Non passa giorno che i giornali non ci riportino di qualche guaio giudiziario per Expo e per tutto il sistema che vi gira attorno, ma le notizie riportate nei giorni scorsi dal Corriere della Sera e dal Fatto Quotidiano ci hanno colpito particolarmente proprio perché riguardano direttamente il nostro ateneo.
Come sempre più spesso accade siamo costretti a leggere dagli organi di informazione notizie e decisioni di tale portata, alla faccia della trasparenza e del confronto tanto declamati durante la campagna per l’elezione del rettore.
A quanto pare i vertici dell’università hanno pensato, in una sorta di esodo di massa, di trasferire l’intera Città Studi a Rho, nell’area dove dovrebbe tenersi l’esposizione universale. Un’area a dire il vero non molto ambita dato che la gara per aggiudicarsela è andata deserta (forse anche per la cifra esorbitante richiesta dalla società che la gestisce per conto di regione e comune: 340 milioni, quasi 3 volte il prezzo pagato per acquistarla).
Di fronte ad una richiesta tanto esosa ecco che interviene Pantalone che, con i soldi dei contribuenti, mette una pezza ad un’esperienza destinata al fallimento (“terreno per topi” per dirla con le parole del Corriere della Sera).
A questi 340 milioni si dovrebbero poi aggiungere altri 400 milioni circa per la realizzazione delle opere, per un totale di oltre 700 milioni! Insomma, una cifra astronomica in grado di devastare la stabilità economico-finanziaria dell’ateneo per i prossimi decenni.
Ci poniamo quindi alcune domande:
E’ possibile che scelte di tale portata strategica e a lungo termine possano venire portate avanti solo da poche persone, in carica per pochi anni, senza alcun consulto con tutta la comunità accademica nel suo insieme?
Che senso ha spendere milioni per costruire il nuovo edificio in via Celoria 16 se tutta quell’area sarebbe da alienare?
Sono almeno 15 anni che si parla di ristrutturare via Mercalli o di spostare la facoltà di Veterinaria a Lodi, quanti anni ci vorrebbero per realizzare un progetto di dimensioni di gran lunga maggiori come quello illustrato negli articoli del Corriere? Nel frattempo come potremo coprire l’inevitabile esposizione con le banche?
Per ora, dato che a quanto pare non c’è ancora nulla di concreto, l’unica cosa che ci sentiamo di dire è che il gestore della cosa pubblica deve attenersi ai principi di prudenza e diligenza del buon amministratore. Non vorremmo infatti ritrovarci un università commissariata, impossibilitata a far fronte al pagamento del salario accessorio del personale e delle chiamate di docenti e ricercatori.
Ci aspettiamo che tutti, lavoratori e studenti, vengano puntualmente aggiornati dei futuri sviluppi, senza dover attendere di leggere del proprio futuro dai quotidiani.
Potete trovare gli articoli qui: Il Fatto Quotidiano(http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/09/expo-2015-i-terreni-alla-statale-di-milano-trovato-il-principe-azzurro/1408785/), qui: Corriere della Sera 1(http://milano.corriere.it/cronaca/speciali/2013/expo-2015/notizie/statale-prenota-dopo-expo-quell-area-nuova-citta-studi-6edf5c68-ac41-11e4-88df-4d6b5785fffa.shtml) e qui: Corriere della Sera 2(http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_febbraio_05/citta-studi-nell-area-expo-ok-regione-offriamo-nostri-terreni-1f545c60-ad0f-11e4-8190-e92306347b1b.shtml)