Nella prevista ristrutturazione dipartimentale da parte dell’Amministrazione crediamo debbano essere oggetto di una particolare attenzione i dipartimenti universitari siti nelle strutture ospedaliere e il personale tecnico–amministrativo che vi opera, i comunemente definiti come “universalieri”.
Si tratta infatti di una realtà alquanto complessa che necessita di analisi approfondite: infatti per quanto attiene il personale si è trascinata attraverso i decenni la questione del mancato riconoscimento allo stesso della corresponsione della “piccola De Maria”, legata alle mansioni correlate all’area sanitaria. Da sempre tale indennità è stata percepita solo dai docenti convenzionati e da alcune figure, come le ostetriche, direttamente implicate nella gestione sanitaria dei pazienti. Ancorché ci siano state sentenze favorevoli alle richieste del personale anche amministrativo, in realtà non si è mai arrivati a rendere operativi i protocolli tra Regione e Università realizzando le necessarie convenzioni con le varie Aziende Ospedaliere.
Per sovrappiù, è previsto dalla recente legislazione che i docenti di alcune cattedre di Medicina che svolgono funzioni assistenziali (sia a livello primariale che collaborativo) vengano sponsorizzati da privati ed è quindi di tutta evidenza che la gestione delle stesse si presenterà sempre più problematica, configurandosi un potenziale conflitto di interessi tra pubblico e privato in ordine alle scelte che si impongono; il settore medico universitario è di per se stesso molto articolato in quanto spazia dalla attività didattica e formativa dello studente, dai primi anni fino agli sviluppi più specialistici della professione di medico, passando attraverso l’assistenza sanitaria e la ricerca scientifica. Di tutti questi aspetti della vita dello studente e della vita propriamente accademica delle cattedre, il personale tecnico – amministrativo è chiamato ad essere un supporto a tutto tondo, essendo coinvolto sia sul fronte squisitamente universitario che su quello del rapporto con l’ente sanitario e i suoi fruitori.
Va inoltre tenuto in conto l’orientamento che sembra palesarsi per gli anni a venire rispetto ai test di ingresso a Medicina: già da quest’anno si presenteranno problemi di spazi e di gestione se la quantità di studenti ammessi sarà molto maggiore del previsto.
Va altresì considerato che alcuni Poli, strutturati come veri e propri campus universitari, sono più in grado di altri di offrire una ricezione adeguata alla popolazione di studenti, specializzandi, dottorandi, assegnisti ecc., mentre altre strutture non hanno caratteristiche altrettanto organiche a tale ricezione.
Infine niente affatto secondario è il ruolo della ricerca nella vita lavorativa di questo personale che vi si ritrova implicato, sia sotto il profilo amministrativo che direttamente tecnico, ma molto spesso non ne trae alcun riconoscimento né pecuniario né di avanzamento di carriera, anche perché molto spesso i protocolli di ricerca vengono realizzati con gli enti ospedalieri, sottraendo così, oltretutto, importanti entrate per l’Università.
Risulta quindi di tutta evidenza che le mansioni previste e richieste agli “universalieri” non si esauriscono in mere pratiche d’ufficio ma rivestono profili variegati e declinati su vari fronti. Pensiamo quindi non sia più derogabile un incontro urgente con l’Amministrazione per la definizione di tavoli tecnici che si occupino di questa realtà lavorativa universitaria.