Il 15 maggio i dirigenti della Novelis di Pieve Emanuele hanno deciso di interrompere le relazioni sindacali, con un atto di estrema gravità, ovvero, licenziando lo storico e combattivo delegato della Fiom, Giuseppe Andreula, anche componente del Comitato Direttivo Provinciale dell’organizzazione dei metalmeccanici. La motivazione fornita: “pervicace volontà di non attenersi ai doveri di obbedienza e diligenza”.
L’azienda aveva intrapreso una serie di atti che avrebbero ridotto i diritti dei lavoratori, all’interno di una fabbrica con ritmi stremanti, nella quale si lavora a ciclo continuo.
La reazione e la solidarietà dei lavoratori è stata immediata, gli impianti sono stati fermati e, alle 17.00 dello stesso giorno, i lavoratori sono scesi in sciopero e sono rimasti in presidio permanente.
Siamo immensamente lieti di apprendere che, dopo sette giorni di sciopero e presidio, è stato ottenuto il ritiro di tale iniquo provvedimento.
Come abbiamo sempre sostenuto, solo la lotta e l’unione dei lavoratori pagano e sono il primo strumento di tutela!
Ciononostante, non possiamo non chiederci cosa sarebbe accaduto e cosa accadrà ai quei delegati meno fortunati che lavorano in
contesti meno coesi e ancor più ricattabili.
Vi ricordiamo che il Jobs Act, in caso di licenziamento economico, qualora si riesca a dimostrare che sia illegittimo, prevede solo il rimborso da 2 a 24 mensilità, senza alcun reintegro.
Un attivista sindacale che svolge coerentemente la propria attività, o anche un semplice lavoratore che non piace più, possono essere ormai facilmente licenziati. Davanti a questo scenario di arbìtri e vera e propria dittatura padronale l’unica difesa non sta nella magistratura, ma nell’unità dei lavoratori e nella loro arma più potente: lo sciopero a oltranza.