Regolamento dei sistemi di controllo e gestione degli accessi alle sedi dell’Università degli Studi di Milano/Regolamento in materia di videosorveglianza.
Un altro punto all’ordine del giorno nell’incontro del 7 ottobre scorso ha riguardato la presentazione, da parte dell’Amministrazione, di due regolamenti di Ateneo: quello sui sistemi di controllo e gestione degli accessi alle sedi e quello in materia di videosorveglianza.
Per quanto riguarda il regolamento accessi abbiamo contestato all’Amministrazione la mancanza degli allegati che in dettaglio descrivessero le aree sottoposte a controllo accessi.
Abbiamo anche ribadito che l’università deve essere un luogo di libero accesso e che e che dovessero essere escluse dal controllo le aree che permettono alle cittadine e ai cittadini l’accesso libero e la frequentazione delle lezioni.
Inoltre abbiamo richiesto che la regolamentazione degli accessi riguardi solo situazioni di reale pericolo per la sicurezza del personale universitario.
Abbiamo posto anche il problema della sicurezza del personale che lavora in sedi non universitarie (es. ospedali).
Inoltre abbiamo ricordato che andrà garantito l’accesso alle aree a RLS, RSU e OO.SS. per i loro compiti istituzionali.
L’Amministrazione ha risposto che rivedrà il regolamento proposto per definire meglio il concetto di spazio pubblico e spazio non di accesso pubblico all’interno delle sedi universitarie, assicurandoci che il loro obiettivo non è quello di mettere tornelli agli ingressi.
Per quanto riguarda il regolamento sulla videosorveglianza abbiamo contestato la possibilità, prevista nel regolamento, di orientare i sistemi di videosorveglianza sulle postazioni di lavoro, anche se solo per previste “priorità di servizio”.
Su quest’ultimo punto ricordiamo all’Amministrazione che al di là di ogni regolamento locale, il posizionamento di sistemi di videosorveglianza può essere fatto solo dopo accordo con le rappresentanze sindacali, in particolare per quanto riguarda i posti di lavoro.
Sempre su quest’ultimo regolamento abbiamo espresso forti perplessità sulla possibilità prevista dal testo di cedere i dati raccolti, al di là dei casi previsti per legge.