Non esistono governi tecnici. Anche se i ministri non fanno parte di un partito, le loro scelte sono sempre politiche. Possiamo aspettarci equanimità da Monti? Noi siamo contrari ai “sacrifici uguali per tutti”, perché chi deve pagare è chi si è arricchito negli ultimi anni, ma siamo sicuri che i sacrifici che Monti proporrà non saranno uguali per tutti. Magari con la foglia di fico di una patrimoniale farà la politica richiesta dalla BCE, dai mercati e dalla Confindustria. Il disastro in cui siamo stati condotti dal precedente governo e l’emergenza conseguente saranno l’alibi buono per qualsiasi ricetta, che tutti saranno obbligati ad accettare. In Italia come in Grecia, siamo al paradosso che gli uomini della finanza, massimi responsabili della crisi, sono chiamati a salvare i rispettivi paesi. Il vero mandato di Monti non è salvare l’Italia, ma salvare i capitali. Da Tremonti a Monti, per quanto ci riguarda, cambia ben poco.
CHI E’ MARIO MONTI
Le biografie apparse negli ultimi giorni sono alquanto purgate: si esalta il suo ruolo di commissario europeo e di presidente dell’antitrust, ma si sorvola, per esempio, sul fatto che dal 2005 è international advisor della banca d’affari americana Goldman Sachs, che ha un ruolo di primo piano nella speculazione internazionale. Si tratta della banca accusata di aver prestato di nascosto fin dal 2001 miliardi di dollari al governo greco e di averne coperto il buco di bilancio. Monti fa parte della Trilateral Commission, lobby internazionale nota per un suo rapporto che a metà anni ’70 denunciava l’insostenibilità dei sistemi democratici. Ma Monti è stato anche il primo presidente di Bruegel, un’altra lobby il cui gruppo di comando è composto da esponenti di spicco di 28 multinazionali e 16 Stati.
“Con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne… verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.”
Mario Monti, Corriere della Sera del 2 gennaio
CHIEDIAMO
• una lotta seria contro l’evasione fiscale
• un aumento della progressività delle imposte
• il taglio delle spese militari
• una patrimoniale sulle grandi ricchezze
• la separazione tra previdenza e assistenza
• una maggiore attenzione e valorizzazione del lavoro di cura
• rinnovi contrattuali con aumenti salariali
DICIAMO NO
• alla “libertà di licenziamento” e al precariato
• all’attacco contro le nostre pensioni
• all’aumento dell’età pensionabile per le donne e gli uomini
• all’attacco contro il pubblico impiego
• alla privatizzazione dei servizi pubblici
• allo smantellamento della scuola pubblica
• ai finanziamenti alla scuola privata