi che si acquisiranno a seguito degli opportunia pprofondimenti, fermo restando il principio che a far tempo dal prossimo anno il Fondo sarà distribuito non più a “pioggia” tenendo conto del solo requisito delle “presenze”, bensì sulla base di criteri valutativi”