Il presidente del consiglio, parlando alla festa del suo partito, ha affermato che nella pubblica amministrazione c’è grasso che cola ed è necessario tagliare. Qualche giorno prima il ministro Madia aveva esplicitato la volontà di non rinnovare il contratto ai pubblici dipendenti anche per il 2015, spiegando che c’erano già gli 80 euro.
All’epoca avevamo anticipato che saremmo stati noi a pagare col nostro contratto lo spot elettorale (qui il nostro comunicato).
Sicuramente nella pubblica amministrazione ci sono sprechi da tagliare (anche se l’unico grasso è quello che puntualmente si accumula sull’addome dei presidenti di consiglio incaricati). Non è però un caso che ogni volta che ci dicono che si tagliano gli sprechi, finisce poi che si tagliano i nostri stipendi, le prestazioni del servizio sanitario nazionale, le pensioni, ecc.
Quando ministri, politici e confindustriali parlano di “spending review” bisogna sempre leggere “taglio dello stato sociale”. Così quando dichiarano solennemente di non volere aumentare le tasse, bisogna leggere che aumenteranno le imposte indirette e le tariffe.
Noi da anni cerchiamo di far tagliare gli sprechi, quelli veri. In università abbiamo presentato nel 2008 un piano per il risparmio energetico. Abbiamo più volte denunciato situazioni “anomale” in edilizia, e chiesto un tavolo di confronto con l’amministrazione sul tema. Alla risposta positiva del rettore di oltre un anno fa non è seguito nulla.
Abbiamo avuto maggiori risultati denunciando il sistematico raggiro del regolamento conto terzi attraverso il consorzio Milano Ricerche, con cui finalmente non è stata rinnovata la convenzione (centinaia di migliaia di euro sottratti annualmente anche al nostro fondo comune d’ateneo).
Non crediamo che un’organizzazione sindacale debba (e possa) intentare continuamente cause civili su sprechi, o peggio. E’ necessario che l’amministrazione attivi strumenti di confronto su questo tema e trovi modalità per far beneficiare della lotta contro gli sprechi anche i lavoratori, senza contratto dal 2008 (anno dell’ultimo rinnovo, mentre per l’università l’ultimo aumento contrattuale è datato marzo 2009 – verificare sui cedolini stipendio).
Ciò non toglie che l’ennesimo governo parolaio possa impunemente continuare a non rinnovare i contratti, contando sulla popolarità di chi (a partire da Brunetta) si fa propaganda bastonando il pubblico impiego. CGIL, CISL e UIL hanno mandato una lettera ai rettori chiedendo loro una decisa presa di posizione. Non crediamo che basti: riteniamo che sia ora di intraprendere forme di lotta che portino alla paralisi di alcune delle principali funzioni della pubblica amministrazione fino a quando non si sbloccheranno i rinnovi contrattuali.
In merito all’accordo sulle ferie, raggiunto nel 2010 e spesso citato a sproposito, vi riportiamo quanto avevamo scritto all’epoca (il numero dei giorni di chiusura sono ovviamente riferiti a quell’anno):
CHIUSURE E FERIE
Precisiamo che, in questo caso, non si tratta di materia di contrattazione e quindi non è stato sottoscritto un accordo.
L’amministrazione ci ha manifestato la volontà di effettuare 13 giorni di chiusura dell’ateneo per motivi di risparmio energetico e per avere maggiore uniformità di comportamento tra le strutture: le chiusure saranno relative a 3 ponti e 5 giorni in inverno (sabati esclusi).
Noi, ritenendo che le ferie debbano essere il più possibile scelte dal lavoratore, abbiamo sollevato il problema di una sempre maggior disomogeneità di trattamento: nelle sedi decentrate spesso i lavoratori si vedono imporre due o tre settimane di ferie obbligatorie. Inoltre, sempre più spesso, i responsabili negano le ferie nei periodi richiesti.
La proposta della RSU è stata in gran parte recepita dall’amministrazione.
Le chiusure delle strutture decentrate dovranno essere concordate con tutti i lavoratori interessati. L’amministrazione valuterà le richieste e la possibilità di ricollocare in altre strutture chi desidera rimanere in servizio. Qualora questo non fosse possibile negherà l’autorizzazione alla chiusura.
Il godimento delle ferie da parte del lavoratore non potrà essere differito dal responsabile di oltre 2 settimane, per ragioni di servizio e con motivazione scritta.
Invitiamo tutti i lavoratori a prendere atto di queste garanzia e a segnalarci eventuali comportamenti contrari del loro capo struttura.
I risparmi effettuati verranno destinati alla contrattazione decentrata.