In allegato la prima parte dell’illustrazione di alcune delle principali conseguenze della manovra che verrà discussa nei prossimi giorni dal parlamento. Mentre ogni giorno, tra affermazioni e smentite, vengono proposte modifiche peggiorative, una cosa pare certa: a pagare sarà soprattutto il pubblico impiego, che già ha subito il blocco di stipendi e carriere fino al 2014.
Contro la manovra la CGIL ha indetto lo sciopero generale Martedi’ 6/9. Il corteo a Milano partirà alle ore 9,30 da Porta Venezia.
Dicono di voler salvare il “ceto medio”
Per loro “ceto medio” è chi ha un reddito superiore a 90.000 € e oltre. In università “ceto medio” sarebbero solo una parte dei dirigenti e una parte dei docenti!
Per non far pagare qualche soldino a questo “ceto medio”, ma soprattutto per graziare gli evasori fiscali, colpiscono quasi solo i redditi più bassi. L’aumento dell’IVA, che colpirà tutti indistintamente provocando nuovi aumenti dei prezzi, è solo rimandato all’imminente “riforma fiscale”.
Dicono che le loro priorità sono lavoro e famiglia
In realtà la priorità del ministro Sacconi è affossare lo Statuto dei Lavoratori. Prevedendo che i contratti
aziendali possano derogarlo, diventerà possibile licenziare senza giusta causa e sorvegliare il lavoratore a sua insaputa. Si creerà così un esercito di lavoratori impauriti, costantemente ricattati.
Dicono che avverrà solo in situazioni eccezionali, ma è facile prevedere che inizieranno in qualche azienda e nel giro di qualche tempo le principali garanzie saranno state abrogate di fatto per tutti.
Le famiglie dei lavoratori vivranno sotto ricatto permanente, che si sommerà alla sempre maggiore
difficoltà ad arrivare a fine mese. I tagli a comuni e regioni si tradurranno in pesanti tagli ai servizi pubblici e incremento delle tasse locali. Costeranno sempre di più i trasporti, la sanità, la scuola, l’assistenza ad anziani e disabili, ecc. Gli enti locali saranno incentivati a privatizzare i servizi con conseguente aumento delle tariffe (esclusa l’acqua grazie al voto del referendum).